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Confcommercio: nel 2013 gli italiani lavorano 162 giorni solo per pagare le tasse

E’ il nuovo massimo storico, il 24% in più rispetto alla media europea – Quanto ai consumi, secondo Confcommercio “sperimentano oggi una flessione di dimensione mai registrata nei quasi 70 anni di vita della Repubblica italiana” – “Anche con la crescita pre-crisi bisognerebbe aspettare fino al 2036 per recuperare il potere d’acquisto perduto”.

Confcommercio: nel 2013 gli italiani lavorano 162 giorni solo per pagare le tasse

Nel 2013 gli italiani lavoreranno in media 162 giorni solo per pagare tasse, imposte e contributi. E’ il nuovo massimo storico: nel 1990 eravamo a quota 139 nel 2000 a 150. Oggi la media europea è di 130 giorni, il 24% in meno rispetto al nostro Paese. Lo rileva uno studio condotto da Confcommercio con il Centro Europa ricerche e presentato oggi durante l’assemblea dell’associazione. 

“Un inasprimento che aggredisce un monte redditi già declinante – si legge nella ricerca –, contribuendo così sia a comprimere la domanda aggregata, sia a scoraggiare l’offerta di lavoro. La complessità del sistema di prelievo costituisce un ulteriore fattore di penalizzazione. Ogni impresa italiana dedica l’equivalente di 269 ore di lavoro l’anno ad adempimenti fiscali, il doppio della Francia, il 60% in più della Spagna, il 30% in più della Germania, 85 ore in più della media dei paesi Ue ed Efta. Le Pmi italiane sostengono inoltre per adempimenti fiscali (amministrativi, rapporti con gli uffici, tenuta contabilità, versamenti) un onere annuo di 10 miliardi, quasi il 50% in più della media dei paesi Ue”.

CONSUMI: CONTRAZIONE PIU’ GRAVE DI SEMPRE

I consumi delle famiglie, “nel 2009 ancora capaci di contrastare gli effetti della Grande recessione mondiale, sperimentano oggi una flessione di dimensione mai registrata nei quasi 70 anni di vita della Repubblica italiana – si legge ancora nello studio –. Assistiamo alla disintegrazione di quei fattori che in passato avevano contribuito a stabilizzare il ciclo della nostra economia. Gli investimenti in costruzioni, i cui andamenti hanno sovente compensato il ripiegamento congiunturale delle altre componenti della domanda aggregata, registreranno a fine anno la sesta riduzione consecutiva; la produzione industriale, nonostante il comparto manifatturiero sia impegnato in uno sforzo di espansione sui mercati mondiali, è scesa di oltre il 4% nel primo trimestre e non ha mostrato segni di ripresa nel bimestre aprile-maggio”.

REDDITI -8,7% DAL 2008

Secondo Confcommercio, inoltre, “in termini reali il reddito è in flessione ininterrotta dal 2008, con una contrazione cumulata dell’8,7% e una perdita complessiva di 86 miliardi di euro”. Ogni famiglia ha visto mediamente calare il proprio potere d’acquisto di 3.400 euro e “se pure si riuscisse a tornare alle dinamiche di crescita pre-crisi, bisognerebbe comunque aspettare fino al 2036 per recuperare il potere d’acquisto perduto”.

In questo modo l’Italia si allontana sempre di più “dal novero delle maggiori economie. Nella crisi il reddito pro-capite italiano si è ridotto di 11 punti rispetto alla Germania, di cinque punti rispetto alla Francia, di quattro punti rispetto a Giappone e Stati Uniti”.

Pubblicato in: News

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