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Pensioni Francia, fallito l’incontro tra governo e sindacati: “Ci rifiutiamo di voltare pagina”

I sindacati hanno chiesto alla Premier Borne il ritiro della riforma Pensioni. Il Governo dice no. Nuove mobilitazioni in arrivo

Pensioni Francia, fallito l’incontro tra governo e sindacati: “Ci rifiutiamo di voltare pagina”

“Un fallimento”. Questa la parola utilizzata dal leader della Cfdt (Confédération française démocratique du travail) Laurent Berger uscendo dall’attesissimo incontro tra la premier francese, Elisabeth Borne, e i sindacati convocato allo scopo di porre fine alle proteste che da mesi stanno mettendo in ginocchio la Francia e che non accennano a diminuire nemmeno dopo la contestata approvazione della riforma delle pensioni voluta dal Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Al termine della riunione, infatti, i sindacati si sono detti pronti a scendere di nuovo in piazza giovedì 7 aprile.

L’incontro tra sindacati e Governo

Nel corso della riunione, durata meno di un’ora i sindacati hanno chiesto alla Premier di ritirare la riforma delle pensioni, ricevendo un ovvio rifiuto da parte di Borne. “Abbiamo ripetuto al Presidente del Consiglio che non ci può essere altro esito democratico che il ritiro del testo. Il primo ministro ha risposto che voleva mantenere il suo provvedimento,”, hanno spiegato i sindacati. “Ci rifiutiamo di voltare pagina e aprire, come vuole il governo, altre consultazioni su temi tanto diversi come la piena occupazione o la condivisione della ricchezza”, ha detto il presidente confederale della CFDT, Laurent Berger.

Dure anche le parole della segretaria generale della Cgt (Confédération générale du travail), Sophie Binet, che ha definito l’esito dell’incontro “uno schiaffo agli oppositori” della legge. “Siamo venuti a chiedere il ritiro della riforma pensionistica a nome dei milioni di dipendenti mobilitati da tre mesi”, ha affermato Binet, aggiugendo che “la presidente del Consiglio e ha scelto di rimandarci in piazza“. Binet ha definito il governo come “radicalizzato, ottuso e disconnesso”.

Nei prossimi giorni si attendono nuove proteste da parte dei lavoratori che hanno già occupato strade e piazze durante le ultime settimane. Una nuova mobilitazione è programma per giovedì.

Cosa prevede la riforma delle pensioni?

La misura più contestata dai sindacati e dalle opposizioni, ma anche dall’opinione pubblica riguarda l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Previsto un aumento complessivo del numero di anni necessari ad avere la pensione piena (fino ad arrivare ai 43 anni di contributi nel 2027, anziché nel 2035 come previsto dalla legge oggi in vigore). Va ricordato che in Germania si va in pensione a 67 anni e in Italia a 64. La riforma francese stabilisce però delle deroghe per chi esercita mansioni usuranti, introduce misure a favore della ricostruzione delle carriere (tenendo anche conto dei “lavori di utilità collettiva”) e aumenta a 1.200 euro mensili lordi la pensione minima per chi ha versato il massimo dei contributi. Un’altra misura fortemente avversata dai sindacati è infine l’abolizione per i futuri assunti dei regimi speciali, che garantisce privilegi previdenziali a determinate categorie, che in Italia sono stati eliminati da tempo con il consenso dei sindacati.

La riforma è diventata legge lo scorso 16 marzo con un “colpo di mano” del Governo francese che ha fatto ricorso all’articolo 49 comma 3 della Costituzione che consente di far approvare il provvedimento senza il voto dell’Assemblea Nazionale. Ci sono però altri due scogli da superare. Il prossimo 14 aprile, il Consiglio costituzionale dovrà decidere se il testo della riforma è o no conforme alla Costituzione, mentre il prossimo 20 aprile si pronuncerà sulla possibile ammissione del referendum popolare sull’innalzamento da 62 a 64 anni dell’età pensionabile previsto dalla legge.

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