Condividi

Brexit e dazi frenano i mercati, ma è corsa ai bond

L’incognita Brexit e quella sui dazi, insieme alla paralisi dell’amministrazione Usa, tengono sulla corda le borse, ma in attesa delle parole di Draghi dopo il direttorio della Bce è corsa ai titoli di Stato – Boom di Ibm negli Usa – Sterlina regina dei cambi

Brexit e dazi frenano i mercati, ma è corsa ai bond

Brexit, dazi, la paralisi dell’attività dell’amministrazione federale Usa. Non si sbloccano i nodi che rischiano di mettere a grave rischio l’economia globale. Si tratta di dossier per cui, prima o poi, si dovrà trovare un accodo, ma cresce la sgradevole sensazione che qualcosa possa andare davvero storto. Intanto Kavin Hasett, capo economista della Casa Bianca, avverte che gli Usa si avviano alla crescita zero nel primo trimestre se non finirà lo shutdown arrivato al giorno 35. In questa cornice ai mercati non resta che affidarsi alle banche centrali, alle prese con il rallentamento della congiuntura.

Ieri la Bank of Japan ha tagliato un’altra volta le stime sull’inflazione, confermando il target per i tassi a breve termine a -0,1% e l’impegno a guidare il rendimento dei titoli di Stato a dieci anni a zero.

Oggi tocca alla Bce. Mario Draghi dovrebbe soffermarsi sul rallentamento della crescita dell’Eurozona, ma non sembra ancora arrivato il momento del varo di nuovi Tltro: le misure arriverà solo con la riunione del 7 marzo. L’euro è poco mosso a 1,138 su dollaro.

Infine, il 30 gennaio tocca alla Fed. Jerome Powell dovrebbe ribadire lo stop al rialzo tassi, perlomeno nella prima parte dell’anno.

Borse asiatiche poco mosse. Variazione di rilievo solo per l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen in rialzo dello 0,6%, mentre la valuta cinese è in lieve apprezzamento sul dollaro.

La Borsa del Giappone è in calo dello 0,2%, anche a seguito di una deludente indicazione sull’attività manifatturiera: gli ordini all’industria sono ai minimi da due anni e mezzo. Hong Kong +0,1%. Seul +0,4%.

Il petrolio Brent è scambiato sulle piazze asiatiche a 60,9 dollari il barile, in calo dello 0,4%, terzo giorno consecutivo di ribasso. Non pesa il durissimo scontro in atto nel Venezuela. Gli Usa hanno riconosciuto un nuovo presidente al posto di Nicolas Maduro che ha espulso i diplomatici di Washington.

A Piazza Affari Saipem +0,1% a 3,9 euro. Citigroup ha alzato la raccomandazione da neutral a buy, con prezzo obiettivo a 5 euro. Segno più per Tenaris (+0,91%). Eni chiude a -1,11%.

PRENDE IL VOLO IBM, POCO MOSSA FORD

Le buone trimestrali hanno sostenuto ieri gli indici di Wall Street: Dow Jones +0,7%, S&P 500 +0,22. Stabile il Nasdaq +0,08%.

Brillante l’andamento di Ibm (+8,5%) che ha messo a segno una forte crescita nei risultati nel cloud e nei servizi di software. In volo anche United Technologies (+5,4%) e Procter & Gamble (+4,9%).

Nel corso della notte hanno pubblicato i dati del trimestre Ford e Texas Instruments, modesta la reazione dei titoli nel dopoborsa.

STERLINA REGINA DEI CAMBI, OGGI E DIMISSIONI DI GHOSN

Seduta in pallido rosso per i listini europei alla vigilia del direttorio della Bce e della successiva conferenza stampa di Mario Draghi. Stavolta l’appuntamento con la banca centrale sarà preceduto dalla pubblicazione degli indici Pmi, termometro sensibile della congiuntura. Intanto la sterlina scambia ai massimi da 2 mesi contro l’euro a 0,871 su euro: da inizio anno la valuta britannica guadagna il 3,3% su euro. Ormai sembra certo un voto del Parlamento a favore dello slittamento in avanti della Brexit.

Milano perde lo 0,19% e scende a 19.400 punti. Scende Francoforte (-0,23%). Bene Madrid (+0,95%). Parigi -0,15%. Cambio della guardia oggi in Renault. Si dimetterà Carlos Ghosn, ancora in galera a Tokyo. Presidente sarà Dominic Senard in arrivo da Michelin, ceo Thierry Bolloré, l’ultimo parente dl boss di Vivendi.

