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Paolo Borrometi, il giornalista antimafia che non s’arrende di fronte alle intimidazioni e alle fake news della criminalità

La Procura di Siracusa ha svelato un piano criminoso volto ad infangare il condirettore dell’Agenzia Italia che con i suoi scritti e i suoi libri ha condotto una coraggiosa attività di denuncia delle attività della criminalità mafiosa e che dal 2014 vive sotto scorta

Paolo Borrometi, il giornalista antimafia che non s’arrende di fronte alle intimidazioni e alle fake news della criminalità

Non sono tutti così ma di giornalisti con la schiena dritta che non s’arrendono né di fronte al potere nè di fronte alla criminalità mafiosa nè di fronte alle fake news intimidatorie ce n’è ancora qualcuno. Uno di questi è Paolo Borrometi, coraggioso quarantenne condirettore dell’Agenzia Italia e autore di inchieste e di libri su criminalità, mafia e terrorismo che dal 2014 vive sotto scorta dopo essere stato aggredito e ferito da un gruppo di misteriosi uomini incappucciati. Nei giorni scorsi la Procura di Siracusa ha scoperto un piano “criminoso” per diffamare, a colpi di fake news, il Borrometi e ha citato a giudizio l’ex deputato regionale siciliano di centrodestra Giuseppe Gennuso, il direttore del giornale online Diario 1984, Giuseppe Guastella, il giornalista Giuseppe Gallinella e Valeria Micalizzi. Secondo i magistrati il promotore del piano diffamatorio sarebbe stato Giannuso, che si trova già ai domiciliari, mentre gli altri tre imputati sono accusati di aver scritto articoli che avrebbero leso la “reputazione di Borrometi”. Purtroppo non è il solo episodio attraverso cui si è cercato di screditare il condirettore dell’Agenzia Italia, che è parte offesa – secondo quanto riferisce “Il Corriere della Sera” – in 56 processi per minacce, violenza privata e diffamazione mentre 36 persone sono già state condannate per reati ai suoi danni. Nel 2019 Borrometi è stato il primo giornalista europeo a ricevere il premio Mackler per il giornalismo coraggioso ed etico di cui ha dato prova con i suoi scritti. La sua attività è la testimonianza di come il buon giornalismo faccia paura alla criminalità più della violenza ed è per questo che merita il plauso e il sostegno di tutta la società civile. Non mollare, Paolo: la parte migliore dell’Italia è tutta con te.

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