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Svimez: meno di 6 milioni di occupati al Sud, mai così pochi

Dal rapporto Svimez sul mezzogiorno, appare un Sud ancor con entrambi i piedi nella crisi. Dalla Campania in giù c’è stata una perdita del 13,3% del Pil dall’inizio della crisi, nel 2008, a oggi. Più che raddoppiate le famiglie povere, ormai a quota 1 milione e 14mila. Pessimi anche i risultati dell’occupazione: solo 6 milioni gli occupati meridionali.

Svimez: meno di 6 milioni di occupati al Sud, mai così pochi

Il rapporto Svimez sul mezzogiorno segnala un’Italia sempre più spaccata in due metà. Quella superiore del Centro-Nord che ricomincia a crescere, se pur lentamente, mentre il Sud scivola sempre più nell’arretramento perdendo lo scorso anno ben 3,4 punti di Pil – a fronte del -1,4% del centronord. Gli occupati delle terre del mezzogiorno sono solo 5,8 milioni, un minimo assoluto da quando esistono le serie storiche, ossia dal 1977. In estremo aumento anche le famiglie cadute in assoluta povertà: dal 2008 al 2013 sono aumentate da 443mila unità a 1 milione e 14 mila. 

Il meridione è quindi una terra dalla quale si fugge, soprattutto se laureati. 188mila ragazzi con la corona d’alloro in capo sono emigrati dal Sud verso le aree settentrionali del Paese, a fornte di un dato complessivo che vede più di un milione di meridionali aver fatto le valigie dal 2001 al 2011. 

Male anche la natalità, che al Sud tocca livelli pari a quelli di 150 anni fa: solo 180mila nuove nascita dalla Campania in giù. Il tasso di fecondità delle meridionali è infatti sceso a 1,34 figli per donna, numero ben distante dai 2,1 necessari a garantire la stabilità demografica, e ancora minore all’1,4% del Centro-Nord. Nel rapporto Svimez si legge che “il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%”. Il Nord sembra non essere toccato da fenomeni simili con i suoi 388mila nuovi nati nello scorso anno; dato ben lontano dal suo minimo storico di 288mila unità raggiunto nel 1987.

Infine nel rapporto c’è spazio anche per le stime di crescita dell’anno in corso. Nel 2014 “il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,6%, quale risultato del +1,1% del Centro-Nord e del -0,8% del Sud”. I consumi delle famiglie sono stimate in crescita al Centro-Nord dello 0,3% e nel 2015 dello 0,7%, mentre al Sud rispettivamente si registra una flessione dello 0,5% e dello 0,1%.

Questi dati, in aggiunta a quelli sugli investimenti e dei posti di lavoro dove il Sud registra un calo di rispettivamente 1,1% e 1,2%, se confermati porteranno il meridione ad aver person 800mila posti di lavoro nell’arco di tempo interessato dalla crisi finanziaria, ossia dal 2007 al 2014.

Appare chiaro come lo stivale sia sempre più spaccato in due. I dati relativi agli investimenti al Centro-Nord lo rendono ancora più chiaro, evidenziando un lieve calo dello 0,4%. In più, guardando all’occupazione, il settentrione fa registrare un aumento dello 0,2%.

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