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Renzi all’attacco nel Pd: “Bersani, basta farsi umiliare da Grillo: accordo con Berlusconi o voto”

Il sindaco di Firenze mette a nudo il Pd e incalza Bersani: “Basta farsi umiliare da Grillo: o un accordo con Berlusconi alla luce del sole o elezioni” – Renzi scopre la pentola dei fermenti nel Pd: 120 parlamentari contro la candidatura di Prodi al Quirinale e Michele Salvati scrive: “Senza una nuova offerta politica del Pd il voto non cambierebbe nulla”

Renzi all’attacco nel Pd: “Bersani, basta farsi umiliare da Grillo: accordo con Berlusconi o voto”

Bersani stai perdendo tempo, basta farsi umiliare da Grillo, le vere alternative sono ormai solo due: o un accordo con Berlusconi o nuove elezioni. Il resto è noia, come direbbe Califano, o colpevole melina. Matteo Renzi esce finalmente allo scoperto e non le manda a dire. Con un perentorio doppio passo – prima alla manifestazione per i 120 anni della Camera del Lavoro di Firenze davanti a una sua avversaria storica come Susanna Camusso e stamattina nell’intervista al “Corriere della Sera” – Renzi prende di petto i problemi della politica italiana e soprattutto scopre la pentola di un Pd solo apparentemente unito intorno a Bersani ma in realtà in pieno fermento. 

Non c’è dubbio che la doppia sortita del sindaco di Firenze sia l’evento politico del momento, ma basta scorrere i giornali per scoprire tutte le tensioni che arroventano il Pd alla vigilia della campagna per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Oltre a Renzi due altri fatti destano clamore: le 120 firme già raccolte tra i parlamentari del Pd e ancora sotto traccia per impedire la candidatura di Romano Prodi al Quirinale – non perché il padre dell’Ulivo non sia una personalità degnissima ma perché, in questo momento, la sua candidatura divide e porta inevitabilmente alle elezioni – e l’intervento di un finissimo intellettuale di area Pd come Michele Salvati, già parlamentare e attuale direttore della rivista bolognese “Il Mulino”, che firma sul “Corriere della sera” un articolo di prima pagina intitolato: “La sconfitta del leader Pd e le prossime primarie”. 

“Cosa garantisce – scrive Salvati – che nuove elezioni diano un esito diverso dallo stallo in cui ci troviamo? Nulla, se non una diversa offerta politica” del Pd che passa attraverso nuove primarie e la consacrazione della leadership e della strategia del dialogo e dell’innovazione di Renzi.

Il sindaco di Firenze va in effetti al cuore dei problemi che turbano militanti e gruppi dirigenti del suo stesso partito e affronta apertamente il tasto dolente dei rapporti con Grillo e soprattutto con Berlusconi. Sul Movimento 5 Stelle Renzi va subito al sodo accusandolo di “arroganza e tracotanza verso il Pd”: “Pierluigi – dice rivolto al suo segretario – non farti umiliare: sei il leader del Pd. Noi non dobbiamo inseguire Grillo ma dobbiamo avere un sussulto di orgoglio e avanzare una nostra proposta forte” sul finanziamento dei partiti, sulla legge elettorale, sull’eliminazione vera delle Province e sulla trasformazione del Senato, oltre che sul lavoro e sull’economia. 

Ma è sui rapporti tra Pd e Berlusconi che Renzi affonda il coltello nelle ambiguità del suo partito: “Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili e allora chiediamo di andare a votare subito oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti. Non è possibile che il noto giurista Migliavacca (braccio destro di Bersani, ndr) un giorno proponga ai grillini di votare insieme la richiesta di arresto di Berlusconi e il giorno dopo offra al Pdl la presidenza della convenzione per riscrivere la Carta costituzionale”. 

E ancora: “In un momento si vagheggia Berlusconi in manette e in un altro ci si incontra di nascosto con Verdini . Non si può stare così in mezzo al guado”. Personalmente – aggiunge Renzi – “io non voglio Berlusconi in galera ma lo voglio in pensione”, anche attraverso il ricorso a nuove elezioni con una nuova legge elettorale e senza dimenticare quel che scrive Salvati.

L’importante – tuona il sindaco di Firenze – è “avere le idee chiare, basta vivacchiare”. Vedremo presto se nella politica italiana la melina è davvero finita, ma certo lo è nel Pd dove da oggi comincia una fase nuova, il cui esito è tutto da scoprire.

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