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Electrolux, giorni cruciali per la vendita: la cinese Midea in vantaggio su Samsung ma l’opposizione Usa è forte

Forse già in settimana si conoscerà la sorte della multinazionale svedese ma Biden non nasconde la preoccupazione per la possibile conquista cinese dei mercati strategici – Che cosa si aspettano le fabbriche e i dipendenti di Whirpool e di Electrolux

Electrolux, giorni cruciali per la vendita: la cinese Midea in vantaggio su Samsung ma l’opposizione Usa è forte

Il destino di Electrolux dovrebbe avere una conclusione entro questa settimana. Più che rumors pare che si tratti proprio di notizie su una accelerazione dei contatti tra i collegi dei consulenti finanziari della multinazionale svedese e dei due pretendenti, Midea e Samsung. Più Midea che Samsung come ritengono alcuni esperti, nonostante la dura opposizione americana. Samsung sarebbe stata tirata in ballo – sempre secondo i rumors – da chi ha e aveva interesse a tirar su il prezzo, a schiodare i cinesi della ricchissima Midea da un’avarizia di fondo che già in precedenza, nel 2016, aveva rallentato, insieme ai condizionamenti politici, altre operazioni. E che li aveva costretti a una lunga trattativa con i tedeschi del gigante della robotica KUKA AG: per acquisirla Midea aveva dovuto accettare un rialzo del prezzo di circa il 36%. E poi – come rivelato in precedenzaInvestor AB, il principale azionista della società svedese, ha chiesto a Midea un “aiuto”, per superare, con un congruo rialzo del prezzo d’acquisto, la durissima opposizione del governo americano. Ricordiamo che l’offerta di Midea, di 3,6 miliardi di euro era stata avanzata due mesi fa, buona rispetto a un valore di borsa di 2,7 miliardi ma largamente inferiore ai 4 miliardi dell’attuale capitalizzazione. Per comprendere il gigantesco scenario in cui si svolgono le operazioni di M&A, riprese dopo il Covid, è opportuno conoscere meglio Midea e Samsung.

7 mega acquisizioni in pochi anni

Lunghe trattative anche per le altre pesanti operazioni come l’acquisizione del business degli elettrodomestici del gigante giapponese Toshiba che le ha aperto il mercato giapponese e della italiana Clivet SpA, un forte produttore italiano di condizionatori d’aria. Nel 2016 Electrolux, che già aveva una joint venture industriale e commerciale con Midea, le vende il gioiello della pulizia della casa con oltre 100 anni di attività, la americana Eureka. Vendita giudicata incauta perché – come dichiarato dalla stessa Electrolux US – le entrate da Eureka erano state pari a circa 60 milioni di dollari negli ultimi 12 mesi. Gli accordi più recenti – solo per citare le grandi operazioni – includono l’acquisto da 13 miliardi di yuan (2 miliardi di dollari) del big cinese produttore di elettrodomestici, Wuxi Little Swan Co, nel 2019. Nel dicembre 2020, Midea è entrata nel settore degli ascensori con l’acquisto di Winone Elevator Co. All’inizio del 2021 ha concordato una partecipazione del 29% in Beijing Wandong Medical Technology Co. Tutto o quasi cash.

Perché Biden è preoccupato e anche la Ue lo è

È semplice. Un varco aperto, come fanno notare alcune agenzie di stampa legate ad ambienti del Pentagono, con gli elettrodomestici e altre tipologie diventa un’autostrada di conquista di mercati strategici. Qualsiasi acquisizione internazionale promette di aumentare l’accesso dei big cinesi alla ricerca e sviluppo dei paesi ove entrano, l’influenza nei mercati globali e la leva della catena di approvvigionamento. E infatti Midea mantiene sempre un track record di investimenti internazionali destinati a sostenere – commentano allarmate le agenzie – l’infrastruttura sia civile che militare della Cina. Dalla sua acquisizione, nel 2016, Kuka è stata in effetti integrata in questa infrastruttura di Pechino, e conta ora i principali produttori di veicoli elettrici cinesi e internazionali, tra cui BYD e Tesla, come suoi clienti, aumentando l’impronta di Pechino in questo settore strategico in crescita. Il comparto Midea dei componenti per auto, Welling Auto Parts, è diventato un nodo vitale nella catena di fornitura di veicoli elettrici in Cina, avendo sviluppato componenti critici come i motori di azionamento e i compressori elettrici per eliminare le dipendenze dalle importazioni. Un esponente del partito comunista cinese ha commentato che così il Paese “sta ponendo fine allo storico soffocamento dell’industria automobilistica cinese”. Che questo preoccupi gli americani è comprensibile così come lo è che una nazione così grande e potente come la Cina tenda a crescere.

