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Zes unica nel Sud: sarà davvero un’occasione di rilancio per il Mezzogiorno o l’ennesima occasione perduta?

La Zes unica per tutto il Sud dal 2024 suscita un nuovo dibattito sull’industrializzazione del Mezzogiorno. Opportunità per gli imprenditori italiani e stranieri e qualche rischio politico per il Governo

Zes unica nel Sud: sarà davvero un’occasione di rilancio per il Mezzogiorno o l’ennesima occasione perduta?

Adriano Giannola: presidente della Svimez è molto esplicito: «Occorre fare chiarezza. I territori entreranno in concorrenza tra loro? Se ci atteniamo a cosa sono le Zes nel mondo, un’area esente dalle dogane in entrata e in uscita, il Mezzogiorno diventerebbe un soggetto terzo con regole totalmente diverse da quelle europee. Mi sembra molto strano che la Ue consenta questo, perché ci ha sempre detto: non si può fare, è un attentato alla concorrenza».

Il decreto sulla Zona Economica speciale unica per le otto regioni del Sud – Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna – è arrivato in Gazzetta Ufficiale il 19 settembre e il dibattito politico ed economico ha ripreso ritmo. Il governo ne ha fatto una bandiera per rilanciare l’economia al Sud, ma non tutto quello che è stato scritto ispira concordia e certezze.

Cosa prevede il decreto sulla Zes unica?

Dal  1° gennaio 2024 alle imprese che investono al Sud sarà riconosciuto un credito d’imposta per l’acquisto di nuovi beni o terreni per sviluppare le attività. Sono esclusi solo industria siderurgica e finanziaria. Il nuovo sistema sarà governato da Roma con una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio.

Fino al 2026, se gli impianti non partono il credito di Stato non ci sarà. La Zes multiregionale vista così è una nuova avventura economica che mette alla prova l’imprenditoria italiana e straniera. Bisogna stare molto svegli per vedere quanto gli industriali intendono mettere radici in settori come l’innovazione, l’ambiente, la ricerca, l’agroalimentare, la mobilità. In sintesi sarebbero quattro i pilastri portanti di una strategia pluriennale: fisco, credito, industria e burocrazia.

“Dentro la Zes unica vedo un pericolo” ha detto Maurizio Landini alla festa FIOM di Pomigliano d’Arco che ha aggiunti. “Non vorrei che dietro l’organizzazione del lavoro ci fossero condizioni di lavoro diverse e contratti di lavoro diversi. Tutta la strategia del governo è contro il Sud”.

Quanta spesa si può fare?

“Le imprese spesso portano con sé tecnologie avanzate, favorendo il trasferimento di conoscenze e competenze alle comunità locali “- dice a FIRSTonline Mario Occhiuto senatore di Forza Italia a lungo sindaco di Cosenza ”. L’istituzione della Zes stimolerà gli investimenti in strade, porti e reti energetiche “Personalmente sono molto favorevole ed è importante sottolineare che l’effetto potrà variare in base alla gestione e al contesto specifico. Le aree di intervento dovranno essere gestite in modo sostenibile per massimizzare i vantaggi economici, sociali e culturali a lungo termine”. Il limite della spesa per ottenere il credito d’imposta ancora non c’è. Bisogna aspettare il decreto ad hoc che Giorgia Meloni ha promesso entro il 30 dicembre 2023. Burocrazia romana permettendo.

Una partita tutta da giocare è anche il Piano strategico che ha durata triennale e deve tenere conto di ciò che è scritto nel Pnrr, dove la Zes unica è prevista. Le otto Zone attuali formeranno un mercato unico dove lo Stato rinuncerà a prendere denari. Mezza Italia a fiscalità differenziata? E il Ministro Giancarlo Giorgetti che prepara la manovra di bilancio? La fiscalità diversa Nord- Sud “é un’altra cosa che abbiamo già sperimentato“ spiega Giannola. Ai tempi del primo governo di Silvio Berlusconi il Sud godeva della fiscalizzazione degli oneri sociali. “Poi l’Ue ci impose di toglierla. Anche oggi abbiamo un regime transitorio con agevolazioni al 30%, ma quando si va a vedere i risultati, non aumenta l’occupazione e i salari sono bassissimi». Un tragitto sconnesso lungo il quale dovrebbero viaggiare manager, finanzieri, banchieri di mezza Europa?

La Zes contraddice l’autonomia differenziata

Risollevare il Sud solo con lo strumento fiscale comporta rischi politici per il centrodestra, qualora le stime del presidente Svimez dovessero risultare realistiche. I posti di lavoro in tutto il Mezzogiorno sono sotto le 300 mila unità ed è sull’occupazione vera che le visioni politiche dovrebbero scontrarsi. La riforma del mercato del lavoro che sinistra e sindacati sembrano aver chiuso in un cassetto, qui avrebbe un valore straordinario. Ci sono settori che hanno bisogno di investimenti e vedute di lungo periodo. La leva fiscale deve essere aggiuntiva a soldi in conto capitale per esempio per energie rinnovabili, rifiuti, mobilità sostenibile, parchi tecnologici. Occhiuto, da ex amministratore locale, ha buon gioco nel dire che “l’arrivo di investitori e lavoratori da diverse culture potrà promuovere lo scambio, arricchendo anche la diversità culturale. L’incremento delle entrate ridurrà la povertà delle zone più degradate”.

Di innovativo Giorgia Meloni ha voluto un portale web dedicato alle Zone speciali, ma prima della sua ufficialità la disputa è sui territori.

In questi giorni si cerca di capire se e come si metterà in moto un nuovo Mezzogiorno. A Benevento si svolge la prima edizione SudInvest incentrata proprio su economia, energia, infrastrutture, sicurezza. Il sindaco Clemente Mastella sulla Zes è come al solito schietto e diretto: “Voglio vedere all’opera questa nuova definizione della Zes” ha detto a La Stampa. “Ho visto perplessità di tanti. Perplessità magari presenti in Regione dove ritengono di essere stati un po’ espropriati, e quello è comprensibile. Spero che sia comprensibile anche il fatto che tutti noi ci aspettiamo una lubrificazione del rapporto di natura burocratica”. Poi la stoccata politica: “Certo è che stiamo registrando una cosa incredibile: un governo che dice di essere per l’autonomia invece poi, alla fine, centralizza il tutto. Mi pare una cosa un po’ dissociata”. La paura è che ad essere dissociato potrebbe essere essere l’intero Mezzogiorno.

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