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Cibo sintetico: Organizzazioni di salute, ambiente, consumatori e imprese alleate nella difesa della cultura del cibo di qualità

Primo obiettivo: la sottoscrizione di un Manifesto contro il cibo sintetico e artificiale. Individuati 53 pericoli potenziali per la salute

Cibo sintetico: Organizzazioni di salute, ambiente, consumatori e imprese alleate nella difesa della cultura del cibo di qualità

Guerra senza quartiere al cibo sintetico: quaranta organizzazioni di tutela della salute, dell’ambiente, dei consumatori e delle imprese scendono in campo a difesa della cultura del cibo di qualità. L’inedita e composita alleanza decisa a contrastare con ogni mezzo e su tutti i terreni la moda del artificiale e sintetico è composta da  ACLI, AcliTerra, ADUSBEF, ANPIT, ASI, AssoBio, Centro Consumatori Italia, Cia, CNA, Città del Vino, Città dell’Olio, Codacons, CODICI, Consulta Distretto del Cibo, ctg, COLDIRETTI  Demeter, Ecofuturo, EWA, FEDERBIO, Federparchi, FIPE, Fondazione QUALIVITA, Fondazione UNA, Fondazione UniVerde, GLOBE, GREENACCORD, GRE, Italia Nostra, Kyoto Club, LEGA CONSUMATORI, MASCI, MOVIMENTO CONSUMATORI Naturasi, Salesiani per il sociale, Slow food Italia, UNPLI, Wilderness.

L’iniziativa è stata varata dai rappresentanti delle diverse Organizzazioni nel corso di un incontro nella Sala Consiglio Sede Coldiretti ed ha come primo obiettivo la sottoscrizione di un Manifesto per esporre le ragioni dell’alleanza ed aprire un confronto con istituzioni, associazioni, mondo scientifico, imprese e cittadini per l’avvio di una battaglia – quella contro il cibo sintetico e artificiale – che è possibile vincere – sostengono le Organizzazioni – anche in una proiezione europea, nella certezza di agire per il bene comune.  Una assunzione di responsabilità – concludono le Organizzazioni – nella ricerca delle ragioni tecniche e valoriali per contrastare rischi reali di desertificazione delle campagne, di speculazione finanziaria e monopolio brevettuale insieme a preoccupazioni di allarme per la salute dei consumatori.

Primo obiettivo: la sottoscrizione di un Manifesto contro il cibo sintetico e artificiale

L’iniziativa delle organizzazioni italiane segue di poco la presa di posizione de “La World Farmers’ Organization (WFO) l’Organizzazione che riunisce associazioni di agricoltori e cooperative di agricoltori in tutti i continenti, dall’Asia all’Oceania, dall’Africa all’America fino all’Europa, che “rigetta qualsiasi tentativo di sostituire il cibo ottenuto tramite il lavoro degli agricoltori con prodotti di laboratorio e di amplificare in questo modo i problemi di concentrazioni lungo la catena alimentare, sminuendo il lavoro degli agricoltori e spingendo i consumatori verso un modello alimentare omologante che non valorizza la tradizione, la diversità, la ricchezza, la qualità e le specificità di ogni territorio del nostro pianeta”.

 “Preoccupazione” per gli alimenti in provetta è stata espressa anche dal Comitato europeo delle regioni con la votazione in plenaria di un parere sul cibo sostenibile con uno specifico emendamento. Un parere coerente con il fatto che l’Unione Europea ha vietato dal 1996 nell’attività di allevamento e produzione della carne l’uso di ormoni che è invece necessario per i cibi di laboratorio.

Individuati 53 pericoli potenziali per la salute

Dall’Italia si estende dunque anche all’estero l’opposizione ai cibi a base cellulare (carne, pesce e latte) come meglio definiti secondo il Rapporto pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che – sottolinea la Coldiretti – hanno individuato ben 53 pericoli potenziali per la salute, dalle allergie ai tumori. Alla preoccupazione per la salute si aggiunge quella sul piano ambientale dopo i risultati della ricerca realizzata da Derrick Risner ed i suoi colleghi dell’Università della California a Davis pubblicati sul sito www.biorxiv.org hanno evidenziato che – conclude la Coldiretti – il potenziale di riscaldamento globale della carne a base cellulare definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale.

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