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Borse: rally finito o pausa di riflessione? Le sorprese del 2023 nella lente di Fugnoli, strategist di Kairos

Secondo Alessandro Fugnoli il mercato azionario dopo l’exploit dei primi mesi dell’anno sembra orientato versi una fase laterale “fino a quando inflazione e crescita non manderanno segnali più chiari”. Ecco cosa fare

Borse: rally finito o pausa di riflessione? Le sorprese del 2023 nella lente di Fugnoli, strategist di Kairos

Rally finito o una semplice pausa di riflessione? È questa la domanda che molti investitori si stanno ponendo negli ultimi giorni mentre assistono alle vendite che stanno colpendo le principali Borse europee. “Si tratta anche di capire a che punto siamo di una corsa che sta rivelando qualche sorpresa rispetto alle attese”, spiega Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos, nell’ultima puntata del suo podcast al 4° piano.

Le Borse e quella recessione che non c’è

Ma quali sono queste “sorprese” di cui parla Fugnoli? La prima è che “la crescita globale sta andando bene, forse fin troppo bene”, osserva. In America la flessione della domanda da parte dei consumatori è visibile solo in alcuni settori e nel complesso l’economia regge sostenuta dalla piena occupazione. 

In Europa la recessione non si è praticamente vista. “Italia e Germania, i paesi dove si era arrivati nei mesi scorsi a temere una crisi seria, stanno attraversando l’inverno senza scosse particolari”, afferma lo strategist, attribuendo il merito della buona performance realizzata fin qui dai due Paesi ai sussidi pubblici che attutiscono i rincari e al parallelo calo dei prezzi di petrolio e gas. 

Infine c’è l’Asia, dove i timori per una nuova fiammata di Covid in Cina in seguito alle riaperture “si sono rivelati eccessivi”, mentre le misure di sostegno all’economia, e in particolar una politica monetaria espansiva, “stanno iniziando a dispiegare i loro effetti positivi”, sottolinea Fugnoli.

L’Inflazione in discesa e l’incognita banche centrali

Il panorama però non è del tutto positivo. A preoccupare c’è ancora l’inflazione che però sembra aver interrotto il suo percorso di rapida discesa. 

“In realtà il problema non è in sé il rimbalzo dei prezzi. Non si è del resto mai visto un processo disinflazionistico perfettamente lineare. La questione, semmai, è quella di un’inflazione nel settore dei servizi che appare avere messo radici”, spiega Fugnoli che poi passa ad analizzare il terzo fattore che sta attualmente catalizzando l’attenzione dei mercati: il rialzo dei tassi e la politica monetaria delle banche centrali.

“Banche centrali e mercati si trovano costretti a riconsiderare le loro strategie – afferma lo strategist – Le banche centrali, che avevano cominciato a mandare segnali di ammorbidimento, devono fermarsi per aspettare nuovi dati. In particolare, se i dati sull’inflazione che verranno pubblicati a marzo confermeranno quelli di febbraio, il rialzo dei tassi di policy proseguirà”.

Cosa fare sui mercati? Azionario, monetario e obbligazionario

“Per il momento è sufficiente una pausa nel rialzo. Solo ulteriori sorprese negative sul fronte dell’inflazione potranno creare le condizioni per un’inversione della tendenza positiva”, afferma Fugnoli.  

Sul mercato monetario e obbligazionario, “l’adeguamento al nuovo quadro è stato veloce e per ora sufficiente. I mercati hanno alzato le loro stime sul tasso terminale di mezzo punto percentuale e hanno ridimensionato le attese di tagli dei tassi nella seconda parte dell’anno”, prosegue l’economista. 

E le Borse? “Sul fronte azionario la correzione di tiro è stata più modesta, ma non bisogna dimenticare che per l’equity la probabilità di tassi più alti viene bilanciata dalla tenuta migliore del previsto dell’economia e dei margini di profitto”, spiega Fugnoli, secondo cui “multipli leggermente più contenuti da una parte, quindi, ma utili per azione migliori delle attese dall’altra. Il risultato dovrebbe essere un mercato laterale fino a quando inflazione e crescita non manderanno segnali più chiari in un senso o nell’altro”.

A questo punto, analizza lo strategist, “lo scenario più probabile, se proviamo a spingere lo sguardo sull’insieme del 2023, rimane quello di un processo di disinflazione un po’ più lento rispetto a quello che si era cominciato a pensare e di una crescita dell’economia globale che rallenta in misura contenuta senza produrre una recessione avvertibile.”

Il prezzo da pagare per uno scenario di questo tipo, per il quale fino a pochi mesi fa si sarebbe messa la firma, è un’inflazione che fatica a scendere sotto il 3.5-4 per cento. “Se questo è il prezzo da pagare per evitare una recessione e continuare a crescere è probabile che i mercati lo accettino”, afferma Fugnoli, evidenziando che la stessa valutazione potrebbe essere fatta dalle banche centrali, che comunque non abbandonerebbero l’obiettivo ufficiale finale del 2 per cento.

“Un’inflazione stabilizzata tra il 3 e il 4 per cento renderebbe però difficile una forte ripresa economica l’anno prossimo, perché comporterebbe inevitabilmente ulteriori tensioni sui prezzi. In pratica, il 2023 ruberebbe un po’ di crescita al 2024, rendendo più smussato l’andamento del ciclo economico”. Cosa fare dunque di fronte a queste incertezze? “Distribuire gli acquisti azionari nel corso dei prossimi mesi, approfittando in particolare di eventuali correzioni”, conclude. 

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