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Scossa svizzera e Qe alle porte: gli effetti del franco forte su Borse, cambi, bond

La decisione della Banca centrale svizzera di sganciare il franco dall’euro viene letta dai mercati come l’avvicinarsi del Qe di Draghi ma anche come un segnale di debolezza dell’economia globale – Euro sempre più giù – Borse contrastate – A Piazza Affari piace la strategia di Enel sul debito e Intesa traina le banche – Brilla il lusso – A ruba Btp a 30 anni

Scossa svizzera e Qe alle porte: gli effetti del franco forte su Borse, cambi, bond

QE ALLE PORTE, A MILANO ACCELERA IL LUSSO. FRANCOGEDDON COLPISCE TOKYO E WALL STREET

Il terremoto sui cambi innescato dal franco svizzero ha dato la scossa a tutti i mercati finanziari. La decisione di Berna di rinunciare alla politica della difesa del cambio fisso nei confronti dell’euro ha provocato un effetto drammatico, un vero e proprio Francogeddon, che continua stamane tutti sulle piazze asiatiche.

Sale lo yen, sull’onda degli acquisti della speculazione alla ricerca di “porti sicuri”. La valuta giapponese guadagna posizioni sul dollaro, scivolato a 115,85. Di riflesso scende la Borsa: l’indice Nikkei segnala un calo del 2,8%.

Debole anche Wall Street. La mossa di Berna è stata interpretata come un nuovo segnale di difficoltà dell’economia globale, già sotto pressione per ill calo delle commodities. Le Borse Usa chiudono in ribasso er la quita volta consecutiva: Dow Jones e S&P 500 arretrano dello 0,6%. Fa peggio il  Nasdaq -1,48%.

Deludono intanto i conti delle trimestrali bancarie. Brusca retromarcia di Blackberry -21% dopo la smentita di trattative per la vendita a Samsung. Nel settore hi tech arretrano anche Alibaba -3,3%, Apple -2,4% e Amazon -1,9%.

Il petrolio ha fallito l’obiettivo del rimbalzo dei futures di marzo oltre quota 50 e ha ripiegato in serata: il Wti ha chiuso a New York in ulteriore calo a 46,25 dollari (-4%), il Brent ha perso oltre un dollaro attestandosi a 47,67 dollari al barile (-2,1%).

CORRONO LE BORSE UE, PRECIPITA ZURIGO

Il presidente della banca centrale svizzera, Thomas Jourdan, ha spiegato ieri che la scelta a sorpresa di Berna è stata fatta “al momento giusto” perché tra 6 o 12 mesi la situazione potrebbe essere “molto più difficile”. Gli ha fatto eco dagli Usa il numero uno del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ribadendo il rischio che la crescita dell’area euro “resti molto bassa, circostanza che può rendere ancora più difficile la riduzione della disoccupazione e dell’eccessivo debito pubblico e privato aumentando il rischio di recessione e deflazione”.

Ma questi segnali d’allarme, nel breve termine, sono soprattutto al conferma che il Quantitative Easing europeo è prossimo e, con ogni probabilità, sarà più robusto di quanto già previsto. Sull’onda di questa convinzione ieri ha preso velocità la discesa dell’euro ed il rimbalzo dei listini europei.

In una giornata senz’altro memorabile il franco schizzato all’insù fino al 39% sulla moneta unica, scivolata a 0,90 contro la moneta elvetica per poi chiudere poco sopra la parità a 1,030. Pesante anche la discesa nei confronti del dollaro, fino ad un minimo di 1,1567, ai valori del 2003. La valuta unica ha poi recuperato fino a 1,1637.

La Borsa di Milano ha chiuso la seduta con l’indice FtseMib in rialzo del 2,3%. In evidenza Finmeccanica +3,5% e Atlantia +4,5%. Brillanti anche gli altri listini: la Borsa di Parigi ha guadagnato il 2,1%, Francoforte +1,9%, Londra +1,3%.

Altra musica a Zurigo: l’indice Smi ha chiuso in ribasso dell’8,8%. Fra i titoli principali Swatch è finita in ribasso del 16% contendendo a Richemont la maglia nera del mercato. Giù anche Ubs e Credit Suisse, entrambe -11%, Roche 8%, Nestlè -6,2%.

BTP VA A RUBA IL NUOVO TRENTENNALE

In attesa del QE continua la discesa dei tassi di mercato. Il decennale tedesco ha aggiornato un nuovo minimo storico a 0,4060% per poi chiudere a 0,42%. Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso a 132 punti base e il tasso del decennale domestico si è assestato all’1,74%. Di rilievo il pieno successo del  nuovo Btp a 30 anni, prezzato con un rendimento a scadenza del 3,291%, 6 punti base sopra il Btp settembre 2044. L’operazione ha raccolto ordini per circa 10 miliardi.

BRILLA IL LUSSO: MONCLER AL TOP, LUXOTTICA RECORD

Robusti e diffusi rialzi un po’ in tutti i settori tra le blue chips milanesi. Merita una citazione particolare il comparto del lusso, galvanizzato anche dai giudizi di JP Morgan e Citigroup che ha promosso Moncler +5,8% /target price in salita da 15 a 15,5 euro, giudizio overweight). Luxottica +2,16% ha aggiornato il massimo storico a 48,67 euro dopo che Citigroup ha alzato il prezzo obiettivo da 38,5 a 50 euro (neutral) JP Morgan da 42,5 a 45 euro (neutral).

Corrono anche Yoox +3% e Ferragamo +2,7%. Bene anche World Duty Free +3% che  ieri presentato il nuovo piano industriale, è salita del 3%.

BALZO DI ENEL: PIACE LA STRATEGIA SUL DEBITO

Giornata positiva per il settore energy. Eni ha guadagnato il 3,70% a 14 euro, Tenaris il 4% a 11,70 euro. Fa eccezione Saipem -1,01%: Citigroup ha tagliato il target price da 11,5 a 6 euro (sell) in scia alla notizia che Shell e Qatar Petroleum hanno annunciato l’intenzione di abbandonare il progetto petrolchimico Al-Karaana in Qatar del valore di 6,4 miliardi di dollari. Intanto la People’s Bank of China ha ridotto la sua partecipazione nella società dal 2,027% all’1,994%.

Ottimo rialzo di Enel +4,1%. Gli analisti di Citigroup in uno studio sul settore utility hanno promosso il titolo a Neutral da Sell con un prezzo obiettivo che passa a 3,6 euro dai precedenti 3,4. Ieri la società ha annunciato l’emissione di un nuovo bond benchmark decennale da scambiare con sei titoli in circolazione. Il nuovo piano strategico prevede di non rifinanziare i bond a scadenza, ma di rimborsarli utilizzando l’ampia liquidità di cui il gruppo dispone anche a seguito delle dismissioni mandate in porto entro fine 2014. Un’operazione che consentirà di intaccare l’indebitamento lordo, pari a 50 miliardi (39 miliardi quello netto atteso a fine 2014) con la riduzione degli oneri sul debito.

BANCHE, INTESA TRAINA IL COMPARTO

Nessuna comunicazione ufficiale da Siena sull’esito della missione a Francoforte dei vertici di Mps +0,61%. Positivo il settore, spinto dall’imminente Qe. Il Banco Popolare è salito del 2,85%, Bper +2,26%, Ubi dell’1,66%, Mediobanca +1,97%, Unicredit +1,2%. Svetta la performance di Intesa +2,9% che ha acceso una posizione al ribasso su Telecom Italia +0,56% in attesa che le authority brasiliane e argentine concedano il benestare alla scissione della holding Telco.

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