Autofinanziate quasi tutte le acquisizioni

Midea ha raramente fatto ricorso al mercato finanziario per fare acquisizioni, perché dispone di ingenti risorse da molti anni. Per esempio, nel 2022 disponeva di circa 8 miliardi di dollari in contanti, il doppio dell’intera capitalizzazione di mercato di Electrolux. Ma qualsiasi possa essere il finale di questa tornata di M&A dei majaps made in Europe, sarà il fattore tempo a imporre ritmi e anche modalità. E comunque a Roma nulla si muove e nessuno ha contatti reali e efficaci con i vertici delle multinazionali che operano indisturbate sullo scacchiere del bianco europeo. Il Governo ha semplicemente dichiarato di voler esercitare i poteri speciali in termini di asset strategici in relazione all’operazione Whirlpool Emea e Arçelik per verificare la modalità di mantenimento dell’occupazione e di rilancio dei siti di R&D, produttivi e di filiera collegati alle fabbriche italiane della Whirlpool, e forse, anche della Electrolux. Una vaghezza di carattere operativo e prima ancora programmatico che giustamente preoccupa dipendenti, partiti e autorità locali. Che rivela, in realtà, una disarmante sottovalutazione – sottolineano le nostre fonti – e una non conoscenza dello scenario.

Tempi lunghi

Che cosa accadrà prossimamente alle fabbriche (9 di Whirpool e 2 di Arçelik) e ai dipendenti (in totale oltre 20mila) della Whirlpool e, eventualmente, a quelle di Electrolux? Cosa accadrà in particolare a fronte della crisi della domanda che, dopo la breve ripresa di aprile, si è di nuovo inchiodata? E che è mondiale, visto che per la prima volta, sono calate le vendite anche in Cina (del 3,5%)? A breve, niente. A parte la conclusione formale dell’offerta a Electrolux di Midea o di Samsung. Molta cassa integrazione, fermate prolungate delle attività produttive e una tensione sociale crescente. Perché la stessa cessione da parte della Whirlpool del 75% della sua filiale EMEA alla turca Arçelik, dopo che le aveva già ceduto le sue attività produttive in Turchia e tutta la Whirlpool Russia, pur approvata dal governo italiano, è però sottoposta alla approvazione delle Commissione Europea che deve verificare, come richiede la legislazione antitrust comune, che la nuova società, Beko Europe, non abbia – come pare da un primo esame dei dati di mercato – una posizione dominante di controllo del mercato degli elettrodomestici.

Per stabilirlo ufficialmente però la Commissione sta consultando le autorità Antitrust dei 27 paesi aderenti: gli esperti di queste istituzioni di ogni paese dovranno successivamente esaminare e definire le quote della nuova società in ciascuna delle diverse famiglie di elettrodomestici. Quindi trasmetterle a Bruxelles che poi dovrà elaborare una mole complessa di dati al fine di dare un panorama consuntivo europeo su come e perché Beko Europe avrebbe o non avrebbe una posizione tale da compromettere la libera concorrenza. E questo riguarda non solo le quote totali ma anche le diverse quote di mercato di ciascuna famiglia di prodotto. Il che vorrebbe dire che la Commissione antitrust europea, alla fine di questa lunga procedura potrebbe, per esempio, autorizzare l’avvio della nuova società in toto, senza condizioni oppure richiedere uno scorporo di una o più famiglie per le quali Beko Europe avrebbe una quota di controllo non compatibile con il rispetto delle condizioni di libero commercio. Sarà molto difficile che una decisione arrivi prima di settembre. “E da settembre con ogni probabilità la pronuncia ufficiale – commenta un esponente della burocrazia europea di Bruxelles – slitterà a dicembre”.

