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Petrolio e banche fanno di nuovo tremare le Borse. Attesa per la bad bank

Scendono di nuovo i prezzi del petrolio e le banche aspettano la fumata bianca sulla bad bank: oggi Padoan a Bruxelles ma la Ue avverte che i crediti deteriorati peseranno sui conti pubblici – Popolari e Unicredit sotto tiro – Partenza contrastata per l’aumento Saipem – Le utilities tengono e Milano e Brescia potrebbero scendere sotto il 50% in A2

Petrolio e banche fanno di nuovo tremare le Borse. Attesa per la bad bank

Un nuovo tonfo dei mercati azionari, accompagnato dalla pesante discesa dei prezzi del petrolio, sta precedendo l’avvio del vertice della Federal Reserve, il primo dopo l’aumento dei tassi di dicembre.

Sotto tiro stamane le Borse asiatiche: Tokyo -1,4% in attesa della riunione della banca centrale di fine settimana. Hong Kong -2,1%. Giù anche Shanghai e Shenzhen nonostante una robusta iniezione di liquidità da parte della banca centrale.

Wall Street, dopo il rimbalzo di fine settimana, ha ripreso ieri sera la strada del ribasso: Dow Jones -1,29%, S&P 500 -1,56%, Nasdaq -1,58%.

L’IRAQ AUMENTA LA PRODUZIONE. SCORTE ALLE STELLE

 A provocare l’ondata di vendite è stata la nuova discesa dei prezzi petroliferi: -5,7% il greggio Wti, -5,2% il Brent. A scatenare la nuova ondata di vendite è stata la notizia dell’aumento a livelli record della produzione irachena alimentando le scorte mondiali già in eccesso.

Immediata la reazione di Wall Street: l’indice S&P Energy ha perduto il 4,5%. Exxon e Chevron hanno ceduto il 3%. Conoco Philips è arretrata del 9,2%, dopo che Barclays ha ipotizzato il taglio del dividendo.  

MILANO -2%. AL VIA LE ASTE DEL TESORO

Si profila così una nuova giornata difficile per i listini europei dopo i cali di ieri. Milano -2%, colpita dalla pressione sui titoli bancari, è stata la peggiore. La Borsa di Parigi è arretrata dello 0,5%, Francoforte -0,2%, Madrid -1,9%. 

Il mercato dei titoli di Stato si è conferma più stabile, alla vigilia delle aste di fine mese. Si comincia oggi con l’offerta di 2,5 miliardi di Ctz e Btpei. Domani sarà la volta dei Bot a 6 mesi (6,5 miliardi). Nell’asta a medio-lungo termine di giovedì 28 gennaio il ministero dell’Economia metterà a disposizione degli investitori un ammontare compreso tra 5,5 e 7 miliardi di euro in Ccteu e Btp a 5 e 10 anni.

Lo spread tra Btp e Bund decennali si aggira attorno a 116 punti base.

 

NUOVE VENDITE SULLE BANCHE. UNICREDIT NEL MIRINO

Alla vigilia della missione a Bruxelles del ministro Gian Carlo Padoan, oggi a confronto con Margrete Verstager, commissario alla Concorrenza, le banche, specie quelle italiane, sono tornate nel mirino dei venditori. 

L’indice Stoxx europeo delle banche è sceso del 3,1%. Tra i titoli più colpiti Deutsche Bank -5,7%, Santander -4,3% e BnpParibas -3,2%.

Ancor più violenti i ribassi delle banche italiane. Ancora sotto pressione Unicredit -6,4%. “Al momento è tutto tranquillo” ha replicato Federico Ghizzoni, a chi gli chiedeva un commento su un possibile riassetto al vertice che, secondo le indiscrezioni, lo vedrebbe passare al ruolo di presidente dell’istituto. “In futuro si vedrà” ha poi aggiunto. In pesante flessioni anche Banco Popolare -7%, Pop.Milano -6,1%. 

Completano il quadro i cali di MontePaschi -3,3%, già in forte rialzo in mattinata, Intesa -2,8%, Mediobanca -3,2%.

LA UE: I NPL PESERANNO ANCHE SUI CONTI PUBBLICI

A complicare il quadro ha contribuito la diffusione di un rapporto della Commissione Ue, in cui si dice che nel breve termine la mole di “non performing loans” (Npl) in pancia alle banche italiane potrebbe comportare passività aggiuntive sul bilancio statale, anche se non ci sono pericoli considerevoli sui conti pubblici di Roma. In una prospettiva di medio termine, prosegue il rapporto, l’alto livello del debito pubblico l’espone l’Italia a un impatto considerevole in caso di shock su crescita e tassi d’interesse.

