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Turchia: bene tessile e abbigliamento, male le insolvenze

Nell’ultimo decennio il Paese ha cresciuto i flussi di circa l’11% medio annuo, affermandosi come uno dei leader mondiali nel settore. Ma Intesa Sanpaolo e Banca Mondiale puntano il dito sulla risoluzione delle controversie commerciali.

Turchia: bene tessile e abbigliamento, male le insolvenze

Come riportato da Intesa Sanpaolo, nell’ultimo decennio la Turchia ha accresciuto i propri scambi commerciali di circa l’11% medio annuo, fino a sfiorare i 400 miliardi di dollari nel 2014. Dal 2012 questa tendenza espansiva è rallentata, attestandosi a circa il 3,5% annuo. Il 2014 ha visto una correzione dell’import del 3,7% a 242 mld, mentre l’export è cresciuto del 3,9% a 158 mld, toccando così il massimo storico. La flessione nei prezzi energetici, la contrazione nelle importazioni di oro, le tensioni geopolitiche in alcuni paesi limitrofi hanno penalizzato i flussi in entrata, mentre la ripresa economica europea e il debole andamento della valuta locale hanno incentivato le esportazioni. Dati ancora provvisori relativi ai primi tre mesi del 2015, di fonte locale, evidenziano una flessione sia dell’import (-9%) che dell’export (-7,5%). Il saldo netto annuo degli scambi è storicamente negativo e il 2014 non ha fatto eccezioni, con il deficit attestatosi a circa 85 mld.

La quota degli scambi coperta dalla Turchia sul mercato mondiale è pari a circa all’1,1% nel 2013. Il dettaglio merceologico delle importazioni vede la prevalenza nel 2014 di minerali (23,3%) e macchinari (21,2%), oltre che di metalli (12,5%), prodotti chimici (8,5%), mezzi di trasporto (8,2%) e gomma e plastica (7,0%). Le esportazioni sono rappresentate da prodotti del tessile e abbigliamento (19,7%), macchinari (15,2%), metalli (13,2%), mezzi di trasporto (12,7%) e prodotti agro-alimentari (11,4%). Un’analisi più dettagliata delle diverse categorie importate permette di rilevare come tra i minerali siano prevalenti quelli energetici, e in particolare greggio, petrolio raffinato, gas e carbone. Tra i macchinari, si trovano sia quelli meccanici (processori, motori diesel), che quelli elettrici (apparecchi per la telefonia e parte di televisori), mentre tra quelli ottici, di precisione e medicali spiccano gli apparecchi elettromedicali. Per quanto riguarda il dettaglio delle maggiori categorie dell’export, la Turchia è uno dei maggiori leader mondiali nel settore tessile e abbigliamento: esso rappresenta circa il 20% del totale esportato nel 2014. Si tratta prevalentemente di abbigliamento e accessori in maglia e in tessuto, sia da uomo che da donna. Nel comparto dei macchinari si ricordano tra i meccanici, refrigeratori, freezer, parti di motori, mentre tra gli elettrici ed elettronici spiccano cavi isolati, televisori e monitor. Risulta minore la rilevanza di apparecchi ottici, medicali e di precisione. Nel comparto della metallurgia sono importanti le esportazioni di ferro e acciaio, sotto forma di aste, barre e laminati, oltre che di prodotti in ferro e acciaio, quali strutture in ferro, tubi. Tra i mezzi di trasporto, le componenti più importanti sono costituite da autoveicoli e camion. I maggiori prodotti dell’agro-alimentare esportati sono quelli della frutta, delle preparazioni alimentari a base di frutta, verdura o cereali, oltre a grassi e oli animali e vegetali. La presenza sul territorio turco di numerose linee di produzione di importanti case automobilistiche mondiali alimenta gli scambi di mezzi di trasporto, destinati non solo al mercato interno, ma esportati anche ad altri paesi europei, asiatici e americani.

