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Borse dopo il lunedì nero: Cina ancora in ribasso, ma l’Asia rimbalza

DOPO IL LUNEDI’ NERO – La Borsa cinese perde ancora ma tutti i listini asiatici recuperano e l’aumento dei tassi Usa si allontana – Volatilità al massimi dal 2009 – Apple (-13%) e Gmi (-17%) tra le maggiori vittime del crollo cinese – L’euro si apprezza – Tiene la diga dei Btp – Piazza Affari non perdeva tanto dal 2011 – Reggono i titoli sotto Opa.

Borse dopo il lunedì nero: Cina ancora in ribasso, ma l’Asia rimbalza

La Cina continua a soffrire, ma sugli altri mercati, galvanizzato da una ripresa dei futures su Wall Street, è in atto un rimbalzo. Ma gli effetti del “lunedì nero” sono destinati a pesare ancora a lungo sulle sorti della finanza globale. A partire dai tassi Usa: si è dimezzato, secondo i sondaggi, il numero degli operatori che prevede un rialzo a settembre: i rendimenti dei T bond intanto sono scesi sotto il 2 per cento, mai così in basso da aprile.

La Borsa di Shanghai, ancora sotto shock, ha aperto stamane con un nuovo, drammatico tracollo: -6,4%, salvo poi ridurre la perdita al 3,1%, meglio di Shenzhen (-4,6%). Il listino cinese ha così annullato tutti i guadagni del 2015. Non sono serviti a granché i 200 miliardi di dollari investiti da Pechino per sostenere la Borsa e pilotare la discesa dello yuan, oggi fissato ad un nuova parità in ribasso sul dollaro dello 0,2% a 6,3987 (-0,25).

Per la prima volta, però, le Borse asiatiche hanno evitato di seguire la rotta della Cina. La Borsa di Tokyo, partita in pesante ribasso risale segna una crescita superiore al punto percentuale. Sidney guadagna il 2,6%, in terreno positivo anche Seul. In ripresa anche il dollaro australiano: +0,9% sul dollaro. Per il won coreano +0,5%.

L’indice MSCI Emerging Markets elaborato da Morgan Stanley è caduto ieri al livello più basso dal novembre 2009 a 812 punti.

Segnali di recupero stamane dal fronte del petrolio, dopo i tracolli di lunedì: il Wti tratta poco sopra i 38dollari, recuperando parte dei rovesci di ieri (-5,5%). Lo stesso vale per il Brent risalito a 42 dollari dopo un tonfo del 6%. 

APPLE SOTTO DEL 13%, GM -17%. LA VOLATILITA’ AI MASSIMI DAL 2009 

Potrebbe essere la giornata del rimbalzo, a giudicare dall’andamento dei futures. Ma non sarà facile cancellare il Ko di lunedì che ha mandato al tappeto anche Wall Street. 

Al suono della campanella di fine giornata Wall Street ha fatto i conti con lo tsunami: l’indice S&P 500 ha lasciato sul terreno il 3,9%, dopo aver toccato, in apertura, una perdita superiore al 5%. Il Dow Jones arretra del 3,6%, meglio del – 6,6% registrato nel corso dell seduta, arretrando di oltre mille punti. Stesso copione per il Nasdaq -3,8%. 

Il panic selling ha provocato voragini da brivido nei prezzi delle blue chips più solide. Apple chiude a -2,5%, ma nel corso della seduta ha perduto fino al 13%, bruciando una capitalizzazione di 78 miliardi di dollari. E’ andata anche peggio a Ge (-21,2%). Gm -17% e Alibaba -15%.

E’ esplosa la volatilità. L’indice Vix (che misura il grado di paura sulle borse) è schizzato oltre quota 50, al livello più alto dal gennaio 2009, per poi rientrare al 35%. Soltanto il fallimento di Lehman Brothers nel 2008 aveva spinto più in alto il grado di “paura” degli investitori. 

