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Torino, il Comitato “Sì Tav” torna in piazza il 12 gennaio

“Basta con gli indugi! Il futuro dell’Italia passa dalle infrastrutture”, recita il titolo del comunicato diffuso dal comitato delle sette donne imprenditrici piemontesi, che già a novembre avevano portato in piazza decine di migliaia di persone – Si replica sabato 12, con l’indice puntato sull’aumento dei pedaggio per le autostrade del Nord-Ovest.

Torino, il Comitato “Sì Tav” torna in piazza il 12 gennaio

Il movimento “Sì, Torino va avanti”, che a novembre ha portato decine di migliaia di persone in piazza nel capoluogo piemontese per dire Sì non solo alla TAV ma a tutte le infrastrutture e per dire No a tutti i No dell’amministrazione comunale (ad esempio sulle Olimpiadi del 2026) e di una certa corrente di governo nazionale, torna di nuovo in piazza. Lo farà sabato 12 gennaio, per rilanciare il concetto: “Basta con gli indugi! Il futuro dell’Italia passa dalle infrastrutture”, recita il titolo del comunicato diffuso.

“L’anno 2018 è finito – sostiene il movimento guidato dalle sette donne imprenditrici piemontesi -, ma non è giunta ancora nessuna notizia sui risultati dell’analisi costi benefici della TAV, promessi più volte dal Governo. Per questo motivo non vogliamo più stare ferme, ma vogliamo far sentire la voce di tutti coloro che hanno a cuore le infrastrutture del Paese”.

L’organizzazione ha anche puntato il dito contro l’aumento dei pedaggi autostradali dal 1° gennaio solo per le autostrade del nord-ovest, Torino-Bardonecchia, Aosta-Monte Bianco e Torino-Savona, il che lascia presagire una mossa del governo per influenzare il lavoro della commissione incaricata, che avrebbe già dovuto consegnare le sue valutazioni sulla TAV.

“Questo ennesimo rinvio del Governo mette una seria ipoteca su 800 milioni di fondi europei per la Torino Lione, come ha fatto notare il portavoce dell’Ue a fine 2018. Se la TAV si ferma, perderanno il lavoro 800 persone, attualmente impiegate nella Torino Lione; non ci saranno le 6000 assunzioni previste, il 50% per la manodopera locale, e scatterà una ipoteca di 4 miliardi di euro sul futuro dei nostri figli, senza considerare le penali”.

Infine, come hanno fatto notare i sindaci della Val di Susa, il rischio è che i mezzi pesanti si riversino nelle statali, penalizzando la popolazione locale e – a questo punto sì – mettendo a rischio l’ambiente. “Per queste ragioni vogliamo manifestare la nostra volontà di andare avanti con la TAV e con le infrastrutture del Paese per sollecitare una risposta tempestiva del Governo”.

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