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Spread e Btp sotto pressione in attesa del rating di S&P

Stasera il verdetto di S&P sull’Italia che torna a preoccupare l’Europa e i mercati per gli effetti dell’incertezza politica – Euro sempre più giù di fronte al superdollaro – Fuochi d’artificio dei giganti Usa dell’high tech

Spread e Btp sotto pressione in attesa del rating di S&P

In attesa dell’ormai imminente Ipo di Uber, i duelli tra i Big della tecnologia tornano a dominare l’attenzione dei mercati, per il resto inchiodati dalle preoccupazioni per l’Eurozona, che s’avvia a perdere (forse nel momento peggiore) la leadership di Mario Draghi. Ne ha fatto le spese l’euro, scivolato a 1,1133 sul dollaro, ai minimi dalla primavera di due anni fa. Ma a sostenere la valuta Usa è anche la scommessa sull’andamento dell’economia a stelle e strisce. Secondo le previsioni della Fed di Atlanta, il dato sul Pil del primo trimestre, in uscita nel pomeriggio, dovrebbe confermare un incremento del 2,7%, in forte ascesa rispetto alle ultime stime della Banca centrale, ma in linea con le previsioni di Donald Trump, che insiste per l’ingresso nel board del suo candidato.

Ma l’attenzione dei mercati si è concentrata sullo yen, in forte ascesa sul dollaro a 111,51 (+0,7%) alla vigilia delle vacanze che fermeranno la piazza nipponica per sei giorni: gli operatori, spaventati per possibili manovre speculative, hanno fatto il pieno della moneta forte dell’Asia, anche se il governo giapponese insiste nel ribadire che la politica monetaria di Tokyo non cambierà. Così come non dovrebbe esserci sorprese in vista per la Fed, che si riunirà in settimana. E per la Bce il vicepresidente Luis de Guindos ha ribadito che, se necessario, si allenteranno ulteriormente le maglie delle liquidità.

FRENA LA CRESCITA DEL GIAPPONE, SBANDA IL PIL DELLA COREA

Stamattina la Borsa di Tokyo perde lo 0,7%. La produzione industriale della seconda potenza economica dell’Asia, in marzo ha registrato un calo dello 0,9% mese su mese, dal +0,7% di marzo: il consensus si aspettava zero. L’inflazione, per effetto del rialzo dei prezzi del petrolio, in aprile aumenta dell’1,4% anno su anno, più del previsto. Poco sopra le previsioni i consumi di marzo: vendite al dettaglio +0,2% mese su mese.

La Borsa di Shanghai perde lo 0,7%. L’Hang Seng di Hong Kong è sulla parità. Il Kospi di Seul perde lo 0,7%. Lo won, la valuta coreana, è sui minimi da metà 2017 sul dollaro. Nei primi tre mesi dell’anno, il Pil della Corea ha registrato un’inaspettata contrazione dello 0,3%, contro il +0,3% stimato dagli economisti.

MICROSOFT OLTRE I MILLE MILIARDI, NASDAQ FREDDO CON AMAZON

Tutt’altra energia sui listini americani, che ieri hanno festeggiato l’ingresso di Microsoft (+3,3%) nel club dei titoli che hanno superato la soglia dei mille miliardi di valore. Ma l’emozione è stata presto superata dall’exploit di Facebook (+5,8%) dopo gli ottimi dati del trimestre. Ma le sorprese non erano finite. Amazon è riuscita ancora una volta a stupire: i profitti sono più che raddoppiati, a 3,56 miliardi di dollari, grazie al boom dei servizi sul cloud. Il titolo nel dopo Borsa è salito dell’1,7%, ma gli analisti, incontentabili, frenano gli entusiasmi, perché per il quarto trimestre di fila i ricavi sono in calo.

PRECIPITA 3 M

L’energia del settore tech, comunque, non ha rincuorato più di tanto i listini Usa. Il Dow Jones perde lo 0,51%, l’S&P 500 solo lo 0,04%. Il Nasdaq sale dello 0,21%.

A frenare sono stati i titoli industriali, specie 3 M (-13%), dopo l’annuncio del taglio di 2 mila posti. In forte ribasso Ups e Fedex.

Non tutto il tech brilla: Intel ha lasciato sul terreno il 7%.

PETROLIO IN SALITA, MA ENERGETICI IN SOFFERENZA

Prese di beneficio sul petrolio dopo che ieri il Brent ha superato la soglia dei 75 dollari al barile per la prima volta da sei mesi. Oltre all’embargo nei confronti dell’Iran hanno pesato alcuni contrattempi sul mercato dell’oil russo: la Polonia ha sospeso gli acquisti di greggio russo per alcuni difetti nelle forniture.

Ma non ci sono benefici particolari per le società petrolifere in Europa, visto che l’indice settoriale perde lo 0,2%. Eni -0,3%, Tenaris -2,6% e Saipem -0,8%.