In netto calo Londra, -0,84%, su cui pesa la forza della valuta ed il tonfo di Metro Bank -38,92%, dopo l’annuncio di un aumento dell’esposizione a prestiti ad alto rischio.

ESPLODE LA FEBBRE PER I BOND DEL SUD EUROPA

In attesa della Bce è proseguito sul mercato la caccia al rendimento innescata dagli acquisti sul Btp a 15 anni per poi esplodere con la corsa al Bono spagnolo (oltre 50 miliardi le richieste). In Europa, le ultime aste dei governativi sono state un successo per gli emittenti.

Nel mese di gennaio 2019 complessivamente la domanda verso i bond governativi di Italia, Portogallo e Spagna si è attestata complessivamente al nuovo record (a parità di stesso mese) a 106 miliardi di euro, risultando in rialzo di circa il 15% rispetto a gennaio 2018.

Il differenziale del decennale italiano con il decennale tedesco si è leggermente allargato +0,88%, 252.40 punti e il rendimento del benchmark italiano è salito lievemente, al 2,76%.

Il governo punta ad una crescita del Pil per il 2019 ben superiore all’1% e a ridurre lo spread in area 150 punti. È quanto ha sostenuto il premier Giuseppe Conte nel suo intervento a Davos: “Siamo a 250 punti, ma sono molto fiducioso che man mano che gli investitori e quindi i mercati finanziari conosceranno le misure, le riforme che stiamo realizzando, lo spread si abbasserò ancora di più” ha detto, aggiungendo di “essere “fiducioso e convinto che a fine anno e nel secondo semestre avremo un’accelerazione della crescita incredibile”.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, anche lui a Davos, ha ribadito che Il governo rispetterà l’obiettivo di deficit al 2,04% del Pil nel 2019 senza che il rallentamento economico renda necessario ricorrere ad una manovra correttiva.

RECUPERANO LE BANCHE, CARIGE PUO’ ESSERE UN AFFARE

Giornata di recupero per i titoli bancari (indice di settore + 0,83%). Brilla Unicredit (+1,65%). L’utile netto 2018 è atteso a 2,873 miliardi di euro, secondo il consensus elaborato con 20 analisti pubblicato sul sito web della banca. Il risultato netto del quarto trimestre è visto a 719 milioni, mentre il margine di intermediazione a 4,9 miliardi. Positive Intesa (+0,62%) e Banco Bpm (+0,69%).

In controtendenza Bper (-1,47%): Kepler Cheuvreux ha ridotto il prezzo obiettivo da 4,3 a 4 euro, lasciando la raccomandazione buy. Il broker ha ribadito il buy su Ubi (+0,81%) limando il target a 3,2 euro da 3,4.

Parlando a Davos, il ministro Tria ha assicurato che le situazioni di Banca Carige, Mps e Popolare di Bari “sono molto diverse tra loro, ma nessuna di queste implica una crisi sistemica”. Il vicedirettore generale di Banca d’Italia Fabio Panetta, nel corso di un’audizione parlamentare, ha sostenuto che la principale ipotesi di lavoro per Carige è la ricerca di una partner perché la banca genovese ha dei punti di forza interessanti per un possibile compratore.

STM: RICAVI +15,8% NEL TRIMESTRE

Rimbalza Tim (+0,54%) dopo aver toccato in mattinata il minimo storico. Tria ha ribadito che il governo è favorevole alla creazione di una rete telefonica fissa unica, che nascerebbe da una fusione con la rete di Open Fiber.

Avanza Stm (+0,16%) nonostante Banca Akros in attesa dei conti abbia ridotto il target price a 19,5 euro da 23 euro, confermando a buy il rating. Nella notte sono stati annunciati il dato del quarto trimestre: ricavi netti a 2,65 miliardi di dollari; margine operativo al 16,8%; utile netto di 418 milioni di dollari. Nel 2018 ricavi netti in aumento del 15,8% a 9,66 miliardi di dollari, reddito operativo in crescita del 39,3% a 1,40 miliardi di dollari, utile netto in aumento del 60,4% a 1,29 miliardi di dollari. Per il primo trimestre 2019 sono previsti ricavi netti a circa 2,1 miliardi di dollari e margine lordo intorno al 39,0%.

In calo Ferrari (-1,61%) e Fca (-1,32%). A primeggiare nella scuderia Agnelli è ancora la Juventus (+2,41%), miglior blue chip della seduta.

Al di fuori del listino principale, balzo in avanti di Fiera Milano (+8%) e Brunello Cucinelli (+4%). Corre anche Astaldi (+8,99%).

Commenta