Midea è forte e ricca

Le multinazionali cinesi sono diventate molto ricche, potenti e autonome dai mercati finanziari occidentali perché, come è noto, oltre 30 anni di stolte delocalizzazioni da parte delle aziende occidentali lo ha consentito. Gli hanno trasferito non solo immense risorse finanziarie ma anche enormi competenze, brevetti e tecnologie… Consapevole dell’opposizione del governo americano da qualche anno Midea ha adottato una strategia: promettere notevoli investimenti. E assicurare di essersi “americanizzata”. Ha programmato sin dal 2021 un nuovo impianto in Nord America e prevede di aumentare il numero del personale della sede centrale del 20% rispetto agli attuali 173. Ed ha assunto come presidente di Midea America, anziché il solito burocrate cinese, un super manager americano, con una lunga esperienza nel settore degli elettrodomestici, Kurt Jovais. Così le vendite sul mercato nordamericano sono salite dai 100 milioni del 2015 a oltre 1 miliardo di dollari del 2022 tanto che questo ha fatto dire a Jovais che “gli Stati Uniti sono il principale motore di crescita di Midea e sono diventati il secondo mercato dell’azienda dopo la Cina”.

Ma anche Samsung non scherza

La capitalizzazione di mercato di Samsung a ottobre 2022 è di 262,80 miliardi di dollari, Samsung è considerata la ventisettesima società di maggior valore al mondo per capitalizzazione di mercato. Una premessa è però d’obbligo: quando si tratta di una società asiatica la trasparenza delle informazioni è un optional, e i chaebol coreani sono – come più dei giganti cinesi – poco propensi a rispondere alle domande dei giornalisti (fonte: Samsung Rising di Geoffrey Cain). La stessa stampa asiatica è prodiga di informazioni entusiastiche sui prodotti Samsung e LG ma sono rarissime le analisi economiche. Casomai diventasse Samsung il nuovo proprietario di Electrolux, è bene sapere che la cultura del chaebol coreano è tutta centrata su un principio: non fidarsi mai e controllare praticamente tutto dal quartier generale. Ne sanno qualcosa i giornalisti e soprattutto i manager non coreani delle filiali di tutto il mondo.

Primi nelle tv e tlc ma giù nei chip

Dalle necessarie comunicazioni agli investitori che Samsung Electronics è costretta comunque a dare, emerge che anche nel 2023 è sempre al primo posto del mercato televisivo globale e lo è per 17 anni consecutivi, un comparto ricco poiché insieme al rivale coreano LG domina le fasce delle smart tv e in generale dei modelli più costosi (gli unici in aumento), mentre sempre di più alle loro spalle avanza il plotone dei big cinesi che per ora controlla le fasce dei tv entry level e di medio prezzo. Per ora. Il primo trimestre del 2023 si è però chiuso molto male perché il profitto è crollato del 96% al livello più basso dal 2009 a causa della caduta della domanda di chip che ha fatto precipitare i prezzi. Le entrate del primo trimestre (63,75 trilioni di won coreani, (circa 47,6 miliardi di dollari), sono in calo del 18% su base annua. E questo dopo che anche l’ultimo trimestre 2022 era stato disastroso. Il più grande motore di profitto di Samsung è sempre stata la sua divisione di semiconduttori che consiste nella vendita di chip di memoria che vanno in tutto, dai personal computer agli smartphone ai server nei data center. 

Sorpresa, non sono commodities

E nemmeno le importanti vendite della nuova serie di smartphone Galaxy S23 sono riuscite a compensare il crollo globale. Buone notizie invece dal comparto degli elettrodomestici smart e di gamma alta dove Samsung mantiene saldi primati di vendita in quasi tutti i continenti grazie anche al fatto che sono ormai tutti controllabili con SmartThings (interamente compatibile con Matter), il software di automazione evoluto al quale ha aderito anche il gigante ABB con il quale nel 2022 Samsung ha chiuso un accordo per sviluppare insieme il settore e dotare case e edifici di connessioni e controlli adatti a risparmiare energia e a creare comfort e entertainment. Contrariamente a quanto erroneamente ritengono molti analisti finanziari che considerano gli elettrodomestici banali commodities, passerà in gran parte dagli elettrodomestici smart la digitalizzazione degli edifici e probabilmente è questa la chiave di volta per capire il dinamismo che improvvisamente ha scosso il settore globale dei majaps. Non casualmente Samsung nel 2014 ha assorbito SmartThings Inc., una società americana, specializzata in software per l’automazione, le piattaforme cloud e l’IoT che oggi vanta oltre 60 milioni di utenti attivi, ma in crescita costante a due cifre.

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