DIAMANTI IN BOTSWANA, LACRIME IN ARGENTINA

Sul fronte delle materie prime, la notizia più preziosa arriva dal Botswana: la canadese Lucara Diamond ha annunciato la scoperta nella sua miniera di Karowe della seconda pietra più grande del pianeta: un diamante da 1,758 carati, più grande di una palla da tennis.

Si inasprisce la crisi dell’Argentina: l’indice Merval (ieri -3,5%), nell’ultimo mese ha perduto il 15%. Cade il peso, arrivando su dollaro a livelli mai visti nella storia. Il rendimento del Bond decennale argentino schizza a 11,8% (+35 punti base). Nelle ultime settimane i mercati hanno cominciato a prendere in considerazione una sconfitta dell’attuale presidente Macrì alle elezioni di quest’autunno. Si profila un ritorno di Cristina Fernandez de Kirchner.

L’EURO SOFFRE. L’ITALIA METTE A RISCHIO L’AREA EURO

Tutt’altro che brillanti le prospettive dell’Eurozona, come emergono dal Bollettino Economico della Bce. Nell’imminenza del cambio della guardia a Francoforte tra il capo economista Peter Praet e Philip Lane e, soprattutto, dell’approssimarsi della fine del mandato di Mario Draghi, cadono i veli della diplomazia. “Le prospettive di crescita – si legge – sono minate da rischi al ribasso a causa delle perduranti incertezze legate a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e a vulnerabilità nei mercati emergenti”. Ma non sono meno importanti i fattori interni. Di qui una bacchettata all’Italia: “Mancano i margini per evitare un inasprimento delle politiche di bilancio nella prossima fase di rallentamento”. Una situazione che, è il monito finale, “può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell’intera area euro”.

SALE LO SPREAD, ITALIA E GRECIA PIÙ VICINE

Continua così la discesa dell’euro sui minimi da metà 2017 a 1,114 sul dollaro. E sale ulteriormente la tensione sulla carta italiana, in attesa dell’aggiornamento del rating di Standard &Poor’s previsto per venerdì.

È così aumentato lo spread tra Btp e Bund sul tratto decennale, a 271 punti base, sui massimi di seduta a da fine febbraio, dal 264 nella vigilia.

L’Italia intanto è sempre più vicina alla Grecia: il differenziale tra i due titoli di Stato, sulla scadenza 10 anni, è 65 punti base, livello che non si vedeva da dieci anni.

Il rendimento del decennale è al 2,69%, dal 2,63% dell’ultima chiusura.

La Borsa di Milano ha chiuso piatta: indice Ftse Mib -0,02% a 21.719 punti.

Londra -0,5% e Parigi -0,33%. Frazionali guadagni per Madrid (+0,52%) e Zurigo (+0,4%).

NOKIA PESA SUL TECH. GIÙ STM

Nonostante il rialzo dell’olandese Asml (+7%) il settore tech ha chiuso in rosso. A provocare il calo è stata la frana di Nokia (-10%) dopo la presentazione dei dati del trimestre, chiusosi inaspettatamente in perdita (254 milioni di euro). Pesa invece su Stmicroelectronics (-2%) la discesa di Intel. Equita oggi ha tagliato la raccomandazione a Hold del gruppo italofrancese, target price a 16,8 euro da 18.

SALTA DEUTSCHE-COMMERZ: RIFLETTORI SU UNICREDIT

Sulle banche del Vecchio Continente si è riflesso il fallimento delle trattative per la fusione tra le banche tedesche. A Francoforte Deutsche Bank ha ceduto il 2% e Commerzbank ha chiuso in ribasso del 3%. La trattativa tra le due banche, in vista di una possibile fusione, si è conclusa senza esiti.

La vicenda ha avuto conseguenze anche su Unicredit (-0,45%), già accreditata di un possibile interesse per Commerzbank. Il tema è stato rilanciato dalle dichiarazioni di Lyxor asset management, azionista di Commerzbank, che ha aperto all’ipotesi di coinvolgere la banca italiana o Bnp Paribas in una fusione con l’istituto bavarese.

Rimbalza la Juventus (+8,82%): il titolo ha toccato un supporto tecnico importante a quota 1,22-23 euro e da quel livello è ripartito.

Vivace il risparmio gestito, con in testa Banca Generali (+2,85%), davanti ad Azimut (+2%) e Anima (+0,85%) grazie ai buoni numeri della raccolta.

Bene infine le utility: Snam ha registrato un +1,19% insieme a Terna (+0,86%) ed Enel (+0,62%).

Italgas (+0,43%) si è aggiudicata la gara per la gestione del servizio di distribuzione del gas naturale nell’Ambito territoriale “Torino 2” per i prossimi 12 anni.

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