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Trump indagato per ostruzione alla giustizia

Secondo il Washington Post, l’ipotesi di reato formulata dal procuratore speciale Robert Mueller è legata al licenziamento da parte di Trump dell’ex capo dell’Fbi, James Comey, che stava indagando sul Russiagate – L’avvocato del Presidente: “Fuga di notizie scandalosa e illegale”

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è indagato per ostruzione alla giustizia nell’ambito del Russiagate. Si tratta della stessa ipotesi di reato per la quale Richard Nixon si dimise il 9 agosto 1974, evitando un sicuro impeachment. E a pubblicare la notizia (o meglio, lo scoop) è ancora una volta il Washington Post, lo stesso giornale che 43 anni fa, grazie all’inchiesta di Bob Woodward e Carl Bernstein, fece luce sullo scandalo Watergate.

“Il procuratore speciale (Robert Mueller, ndr), che guida l’inchiesta sul ruolo della Russia nelle elezioni del 2016, interrogherà alti dirigenti dell’intelligence come parte di una più ampia indagine che ora include l’esame dell’ipotesi se Donald Trump abbia tentato di ostruire la giustizia”, scrive WP.

Secondo cinque fonti informate sui fatti, il capo della National intelligence Daniel Coats, il direttore della Nsa Mike Rogers e il suo ex vice Richard Ledgett hanno concordato di essere sentiti nei prossimi giorni da Mueller.

I tre appariranno volontariamente ma non è chiaro se descriveranno completamente le loro conversazioni con Trump o se il presidente userà il suo privilegio esecutivo per mantenerle segrete. Facoltà questa messa in dubbio da alcuni esperti, i quali hanno ricordato che la corte suprema durante il Watergate stabilì che i dirigenti non possono usare tale privilegio per bloccare prove in indagini criminali.

Immediata la reazione di Marc Kasowitz, l’avvocato privato che difende Trump nel Russiagate: “La fuga di notizie dell’Fbi riguardanti il presidente è scandalosa, ingiustificabile e illegale”, ha commentato Marko Corallo, un suo portavoce.

L’ipotesi di ostruzione alla giustizia si è profilata dopo che Trump ha licenziato a sorpresa l’allora capo dell’Fbi, James Comey, il quale indagava sul Russiagate. Inoltre, l’ipotesi ha preso corpo dopo la deposizione al Senato dello stesso Comey, che ha accusato Trump di avergli fatto pressioni per far cadere l’indagine sull’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn. Il Presidente ha contestato questa versione, definendo Comey un bugiardo, e si è detto pronto a testimoniare sotto giuramento.

La mossa dei Mueller lascia intendere, secondo il Wp, che il procuratore vuole andare al di là della disputa tra i due, cercando prove a carico (o a discarico) con altri testimoni. Il presidente, secondo notizie di stampa dei giorni scorsi, avrebbe telefonato a Coats e a Rogers chiedendo di negare pubblicamente l’esistenza di qualsiasi prova di collusione tra la sua campagna e i russi. Coats inoltre avrebbe riferito ad alcuni suoi collaboratori che Trump gli aveva chiesto di intervenire su Comey per lasciare la presa su Flynn.

Nella loro audizione pubblica al Senato entrambi i capi dell’intelligence hanno negato di aver mai subito pressioni da Trump, ma hanno anche precisato di non voler svelare il contenuto delle conversazioni col Presidente. Lo faranno con Mueller? Quanto a Ledgett, avrebbe scritto il memo interno dell’Nsa che documenta la telefonata del presidente a Rogers. Il procuratore speciale intanto ha già acquisito i memo di Comey sui suoi colloqui con il tycoon.

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