Intanto, di fronte al Parlamento tedesco Mario Draghi ha difeso la politica di espansione monetaria della banca centrale. “Un’inflazione eccessivamente bassa colpisce i consumatori e danneggia la credibilità della Banca centrale europea” ha detto. “Centrare il nostro obiettivo è una questione di credibilità – ha aggiunto – Se una banca centrale si dà un obiettivo, non si possono spostare i paletti quando non lo centra”.

 PARTENZA CONTRASTATA PER L’AUMENTO SAIPEM

I ribassi del greggio hanno condizionato l’andamento di Eni -1,2%, Tenaris -2,5%. In forte aumento invece Saras +5,5%. Il margine di raffinazione medio nell’area del Mediterraneo relativo alla scorsa settimana è aumentato a 5 dollari al barile, rispetto ai 4,9 dollari dei sette giorni precedenti.

Ma l’attenzione di Piazza Affari era concentrata sull’avvio, tutt’altro che brillante, dell’aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro di Saipem seguito da vicino dalla task force di Borsa Italiana e Consob per le caratteristiche dell’operazione: i soci che non sottoscriveranno verranno diluiti al 96%.

Nel primo giorno di negoziazione, i diritti di opzione hanno chiuso in ribasso del 20% a 2,94 euro dopo non essere riusciti a fare prezzo per tutta la giornata. Diametralmente opposto l’andamento dell’azione, che tuttavia ormai pesa pochissimo: è balzata del 18,5% ma vale soltanto 0,627 euro. Numeri alla mano, il combinato azione più diritto è crollato del 15% rispetto alle quotazioni di venerdì quando già il titolo aveva subito un passivo del 20,5%.

I CONTRATTI CON L’IRAN FANNO VOLARE DANIELI

Saipem è stata anche tra i principali protagonisti delle intese firmate ieri sera a Roma dalla delegazione iraniana al seguito del presidente Hassan Rouhani. La società si è aggiudicata un contratto per realizzare un gasdotto di 2.000 km, dice una fonte vicina alla situazione, per un valore di 4-5 miliardi di dollari.

Gli accordi con Teheran hanno intanto fatto volare Danieli che ha chiuso la seduta con un rialzo del 21,02% a 17,33 euro. Si tratta di tre intese in campo siderurgico, per un totale di 5,7 miliardi di dollari tra cui una joint venture denominata Persian Metallics del valore di 2 miliardi.

Altre società quotate sono state interessate dalle intese per un totale di 17 miliardi di dollari: Eni , Enel, Finmeccanica, Fincantieri e Trevi.

Secondo Sace, gruppo assicurativo-finanziario di Cdp, la rimozione delle sanzioni dovrebbe consentire all’Italia di arrivare nel 2018 ad un livello di export superiore ai 2,5 miliardi di euro, contro gli 1,16 del 2014.

JPMORGAN: PER CNH SARA’ UN ANNO DIFFICILE

Sotto tiro tra gli industriali Cnh Industrial -3,9%, colpita dalla crisi dei Paesi Emergenti. JP Morgan ha confermato la raccomandazione Underweight sulla società dei trattori agricoli, dei camion e degli autobus controllata da Exor. Il target price è 4,62 euro. Il giudizio negativo sul titolo è contenuto in un ampio report che prevede un anno difficile per le società del settore, afflitte da un perdurante problema di alti livelli del magazzino. La società diffonderà i dati del 2015 venerdì 29 gennaio.

Ancor più pesante a Wall Street la chiusura di Caterpillar -5% dopo la bocciatura di Goldman Sachs che ha emesso un giudizio sell sul titolo.

Deboli gli altri industriali: Finmeccanica -1,4%, StM +0,6%. Fiat Chrysler -1,9%. Prysmian -3,1%.

In linea con il mercato anche Buzzi -2,21%. Il titolo è tra le ‘Top Quattro per il 2016’ tra le mid cap italiane scelte da Exane Bnp Paribas, che ha confermato la raccomandazione outperform e il prezzo obiettivo a 23,5 euro.

Telecom Italia è scesa del 2,8%, Mediaset -3,2%. 

A2A, MILANO E BRESCIA POTREBBERO SCENDERE SOTTO IL 50%

Tengono le utilities: Enel -0,5%, Snam +0,4%. Scende invece A2A -1,7% dopo che il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha detto che i due Comuni di Milano e Brescia, che oggi controllano la società con il 25% ciascuno, potrebbero ridurre la loro quota complessiva sotto il 50% per favorire lo sviluppo della società, che prima o poi avrà bisogno di un aumento di capitale. 

Nel settore lusso, infine, salgono Yoox +1,7% e Tod’s +0,9%. Ribassi contenuti per Ferragamo -0,49% e Luxottica -0,53%.

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