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Case green, la direttiva è legge: l’Italia vota contro (anche l’Ungheria). Gli obiettivi sulle emissioni, ecco cosa cambia

Cosa accade in Italia con la direttiva sulle case green? Il governo Meloni a Bruxelles ha votato contro ma studia detrazioni fiscali per chi ristruttura l’abitazione

Case green, la direttiva è legge: l’Italia vota contro (anche l’Ungheria). Gli obiettivi sulle emissioni, ecco cosa cambia

Case green, la direttiva è legge. Al 2030 mancano sei anni e per rendere green il parco immobiliare bisogna trovare 275 miliardi di euro all’anno. L’accordo c’è, i favorevoli e i contrari si sono contati ma il quid sono i denari. Sì, quelli intorno ai quali in Europa si è litigato per mesi e che il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti ha stroncato con “è una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga?”. L’intesa politica esclude finanziamenti specifici, perché ciascun governo dovrà agire in proprio. Ambiguità o realtà? La seconda, perché sarebbe stato difficile trovare un salvadanaio comune per tutti come abbiamo visto in tutta la trattativa. Probabilmente è un punto su cui misureremo il nuovo Parlamento europeo.

La direttiva deve essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale ma i 27 dell’Ue hanno due anni di tempo per adeguarsi e portare a Bruxelles un piano nazionale. Per l’Italia è una grande scommessa con la stragrande maggioranza degli edifici che supera i 70 anni di vita.

Case green, la spesa media in Italia

Cosa costerà a una famiglia media adeguare la propria abitazione? Tra i 20 e i 50 mila euro ha calcolato il Sole 24 Ore, ma gli italiani dovranno ricordarsi che il loro governo non è mai stato favorevole ad avere case a emissioni zero. Sta solo pensando a qualche detrazione fiscale per coloro che vorranno mettere mano all’abitazione. Forme di incentivi riportati in un allegato al Def per dare attuazione “agli sfidanti obiettivi per il settore residenziale al 2030 e al 2050 previsti dalle nuove direttive europee”.

Tutto da vedere perché il no espresso alla riunione Ecofin sulla direttiva pesa e peserà finché al governo ci sarà una coalizione di centrodestra. Per onestà le perplessità sull’impianto della direttiva sono forti anche al di fuori del centrodestra, per la grande quantità di denaro necessaria, perché bisogna fare i conti con la voglia delle famiglie di ristrutturare casa, perché il patrimonio immobiliare non è uniforme e via dicendo.

A Italia e Ungheria l’opzione verde non interessa ed hanno votato contro. Paesi già abbastanza virtuosi come la Svezia si sono astenuti. Pensano anche loro come Giorgetti che ci saranno pochi fortunelli che si rifaranno le case con i soldi dello Stato? Le case non dovranno essere più fonti di inquinamento ha sancito l’Europarlamento il 12 marzo scorso, dove pure si sono contati 200 contrari.

Tecnologie e lavori, come con il Superbonus

Niente più emissioni, dunque, dal 2030. Se sono case pubbliche da due anni prima: 2028. La direttiva contempla percentuali di efficientamento in rapporto agli anni di realizzazione mediante cappotto termico, pannelli solari, nuovi infissi. Tutto molto simile a quanto previsto nel Superbonus italiano del 110% mantra politico del deficit di bilancio secondo il ministro Giorgetti e la premier Giorgia Meloni.

Un passaggio molto delicato tra i tanti riguarda la sostituzione delle classiche caldaie entro il 2040. Per non vederle più sul mercato, dall’anno prossimo in tutti i Paesi Ue non ci potranno essere sussidi o incentivi per l’acquisto. Di contro, possono essere messi in campo incentivi per sistemi caldo/freddo funzionanti con energie rinnovabili. Le case agricole, le dimore storiche, le chiese, gli edifici militari in linea di massima sono tenuti fuori dalla direttiva. Ma dal 2026 al 2030 i nuovi edifici pubblici avranno l’obbligo di installare i pannelli solari.

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