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Se la finanza è come il bridge

Per Alessandro Andreoli, consulente finanziario e presidente del principale circolo di Bridge di Bologna, “le doti che servono sui mercati sono le stesse che occorrono al bravo bridgista: logica, rapidità, freddezza”

Se la finanza è come il bridge

La finanza assomiglia sempre di più a un grande gioco globale, un risiko, un domino, ma anche una sofisticata partita di bridge. Ne è convinto Alessandro Andreoli, consulente finanziario di lungo corso (prima con Mediobanca-Esperia, oggi con Pictet) e presidente del principale circolo di Bridge di Bologna. Per Andreoli infatti  “le doti che servono sui mercati sono le stesse che occorrono al bravo bridgista: logica, rapidità, freddezza”.

Dottor Andreoli, sfruttiamo questo paragone e ci spieghi come scegliere un buon consulente finanziario?
La fiducia, le referenze, il rapporto umano sono tutti elementi importanti e di cui tenere conto. Ma se volete sedervi al tavolo della Borsa, per giocare in tandem con qualcuno che vi dia buone opportunità di vittoria, assicuratevi che il vostro banker, trader o gestore sia una persona calma, logica, capace di captare i segnali e di prendere molto in fretta le proprie decisioni. Qualcuno che lavori sulle probabilità e che abbia un adeguato controllo delle emozioni.

I mercati, apparentemente freddi, cioè fatti di numeri, previsioni e grafici, sono in realtà dei cuori pulsanti?
Eh si, perché dietro a ogni azione c’è una persona. I mercati, in media, non sono molto intelligenti, perché chi opera spesso lo fa impusivamente, sull’onda di rumors, seguendo istintivamente il comportamento della massa. Chi agisce così rischia di perdere buone occasioni e di compromettere anche i guadagni futuri. Non sempre le carte che il giocatore ha in mano sono buone, eppure può portare a casa una bella partita perdendo molto meno di tutti gli altri, può adirittura vincere se gioca la carta giusta la momento giusto, può spuntarla contro un avversario dotato di maggior forza, alzando la posta e strappandogli una licita fino al punto dove non ha più il coraggio di arrivare. Ecco, in questo modo, il bridge ci aiuta a capire come muoverci anche sui mercati.

Oltre a quella dei risparmiatori ci sono altre partite in corso, fra gli Stati, fra gli speculatori, fra le agenzie: secondo lei l’Italia che carte ha in mano in questo momento?
L’Italia non ha brutte carte. Ha cominciato un percorso positivo e con alcune scelte forti può recuperare molto terreno perduto. Certo la recessione mette a rischio l’ottimismo, ma io sono fiducioso che ce la farà. Queste crisi svolgono anche una funzione positiva perché costringono la poltica a compiere passi che vorrebbe sempre a rinviare. Per restare al bridge ogni tanto bisogna fare un giro a vuoto, lasciar prendere gli avversari, per vincere la mano. Come dice la canzone a volte “si muore un po’ per poter vivere…”. Insomma si può perdere qualcosa in un momento, per guadagnare di più in un momento successivo.

In questi mesi abbiamo assistito a molte sfide, giocate sul filo del rasoio: ci siamo spinti troppo oltre?
C’è stato un momento in cui sembrava che Berlusconi conducesse una partita contro il mondo, cercando di rinviare quasi tutte le scelte che ci venivano chieste, forse nella convinzione che la Germania e la Francia non ci avrebbero mai fatto fallire, perché il nostro fallimento era il fallimento dell’euro. Poi ha fatto la cosa giusta e ha lasciato spazio a un giocatore più gradito a tutti. È stato un bene e speriamo che tutto vada per il verso giusto, ma, diversamente da come accade in una partita a bridge, non avremo mai la controprova, non sapremo mai cosa sarebbe successo continuando su quella strada. 

E il Governo Monti ci farà vincere il torneo?
Il professor Monti ha’un immagine migliore del suo predecessore e un’ottima reputazione internazionale. Il suo partner però sono i partiti, nel senso che i provvedimenti che adotta il Governo devono comunque incontrare il loro consenso. Ci sono azioni obbligate per la crescita e per la lotta all’evasione che necessitano di tempo, di confronto. Comunque nell’immediato dovevamo produrre numeri e non chiacchiere e lo abbiamo fatto. Nella squadra italiana, o meglio in quella europea, possiamo annoverare anche Mario Draghi e il suo governo della BCE, un grande giocatore, che fa ben sperare anche per i prossimi mesi. L’euro ce la farà? Non sono sicuro. L’unica piccola consolazione è che lo sapremo abbastanza presto. Siamo alle battute finali di questa difficile partita.

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