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Editoria: Kafka dà di matto con le bozze

Continuiamo la nostra serie di post sul personaggio Kafka. In questo terzo vogliamo proporvi due piccoli reperti che rivelano il carattere un po’ maniacale di Kafka. La fonte è sempre sempre Reiner Stach, Questo è Kafka?: 99 reperti (edizione italiana di Adelphi). Nel loro minimalismo questi due episodi mostrano l’ossessione dello scrittore praghese per l’accuratezza e la perfezione di tutto ciò che era destinato alla pubblicazione, che fosse un libro o una semplice inserzione pubblicitaria.

Editoria: Kafka dà di matto con le bozze

Kafka e il frontespizio

Nell’estate del 1917 Kafka concordò con l’editore Kurt Wolff la pubblicazione di un volume di racconti brevi dal titolo Un medico condotto. La carenza di carta, le difficoltà con i caratteri tipografici eccessivamente grandi scelti da Wolff e la generale mancanza di lavoratori qualificati, dovuta alla guerra, ritardarono per anni la realizzazione del libro.

Anche se il carteggio con la casa editrice si è conservato solo in modo frammentario, esso rivela tuttavia che le bozze di stampa venivano inviate a tranche, con lunghi intervalli di tempo, e in certi casi solo grazie alle insistenze di Max Brod. Kafka ne fu a tal punto irritato che considerò perfino l’idea di cambiare editore: nel marzo del 1918 spedì a Wolff una lettera — andata perduta — che conteneva una sorta di «ultimatum», come egli stesso disse a Max Brod. Le ultime bozze gli furono inviate poco alla volta, con almeno nove diverse spedizioni, tra la metà di febbraio e la fine di novembre del 1919.

Il frontespizio con le correzioni di pugno di Kafka

Ci si può fare un’idea dell’acribia e del rigore con cui Kafka le controllava osservando le sue correzioni sulla bozza del frontespizio, che gli fu inviata per ultima. Senza averlo consultato, e in modo incongruo rispetto al contenuto dell’opera, l’editore aveva scelto di intitolare la raccolta Der Landarzt. Neue Betrachtungen [Il medico condottoNuove contemplazioni]. L’intento era quello di riallacciarsi al suo primo libro, Contemplazione. Kafka ritornò con fermezza al titolo da lui scelto: Un medico condotto. Racconti brevi. Non sono chiari i motivi per cui cancellò anche l’anno di pubblicazione; forse perché ormai si annunciava già che il volume sarebbe apparso soltanto l’anno successivo.

Nel maggio del 1920 il libro fu distribuito con una tiratura non superiore alle duemila copie. Conteneva i testi: Il nuovo avvocato, Un medico condotto, In galleria, Una vecchia pagina, Davanti alla legge, Sciacalli e arabi, Una visita nella miniera, Il prossimo villaggio, Un messaggio dell’imperatore, Il cruccio del padre di famiglia, Undici figli, Un fratricidio, Un sogno, Una relazione accademica. Fu l’ultimo libro pubblicato da Kafka per la casa editrice di Kurt Wolff.

Ottenne soltanto una recensione.

Milena Jesenská con la quale Kafka intrattenne una serrato epistolario interrotto nel 1920. Fu anche sentimentalmente vicino alla donna pur verificando l’impossibilità di un rapporto continuativo.


Kafka e l’inserzione di Milena

Ecco l’inserzione, avrebbe potuto essere un po’ più arguta e comprensibile, soprattutto le «Scuole viennesi di commercio e lingue straniere» se ne stanno lì abbandonate e prive di senso; ma non sono stato io a mettere la virgola dopo «insegnante». Dimmi comunque che cosa vuoi correggere e la farò cambiare al più presto. Per il momento è apparsa il 26, uscirà ancora il 1°, il 5 e il 12.

Milena Pollak, nata Jesenská, insegnava ceco in un istituto commerciale a Vienna, ma per migliorare la propria condizione economica, assai difficile, cercava urgentemente di impartire anche lezioni private. Quando soggiornò per alcune settimane a Salisburgo e a Sankt Gilgen, nell’estate del 1920, chiese a Kafka di pubblicare per lei un annuncio in tedesco sul quotidiano viennese «Neue Freie Presse».

Il breve testo, da lui scritto e poi affidato a un ufficio di inserzioni praghese, apparve per la prima volta il 26 agosto (si veda l’immagine in alto). Con disappunto di Kafka, il compositore non si era accorto che le «Wiener Handels- und Sprachschulen», le Scuole viennesi di commercio e lingue straniere, erano al genitivo, e aveva così aggiunto una virgola fuorviante. Non fu possibile correggere per tempo l’annuncio, che nel settembre di quell’anno uscì ancora tre volte con lo stesso errore.

Le parole nella lettera alla Jesenská dimostrano che Kafka non si perdonava facilmente un difetto di chiarezza, neppure in un testo di servizio come questo. Quando, due mesi più tardi, pubblicò per lei un altro annuncio, volle migliorarlo e lo formulò in maniera tale da impedire qualsiasi malinteso grammaticale (si veda il testo in basso). Nel novembre del 1920 la seconda versione uscì per tre volte sulla «Neue Freie Presse».

Non è dato sapere se le inserzioni ebbero successo. C’è da dubitarne, dal momento che Milena Jesenská, dall’inverno 1920–1921, si dedicò esclusivamente all’attività di giornalista e traduttrice.


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