L’Europa è il principale fornitore della Turchia con una quota di quasi il 52% nel 2014, in particolare la Russia con oltre il 10% dell’import, seguita tra gli europei dalla Germania con oltre il 9% e l’Italia con il 5%. L’Asia ha fornito circa il 32% delle importazioni turche e tra i mercati maggiori spicca la Cina con una quota superiore al 10%, cui segue l’Iran con oltre il 4%. L’export turco è destinato in gran parte all’Europa (53,1%), in particolare alla Germania (nel 2014 ha acquistato circa il 10% del totale), seguita da Italia (4,5%) e Francia (4,1%) grazie soprattutto alla presenza sul territorio turco di importanti linee produttive di case automobilistiche. L’export destinato all’Asia è stato pari a oltre il 30% e tra i maggiori clienti risultano Iraq (6,9%), EAU (3%) e Iran (3%).

Le esportazioni italiane verso la Turchia sono andate crescendo nel tempo, fino a raggiungere il massimo nel 2012 con 10,6 miliardi di euro. Sono poi calate nei due anni successivi fino a 9,8 mld nel 2014 (-3,3%), secondo dati ancora provvisori. I numeri relativi all’import sono stati storicamente inferiori all’export e nel corso del 2014 questo importo è stato di 5,7 mld (+3,6%), in uno scenario dove l’interscambio italiano è risultato pari a 15,5 mld (-0,8%). La quota degli scambi con la Turchia sul totale complessivo italiano è in costante crescita, raggiungendo il 2,1% negli ultimi tre anni (pari a 1,7% nel 2007). Il saldo netto è risultato positivo per l’Italia per 4,1 mld nel 2014. Il dettaglio per categorie evidenza un surplus per l’Italia per quasi tutte le categorie merceologiche fatta eccezione per i prodotti agricoli e alimentari, minerari, tessile-abbigliamento e mezzi di trasporto.

L’Italia importa prevalentemente mezzi di trasporto, prodotti del tessile e abbigliamento, metalli e prodotti in metallo, gomma e plastica  e prodotti chimici. Le esportazioni sono costituite da macchinari meccanici, macchinari elettrici, prodotti petroliferi raffinati, mezzi di trasporto e prodotti chimici. Nel corso dello scorso anno sono cresciute le importazioni di mezzi di trasporto (+12,5%), tessile e abbigliamento (+3,3%) e prodotti agricoli (+13,3%). Tra le esportazioni invece hanno segnato le contrazioni più incisive i prodotti petroliferi raffinati (-19,8%) e i mezzi di trasporto (-8,5%). I dati relativi ai primi due mesi del 2015 segnalano un aumento di circa il 12% dell’import, mentre la crescita delle esportazioni è contenuta a poco più del 6%. La dinamica particolarmente positiva delle importazioni è riconducibile al recupero di minerario e raffinatura e alla crescita ulteriore di macchinari e mezzi di trasporto. Queste ultime categorie hanno trainato anche le esportazioni. La quota turca sul totale settoriale italiano è rilevante in numerose categorie merceologiche, sia dal lato import che export. Si segnala dal lato delle importazioni la percentuale dei macchinari meccanici, in crescita dal 4,9% del 2010 al 6,8% del 2014. Cresce anche la quota relativa alla carta e cellulosa dal 5,2% al 5,6%, come quella dei mobili, luci e insegne (dal 4,4% al 5%) e dei veicoli (dal 3,3% al 3,7%). In calo la quota dei macchinari elettrici ed elettronici, come della gomma e della plastica (entrambe le categorie scese dal 4,5% al 3,5%). Tra le esportazioni è importante rilevare la crescita della quota dei tessuti in maglia, passata al 38,5% nel 2014 dal 28,4% del 2010 e del cotone (a 18,2% dall’11,9%). Sale anche la quota della frutta (a 18,9% dal 12,5%). Contenuti incrementi anche nella gomma e plastica, come negli articoli in ferro e acciaio.

In questo scenario, secondo l’indice Doing Business calcolato dalla Banca Mondiale, la Turchia nel 2015 si è collocata al 55° posto (sui 189 paesi considerati), in calo di quattro posizioni rispetto all’anno precedente. Tra le componenti a cui viene assegnato un punteggio migliore si segnala quella relativa alla tutela degli investitori (13°), a quella contrattuale (38°). Si colloca invece in una posizione svantaggiata per quanto riguarda l’ottenimento di permessi e licenze edili (136°), e per la risoluzione delle insolvenze (109°).

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