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Profughi, Movimento Europeo: beffardo ricollocamento di soli 120mila rifugiati e richiedenti asilo

Pier Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo commenta con parole dure i risultati del Consiglio dei Ministri degli Interni del 22 settembre sul ricollocamento di 120mila rifugiati e richiedenti asilo: “La cifra è il frutto di una visione cinica e beffarda”. Tre le osservazioni critiche del presidente del Cime

Sono tre le osservazioni del presidente del Cime, Pier Virgilio Dastoli, sui risultati del Consiglio dei Ministri degli Interni del 22 settembre:

– il ricollocamento riguarda 120000 rifugiati e richiedenti asilo attualmente in Italia e Grecia e fra 12 mesi l’Italia potrà mandare in altri paesi una parte dei 54000 profughi “rimasti in sospeso”. L’emergenza incombe e il Consiglio ha dato un anno di tempo ai paesi refrattari per accogliere quote di rifugiati. Strano modo di concepire l’emergenza!

– Le istituzioni internazionali (ultima in ordine di tempo è l’OCSE) ci dicono che il flusso di migranti – che scappano dalle guerre, di cui sono responsabili anche i governi europei per le politiche sciagurate che hanno fatto in questi anni, e dalla fame causata anche dal mancato rispetto degli obiettivi del millennio – non è un’emergenza ma un fatto epocale che durerà anni. Sono noti i calcoli di quanti migranti potenziali ci sono in Turchia, Libano, Giordania, Siria, Iraq e Libia e, di fronte a questi calcoli, la cifra di 120000 persone è il frutto di una visione cinica e beffarda.

– Hanno scritto che il voto a maggioranza qualificata di ieri è una “decisione storica” e che apre la strada all’Europa politica. Strano modo di ragionare se viene giudicata storica una decisione non solo prevista da un Trattato entrato in vigore nel 2009 (art. 78) ma soprattutto obbligatoria per tutti gli attori istituzionali: per la presidenza del Consiglio UE che è obbligata a far votare, per la Commissione che ha il potere di chiedere che si voti su un suo testo (ma il Consiglio UE ieri ha votato su un testo della presidenza diverso da quello della Commissione) e per i singoli governi che possono chiedere alla presidenza di far votare. L’anomalia non sta nel voto a maggioranza di ieri ma nel non-voto del 14 settembre (chi ha deciso in quel Consiglio di non votare e perché ?). Vediamo cosa succederà al Consiglio europeo quando si discuterà di frontiere e di Schengen per verificare quanti passi in avanti ci saranno ancora verso l’Europa politica.

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