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Cucina e solidarietà: il rifugio che dà lavoro ai migranti

Il Rifugio Carducci, nelle Dolomiti venete, ha dato ospitalità ad alcuni migranti, tra qui il 18enne gambiano Sekou, diventato il panettiere della struttura – Il progetto voluto dal gestore Bepi Monti ha vinto il premio Cook Awards.

Viene proprio dalla montagna, la barriera naturale per eccellenza, una risposta in senso opposto a chi vuole alzare muri in Europa. Una risposta di apertura e inclusione, attraverso l’ospitalità e soprattutto la cucina. Il Rifugio Carducci in Veneto, già protagonista dell’iniziativa “Dolomiti senza confini”, un percorso d’alta quota di 90 km che ignora i confini tra Austria e Italia, è stato tra i vincitori della prima edizione di “Cook Awards” per aver dato lavoro, come cuochi, ad alcuni migranti.

“Il Carducci è un rifugio aperto: qui riteniamo che nessuno è straniero”, ha commentato Giuseppe Monti detto Bepi, gestore della struttura situata a 2.300 metri di altitudine, a pochi passi dalle Tre Cime di Lavaredo (località Auronzo di Cadore, provincia di Belluno), e vincitore nella categoria “Progetto sostenibile”, che premia coloro che attraverso la gastronomia creano cultura, consapevolezza e condivisione.

Tra le varie storie emerge quella di Sekou, 18 anni: fuggito nel 2017 dal Gambia, ha attraversato il Mediterraneo su uno di quei gommoni che riempono – spesso tragicamente – le cronache politiche. Graziato dal mare, ha poi trovato il riscatto in montagna: da un anno vive a Auronzo dove fa il panettiere, d’inverno in paese e d’estate in quota. “Nel mio villaggio – racconta il giovane – avevo imparato a fare il pane all’interno di una piccola panetteria, è una passione che ho sempre avuto. Ringrazio il rifugio Carducci che mi ha dato fiducia facendomi sentire subito uno di famiglia”.

“L’arrivo per la prima volta di 18 ragazzi africani – ha aggiunto Monti – come si può immaginare ha creato paura e diffidenza in un piccolo paese del Veneto come Auronzo di Cadore. Ma grazie ad alcuni amici è stato organizzato un corso di italiano e nel giro di pochi mesi tutti hanno trovato lavoro nei ristoranti e alberghi del paese. Sekou lo abbiamo portato qui con noi perché avevamo bisogno di un lavapiatti e, all’occorrenza, di un aiuto cuoco. La sorpresa del pane è arrivata qualche mese fa: gli abbiamo fatto fare una prova impastando a mano sei filoni e siamo rimasti entusiasti. Ora è lui il nostro panettiere ufficiale e oggi il prodotto più richiesto, insieme agli storici canederli, è proprio il suo pane”.

Il Carducci è infatti anche famoso per la buona cucina: il piatto forte del rifugio (aperto nel periodo estivo da giugno ai primi di ottobre e che offre 54 posti letto) è proprio il famoso “tris di canederli”, piatto tipico del Trentino Alto-Adige di cui Bepi Monti è considerato un maestro (“Secondo una rivista specializzata tedesca, qui si mangiano i migliori delle Dolomiti”, rivela), e quelli di ortica con ripieno di gorgonzola, con sopra una crema di formaggi e le noci.

Dunque persino in un posto tanto suggestivo quanto impervio e difficile da raggiungere (il Carducci è uno dei pochi rifugi raggiungibili solo a piedi), è possibile diffondere valori come l’accoglienza, la solidarietà e allo stesso tempo la cucina, con la quale il rifugio ha un legame sempre più forte: la costruzione delle mura risale al 1908, ma solo nel 1978 la sala da pranzo e i servizi vennero ammodernati e ampliati e nel 2014 è stata di nuovo ristrutturata completamente la sala da pranzo trasformandola, all’abbisogna, anche in aula didattica.

0 thoughts on “Cucina e solidarietà: il rifugio che dà lavoro ai migranti

  1. Buongiorno
    Mi scusi ma il rifugio in questione è nel comune di Auronzo di Cadore (Veneto) ed è di proprietà del CAI.
    Per ciò che concerne i Canederli è un piatto tipico di TUTTO l’arco alpino orientale (quindi anche Veneto e Friuli)
    Grazie mille

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