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Topolino passa alla Panini, ma i dipendenti scioperano

La Panini di Modena ha siglato un accordo preliminare per rilevare la divisione periodici della Disney, la cui pubblicazione di spicco è Topolino, nonostante i numeri in calo negli ultimi anni – A complicare il matrimonio lo sciopero dei dipendenti, contrari al trasferimento da Milano a Modena.

Topolino passa alla Panini, ma i dipendenti scioperano

Due marchi storici per un matrimonio. Due nomi simbolo di ogni infanzia italiana – e non solo – si apprestano ad unirsi, ma non è tutto rose e fiori. L’operazione sembra roba da nostalgici: il colosso nazionale delle figurine, la Panini di Modena, ha siglato un accordo preliminare per rilevare la divisione periodici italiana della Disney, ovvero Topolino, più altre pubblicazioni collaterali come Bambi, Winnie the Pooh e Witch.

La notizia era nell’aria da tempo; a dargli i crismi dell’ufficialità è stata una nota della stessa Disney Italia: “L’operazione permetterà di valorizzare l’esperienza di Panini, editore multinazionale italiano leader nel mercato dei comics, che ha al suo attivo una lunga e fruttuosa collaborazione nella distribuzione dei periodici Marvel”. Un accordo che non significa, però, disimpegno da parte della Disney nei prodotti editoriali, dato che in ballo c’è solo l’acquisto di una licenza di 6 anni per la pubblicazione.

Per il resto, gli ulteriori dettagli dell’operazione sono ancora ignoti. Certo è che anche i topi, nel loro piccolo, invecchiano e perdono smalto: i numeri delle vendite, circa 136mila copie, sono infatti lontanissime dai fasti degli anni ’90, quando si sfiorava il milione di tiratura.

A complicare la situazione, poi, è il previsto trasferimento di 22 dipendenti da Milano a Modena, una delle condizioni poste da Panini per l’acquisto. Le 22 persone (per metà giornalisti e per l’altra metà poligrafici) si sono, infatti, apertamente schierate contro lo spostamento e l’assemblea generale dei lavoratori ha già indetto una due giorni di sciopero. Prima che le figurine e il topo si uniscano in nozze, c’è ancora da lavorare.

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