Condividi

Prometeia: Italia chieda aiuti a Bce

Secondo l’analisi dell’associazione nel 2012 l’Italia ha raggiunto gli obiettivi di bilancio e sta per uscire dalla procedura per disavanzi eccessivi, ma le turbolenze ancora possibili sui mercati finanziari potrebbero rendere inutili gli sforzi fatti nel corso degli ultimi diciotto mesi – Ecco perchè conviene chiedere subito l’intervento della Bce.

Prometeia: Italia chieda aiuti a Bce

Prometeia ha presentato oggi a Bologna il Rapporto di Previsione sulle prospettive di breve-medio termine dell’economia internazionale e italiana. Questo Rapporto, elaborato sin dal 1974 ogni trimestre da Prometeia Associazione, è riconosciuto come uno dei momenti più importanti nell’analisi dell’economia internazionale e del nostro Paese.

In Italia, il rispetto del fiscal compact è legato alla riduzione dei rendimenti dei titoli a lunga scadenza come conseguenza della riduzione del differenziale tra Btp e Bund, sotto i 300pb nel 2014 per arrivare in prossimità dei 200pb sul finire del 2015. È possibile raggiungere questi livelli senza interventi della Bce? Valutazioni econometriche fatte all’interno di Prometeia suggeriscono che i differenziali Btp-Bund giustificati dai fondamentali di disavanzo e debito pubblico potrebbero aggirarsi attorno ai 200pb. Ciò significa che attualmente i rendimenti dei Btp decennali potrebbero essere all’incirca al 3.5%.

Nell’attuale contesto economico e politico, e in quello che si determinerà nel primo semestre del 2013 in concomitanza con le elezioni politiche del prossimo aprile, con il trascinarsi ancora a lungo delle difficoltà della Grecia, con il rischio che il Portogallo si trovi nuovamente in difficoltà, Prometeia ritiene improbabile che lo spread per i nostri titoli possa cominciare a scendere, mentre invece esiste il rischio che possa aumentare. L’unico modo per prevenirlo è giocare d’anticipo chiedendo interventi della Bce sul mercato dei nostri titoli.

Con il 2012 l’Italia ha raggiunto gli obiettivi di bilancio e sta per uscire dalla procedura per disavanzi eccessivi mentre l’approvazione della legge di stabilità dovrebbe garantire il raggiungimento di quelli previsti per il 2013. Inoltre il nostro Paese ha inserito in Costituzione il pareggio strutturale di bilancio a garanzia del rispetto del fiscal compact. Non vi sarebbero ragioni per chiedere al Paese ulteriori misure di restrizione del bilancio. Mentre le turbolenze ancora possibili sui mercati finanziari potrebbero rendere inutili gli sforzi fatti nel corso degli ultimi diciotto mesi. Una richiesta tempestiva e coordinata con Spagna e Germania potrebbe minimizzare i rischi finanziari e quelli politici garantendo una ripresa della crescita. Si tratterebbe di un’assicurazione contro esiti drammatici che potrebbe far ricadere l’Italia in una crisi ancora più grave perché sconterebbe due importanti fasi di recessione.

Pur con un margine di incertezza, Prometeia ritiene vi siano buoni motivi per considerare questi mesi autunnali come il fondo della Grande Recessione. D’altro canto tutti gli indicatori congiunturali confermano questa analisi: si sta attenuando il ritmo di caduta della produzione industriale, che tornerà marginalmente positiva nel quarto trimestre (+0.2%). La debolezza della domanda di servizi e di costruzioni, colpiti dalla crisi dei consumi delle famiglie e dal blocco degli investimenti pubblici, manterrà in flessione il Pil fino alla fine dell’anno (-2,4% rispetto al 2011). Nel 2013 l’economia italiana uscirà dalla fase recessiva vera e propria ma con una ripresa stentata, ben lontana dai livelli pre-crisi e dal recupero che Francia e Germania avranno invece messo in atto. L’anno si chiuderebbe con un altro segno negativo (-0.3%) nella variazione del Pil. Nei due anni successivi potrebbero esservi invece le condizioni per una crescita tra l’1 e l’1.5%.

Prometeia ritiene che la Banca Centrale Europea riduca di 25 punti base il tasso di rifinanziamento principale al termine del 2012 mantenendolo costante allo 0.50 per cento nel triennio successivo. Nei prossimi mesi la Bce dovrebbe pertanto associare agli interventi sui mercati obbligazionari secondari, finalizzati alla riduzione dell’avversione al rischio degli investitori e al ripristino dei normali meccanismi di trasmissione della politica monetaria, anche manovre di tipo convenzionale, nel tentativo di controbilanciare almeno parzialmente l’effetto negativo esercitato dal recente apprezzamento dell’euro sulla competitività dei paesi Uem. Riteniamo inoltre che la Bce continui a non remunerare i depositi overnight, stringendo il corridoio della politica monetaria.

Commenta