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Procedura infrazione Ue, un disastro per i fondi al Sud

Tra le conseguenze dell’eventuale provvedimento dell’Ue, oltre a una maxi multa pari allo 0,5% del Pil e al blocco dei finanziamenti da parte della Bei, c’è anche il possibile congelamento dei fondi per le Regioni in via di sviluppo – Già oggi l’Italia è penultima in Europa per utilizzo dei fondi comunitari – VIDEO.

Procedura infrazione Ue, un disastro per i fondi al Sud

La manovra del Governo non piace a Bruxelles, che come è noto ha aperto la strada per una possibile procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Tra le conseguenze dell’eventuale provvedimento dell’Unione europea, c’è anche il possibile congelamento dei fondi per le Regioni in via di sviluppo, in particolare quelle del Sud. Si tratta di un tesoretto di circa 80 miliardi di euro (quasi 40 in arrivo da Bruxelles, il resto grazie al cofinanziamento statale), che secondo il regolamento comunitario spetterebbero al nostro Paese nel periodo 2021-2027.

Uno scenario che Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, definisce “disastroso. Un ulteriore elemento repressivo per il Sud“, ha detto il direttore Luca Bianchi. Una conseguenza che quindi farebbe emergere una delle tante contraddizioni della linea politica di questo esecutivo: da un lato aiutare il meridione attraverso la distribuzione del reddito di cittadinanza, dall’altro penalizzare le imprese e le amministrazioni locali che potrebbero investire quei fondi per rilanciare un’economia che ancora segna il passo rispetto a quella del resto del Paese.

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Il percorso tuttavia è ancora lungo, se ne saprà di più non prima di giugno 2019. Nei piani dell’Unione quei soldi vanno usati per progetti dedicati a giovani, innovazione, digitalizzazione, clima, ambiente e sicurezza.  Già in passato l’Italia ha dimostrato di non saper sfruttare appieno questa opportunità: nel periodo 2014-2020 siamo il penultimo Paese in tutta l’Ue per percentuale spesa dei fondi erogati da Bruxelles. Peggio di noi fa solo la Croazia. Con la differenza che l’Italia è però anche il terzo contributore in assoluto al bilancio europeo, con quasi 14 miliardi di euro. Finora quei soldi ci erano in parte tornati indietro, ma non siamo stati in grado di investirli. Domani, se la Commissione dovesse davvero aprire una procedura, non li avremmo nemmeno più a disposizione.

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