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Svimez: Sud in ripresa ma povertà alta

Nelle stime dello Svimez, aggiornate a ottobre, si legge che nel 2017 “il Pil italiano cresce dell’1,5%, risultato del +1,6% del Centro-Nord e del +1,3% del Sud”. – Permangono però preoccupazioni sulla fuga dei cervelli e sul rischio povertà che rimane più alto che al Centro e al Nord.

Svimez: Sud in ripresa ma povertà alta

Il Sud è uscito dalla recessione e nel corso del 2016 ha consolidato la riprese, mettendo a segno una prestazione superiore rispetto al Nord. Questo quanto si legge nel rapporto Svimez 2017 presentato stamattina alla Camera.

Nel biennio ’industria manifatturiera è cresciuta al Sud  di oltre il 7%, a fronte del 3% registrato nel resto del Paese, grazie alle politiche di sviluppo territoriale. 

Le previsioni per il 2017 e il 2018 “confermano che il Mezzogiorno è in grado di agganciare la ripresa, facendo segnare tassi di crescita di poco inferiori a quelli del Centro-Nord”. Nelle stime dello Svimez, aggiornate a ottobre, si legge che nel 2017 “il Pil italiano cresce dell’1,5%, risultato del +1,6% del Centro-Nord e del +1,3% del Sud”. Nel 2018 il tasso di crescita del Pil nazionale si attesterà “all’1,4% con una variazione territoriale dell’1,4% nel Centro-Nord e dell’1,2% al Sud”.
 
A trascinare la crescita nel 2017 e nel 2018  sarà, secondo il report, l’andamento della domanda interna, “che al Sud registrerà, rispettivamente, +1,5% e +1,4% (nel Centro-Nord, invece, aumenta quest’anno del +1,6% e il prossimo del +1,3%)”.  Previsioni positive anche su esportazioni e investimenti totali “che cresceranno più nel Mezzogiorno che al Centro-Nord: le esportazioni del +5,4% rispetto a +4,3%, gli investimenti del 3,1% rispetto a +2,7%”.

In base a quanto emerge dal rapporto però, permangono alcuni fenomeni preoccupati come la fuga dei cervelli. Alla fine del 2016 infatti, secondo i dati, dal Sud sono partite oltre 62mila persone: la Sicilia ha 9.300 residenti in meno, 9.100 la Campania, 6.900 la Puglia. “Il Mezzogiorno – si legge nel rapporto – resterà terra d’emigrazione “selettiva” (specialmente di qualità), con scarse capacità di attrarre immigrati dall’estero, e sarà interessato da un progressivo ulteriore calo delle nascite”.

A destare preoccupazione è anche la povertà che “resta sui livelli più alti di sempre e il livello di disuguaglianza interno all’area deprime la ripresa dei consumi”. Il rischio di povertà nel Sud si attesta al 34,1%. In tutte le regioni meridionali, inoltre, risulta superiore sia rispetto al dato nazionale (19,0%) sia rispetto a quello del Centro-Nord (11,0%). Nelle regioni più popolate, Sicilia e Campania, il rischio di povertà arriva a sfiorare il 40%.

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