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Quote latte, perquisite le sedi della Lega a Milano e Torino

La Procura di Milano ha ordinato l’operazione nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della società cooperativa “La Lombarda” – I capi d’accusa sono bancarotta fraudolenta e corruzione – Maroni: “La Lega non c’entra”.

Quote latte, perquisite le sedi della Lega a Milano e Torino

La bufera delle quote latte travolge la Lega Nord. Nelle ultime ore la Guardia di Finanza ha perquisito le sedi del Carroccio a Milano e a Torino. La Procura del capoluogo lombardo ha ordinato l’operazione nell’ambito dell’inchiesta partita dal fallimento della società cooperativa “La Lombarda”, sprofondata in una voragine da 80 milioni di euro. I capi d’accusa sono bancarotta fraudolenta e corruzione.

In particolare, il sospetto è che siano state pagate bustarelle a pubblici ufficiali e personalità politiche con l’obiettivo di ritardare il pagamento delle quote latte all’Unione Europea. Sembra che manchino all’appello circa quattro miliardi di euro: fondi che l’Italia avrebbe già dovuto versare a Bruxelles.

Alle perquisizioni erano presenti Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Roberto Cota. Secondo alcune fonti, l’acquisizione di atti e documenti è stata parziale perché sia a Milano sia a Torino i politici leghisti si sono avvalsi dell’immunità parlamentare.

Una versione che Maroni ha subito smentito: “È un’inchiesta che riguarda una società che non c’entra nulla con la Lega – ha precisato il segretario del partito -. La Procura pensava che ci fossero dei documenti di un dipendente di via Bellerio, ma non hanno trovato nulla e noi abbiamo dato totale collaborazione. Non è vero, come ha scritto qualcuno, che abbiamo opposto questioni d’immunità parlamentare. La Lega non c’entra”.

Secondo il leader del Carroccio, “la Finanza voleva solo acquisire documenti che riguardano un dipendente della Lega e si è recata sul luogo di lavoro del suddetto dipendente, cioè la sede di via Bellerio. Invito pertanto tutti mezzi d’informazione a dare conto di questa mia categorica smentita. Ho inoltre dato mandato al mio avvocato di perseguire legalmente chi ha diffuso questa notizia falsa e tutti coloro che non dovessero dare conto della falsità della notizia stessa”. In ogni caso, “non sono uno che parla di complotti, non lo farò mai”.

Al momento non si sa se i quattro parlamentari siano iscritti nel registro degli indagati. Come testimoni sono state ascoltate Daniela Cantamessa, segretaria di Bossi, e Loredana Zola, segretaria amministrativa a Torino della Lega nord. Il pm di Milano ha sentito anche Renzo Bossi e gli ex ministri dell’agricoltura Giancarlo Galan e Luca Zaia (attuale governatore della Regione Veneto).

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