A MILANO -6%, NON ACCADEVA DAL 2011. TIENE LA DIGA DEI BTP

Anche l’Europa ha pagato il suo tributo all’ondata di vendite, così violente da aver sorpreso anche gli operatori più pessimisti. Dopo un avvio in profondo rosse, in realtà le Borse del Vecchio Continente hanno tentato di limitare i danni ma la frana è ripresa, più forte, dopo l’apertura di Wall Street. 

A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib ha chiuso in calo del 6%, il ribasso giornaliero più pesante dal 2011. Non meno pesanti le perdite delle altre Borse: Francoforte -5%, Parigi -5,6%, Madrid -5,7%. La Borsa di Atene affonda a -10%.  

L’euro si è apprezzato sul dollaro a 1,16 da 1,138 di venerdì sera.

Non sono mancate, com’era inevitabile, forti tensioni sul mercato obbligazionario. In apertura il rendimento dei Btp si è alzati fio all’1,98%, lo spread a 138 punti. Ma la “febbre” è poi rientrata: il decennale si è assestato a 1,875%, lo spread a 131.

Il Tesoro ha intanto annunciato che giovedì metterà all’asta 6,75 miliardi di Bot a 6 mesi. L’attenzione è però concentrata sulle offerte a medio termine: è in arrivo un nuovo Btp decennale.

REGGONO I TITOLI SOTTO OPA, AFFONDA TENARIS

Nel listino italiano, hanno chiuso tutte in negativo le blue chip. Resistono solo le società sotto Opa. Ansaldo Sts -0,37% dopo che l’Antitrust cinese ha dato il via libera alla vendita della società alla giapponese Hitachi; occorre ancora però l’approvazione delle autorità francese e americana. L’ombrello dell’Opa cinese protegge Pirelli -0,7% . Meglio di tutti fa Wdf (-0,2%) destinata alla cessione a Dufry. 

La peggiore è stata Tenaris, arretrata del 9,4%. Il crollo delle quotazioni del greggio ai livelli del marzo 2009 ha colpito anche gli altri titoli petroliferi. Eni ha accusato un calo del 7,3% Saipem -6,2%. In rosso anche Enel (-6,04%) dopo l’avvio delle trattative in esclusiva per la cessione di Slovenske Elektrarne alla società slovacca Eph. 

SBANDA FCA, PREMIATA DA MORGAN STANLEY

Soffre Fiat Chrysler (-7,8%), pur recuperando qualcosa dai minimi della seduta segnati a 11,71 euro. Morgan Stanley ha riavviato la copertura del titolo con rating overweight e target price di 16 euro per azione. Gli esperti credono che il trend positivo in Nord America e in Europa e lo spin-off di Ferrari riescano a compensare ampiamente i rischi macroeconomici legati alla Cina e al Brasile.

Credit Suisse, invece, ha limato il target price a 18,9 euro confermando a outperform il rating. Gli analisti, comunque, hanno una visione negativa sul settore in quanto le recenti svalutazioni dello yuan non solo tagliano i margini a chi è esposto alla Cina, ma anche a chi è presente in Europa.

Nel frattempo l’indice Eurostoxx Automotive ha perso il 4,5%. Tra gli altri industriali, STM -5%. Finmeccanica (-3,9%) ha recuperato dai minimi dell’apertura (-5% a 10,99 euro). 

Ampi ribassi anche tra le banche: Unicredit -6,3%, Intesa -6,1%, MontePaschi -7%. Fa meglio Pop. Milano (-3%).

L’ORSO SI ACCANISCE SUL LUSSO: LIXOTTICA E YOOX -7%

Ancora in forte calo le società del lusso, a partire da Luxottica (-7%). Yoox (-6,8%) è tornata sui livelli di inizio aprile a 25,54 euro. Nel momento peggiore è scesa fino a 24,77 euro. Tutti i concorrenti di Yoox stanno soffrendo: Zalando crolla in ribasso del 6% alla borsa di Francoforte, Asos perde l’8% alla borsa di Londra.

In forte calo anche Ferragamo (-6%). Tod’s arretra del 4,2%, Moncler -4%.

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