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Economia circolare: l’Italia guadagna punti nel riciclo materiali. Il report di Assoambiente

Il report di Assoambiente lancia dieci punti da attuare per far crescere l’economia circolare. Negli imballaggi Italia prima in Ue. La politica dia sostegno, dice Testa

Economia circolare: l’Italia guadagna punti nel riciclo materiali. Il report di Assoambiente

“Il sostegno da parte dei decisori politici “: un ritornello che chi vuole toccare altri livelli di economia circolare, ripete da tempo. Chicco Testa presidente di Assoambiente, lo ha ricordato alla presentazione del report “L’Italia che Ricicla 2023” preparato dalla sua Associazione. Lo ha fatto commentando una buona dose di numeri positivi per il paese. E non è cosa frequente.

L’industria del riciclo italiana è leader in Europa e sta per raggiungere in anticipo gli obiettivi di recupero di materia fissati per il decennio 2025-2035. Le industrie, però, vogliono fare ancora meglio. Per questo hanno proposto un’ genda di lavoro che consenta di compiere un altro salto di qualità. Sarebbe una buona gratifica sviluppando modelli industriali a basso impatto.

“Avere a disposizione materie prime ed energia provenienti dal riciclo dei rifiuti prodotti nel nostro paese costituisce un fattore economico decisivo”, ha detto Paolo Barberi, Presidente della Sezione Unicircular di Assoambiente.

Il riciclo dei rifiuti urbani è a quota 51,4% , quello degli imballaggi al 72,8%, superiore alla quota del 65% fissata al 2025. Bisogna dimezzare, però, quel 20% di rifiuti che finisce ancora in discarica. L’Italia è tra i 9 paesi virtuosi; 18 (tra cui anche Francia, Spagna, Portogallo e Svezia) sono lontani dal raggiungimento dei target definiti. Ma stare in club di eletti non ci inebria, tutt’altro

Chiediamo un adeguato sostegno da parte dei decisori politici, ha spiegato Testa “affinché vengano rimossi tutti gli ostacoli normativi, giuridici ed economici che frenano il pieno sviluppo trasversale alle diverse filiere”.

Uno schema industriale vincente

Lo schema operativo di Assoambiente può diventare vincente solo se vanno a posto tutti i tasselli che ancora non si vedono sul tavolo. L’economia verde può trasformarsi anche in un limite perverso se le basi sono precarie e le regole farraginose. Questo il governo lo sa e resta l’interlocutore privilegiato. Più o meno come quegli enti territoriali che hanno progetti per microsistemi territoriali e a cui il Ministro Raffaele Fitto taglia le risorse.

“Il settore può fungere da abilitatore della transizione green, in grado di intercettare efficacemente tanto gli aspetti di circolarità, quanto quelli energetici” aggiunge Testa. In pratica le industrie del riciclo hanno marciato, mentre la politica ha dato il peggio di se con capi di governo e ministri contrari a tutto quello che avrebbe fatto crescere il paese. Giorgia Meloni dice che ha cancellato quegli anni, ma su energia, new economy, clima, non può vantare successi.

Assoambiente le lancia un assist. Nel report sul riciclo c’è “un’ Agenda di Lavoro 2024-2025” molto somigliante ad un manifesto programmatico. 10 punti tra cui spicca la collocazione sui mercati dei prodotti recuperati, l’Iva agevolata per le materie ottenute dal riciclo, l’iter autorizzativi rapidi per nuovi impianti, la movimentazione dei rifiuti fuori dall’Italia, un nuovo ruolo dell’Arera. Tutto condivisibile e praticabile, anche perché a cosa servirebbero le barricate. Quanto sarà invogliata la politica, a partire dal governo, a prendere in considerazione tutti o in parte quei punti ? Il 2024 è alle porte.

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