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Serbia: l’ingresso nell’ Unione Europea favorirà gli scambi commerciali e l’afflusso di capitali

La Serbia beneficerebbe ampiamente di un ingresso in Unione Europea; aumenterebbero gli scambi commerciali e migliorerebbe l’afflusso di capitali. Le prospettive di crescita nel breve periodo rimangono però fragili. Resta oggetto di attenta osservazione la dinamica del deficit pubblico e dell’elevato disavanzo del conto corrente.

Serbia: l’ingresso nell’ Unione Europea favorirà gli scambi commerciali e l’afflusso di capitali

Intesa SanPaolo S.p.a. tramite il proprio economista del Servizio Studi e Ricerche Antonio Pesce, ha pubblicato un interessante focus sulla Serbia. La pubblicazione illustra gli sviluppi e le debolezza del sistema economico serbo nel periodo 2013 e 2014, cercando di prevedere ciò che sarà il 2015.

La Serbia è classificata diversamente dalle varie agenzie di rating: Fitch la posiziona nella classe B+, S&P la classifica come BB- e Moody’s assegna il rating B1. La Direzione Studi di Intesa SanPaolo attribuisce al Paese rating macroeconomico B+. Per Sace le condizioni di assicurabilità sono tutte classificate come “apertura senza condizioni”. Gli indici inerenti i vari rischi sono medi, rientrano tutti nella fascia che sta tra 45/100 e 58/100 tranne il rischio di mancato pagamento da controparte bancaria e quello da controparte corporate che hanno valore peggiore (71/100).

La situazione politica è in miglioramento. Il primo marzo 2012 la Serbia ha ottenuto lo status di “candidato membro” dell’Unione Europea. A marzo scorso è stato eletto presidente Alexander Vucic, il quale ha ottenuto 158 seggi sui 250 del Parlamento. Negli scorsi due anni Vucic ha sostenuto l’euro-integrazione, con il sostegno alla politica in favore di un accordo con il Kosovo (utile all’ ingresso in Ue), la firma dell’accordo di Bruxelles e quindi l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione Europea. L’accordo inerente il confine comune è stato raggiunto, attraverso l’istituzione di dogane. Accreditati osservatori internazionali si aspettano che il Governo mantenga una forte impronta europeista. Il Paese, però, non ha aderito alle sanzioni che la UE ha applicato alla Russia in risposta alle tensioni emerse in Ucraina.

Passando alla situazione economica. Dopo una crescita negativa nel 2012 (-1,5%), nel primo trimestre 2013 l’economia serba è tornata a crescere. rimanendo  su un andamento positivo per tutto il corso del suddetto anno ( +2,5%). I settori che hanno trainato questa ripresa economica sono stati quello industriale (+2,2% anno su anno) e quello agricolo (6% a/a). Sui dati del 2014 pesano i fattori di debolezza del Paese (alto tasso di disoccupazione e conti pubblici da stabilizzare), acuitisi nell’ultimo periodo.La previsione di crescita del Pil per il 2014 è negativa (-2%). Nel secondo e terzo semestre 2014 si sono registrati dati particolarmente negativi. Il Pil si è contratto rispettivamente dell’1,1% e del 3,7%. La produzione industriale è calata addirittura del 4,8% (anno su anno) nel secondo trimestre e del 14% (a/a) nel terzo. Le esportazioni in quest’ultimo trimestre hanno segnato un –10,6% anno su anno. La previsione di crescita per il 2015 è anch’essa negativa ma migliore  di quella 2014 (-0,5%). In particolare, dei dati aggregati, pesa e peserà la debolezza della domanda interna per consumi privati. 
Il debito pubblico serbo, pari al 60,2% del Pil nel 2012, è salito al 63,8% nel 2013. Il deficit pubblico 2013 è stato pari al 4,5% del Pil, inferiore a quello 2012 pari al 5,4%. Il documento di strategia fiscale, pubblicato dal Ministero delle Finanze serbo, ha indicato come obiettivo per il 2014 un deficit consolidato del 5,5%. Per fare ciò si prevede di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie ed aumentare l’aliquota IVA che passerebbe dal 8 al10%. La spesa pubblica, prevista crescente, arriverà a toccare il 45% del Pil.

L’inflazione è decrescente, la media 2013 è stata pari al 7,8%, a gennaio 2014 è stata uguale al 3,1% e ad ottobre  l’1,8%. Secondo le proiezioni della banca centrale (NBS) nei prossimi mesi l’inflazione rimarrà bassa, tornerà a crescere fino a rientrare nel corridoio target ( dal 2,5% al 5,5%) solo a metà del 2015. Proprio per cercare di aumentare l’inflazione la banca centrale lo scorso Novembre a tagliato il tasso di riferimento di 50pb , portandolo all’ 8%. Un euro è scambiato attualmente a circa 119 dinari (valuta locale), la media da inizio anno era di 116,7 dinari per un euro. A marzo dello scorso anno è giunto a termine il programma  “Stand-by Arrangement” di natura precauzionale con il quale il FMI (Fondo Monetario Internazionale) aveva accordato alla Serbia 935,40 milioni di SDR (Special Drawing Rights )e che la Serbia non ha avuto bisogno di utilizzare. Il fondo precauzionale dovrebbe essere rinnovato, con l’approvazione del Board esecutivo del FMI. 

Il possibile ingresso nell’Unione Europea favorirà la crescita degli scambi commerciali e l’afflusso di capitali dall’estero. Le prospettive di crescita nel breve periodo rimangono però fragili. Secondo il World Economic Forum, la Serbia ha ottenuto un lieve miglioramento nel Global Competitiveness Index (tale indice ha un valore compreso tra 1 e 7), passando da 3,7 a 3,8. In particolare, le maggiori criticità sono relative all’efficienza del sistema burocratico, alla lotta alla corruzione e alla stabilità politica del Paese. Per quanto riguarda i rischi, resta oggetto di attenta osservazione la dinamica del deficit pubblico e dell’elevato disavanzo del conto corrente.

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