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Oggi nuova asta Bot, ma tutte le Borse soffrono

Il Tesoro replica il successo nell’asta dei Bot – Il G20 apprezza l’Italia ma la Germania si oppone al rafforzamento del fondo salva-Stati – Tutti negativi i listini europei – A Milano Impregilo in forte controtendenza – Spread stabile.

Oggi nuova asta Bot, ma tutte le Borse soffrono

ASTA BOT: IL TESORO VERSO UN BIS DA OSCAR. IMPREGILO E PREMAFIN, DUE STAR IN BORSA

Il Tesoro, dopo il successo dell’asta dei Ctz di venerdì, oggi tenta il bis: stamane saranno offerti 8,75 miliardi di Bot semestrali più 3,25 miliardi di ‘flessibili’ a 295 giorni. L’ottimismo è giustificato, oltre che dalla recente risposta del mercato, all’andamento delle scadenze più brevi dei Btp: Sul mercato secondario il rendimento del Btp a 2 anni è sceso di 6 punti base al 2,77%, livello che non si vedeva da aprile. Il rendimento del Btp a 10 anni è invece calato a fine settimana al 5,45% (-6 punti base), lo spread con il Bund tedesco è a 357.

Il viceministro dell’economia Vittorio Grilli, a Città del Messico per il G20, ha mostrato ottimismo per il contesto macro economico, spiegando che la recessione in Europa e nel mondo rallenta e l’Italia farà del suo “meglio per sconfessare le stime più pessimistiche” di caduta del Pil elaborate nel pieno della crisi a fine 2011: a cominciare dal quella dell’Fmi che parla di un calo del 2,2% per il 2012. “Le economie sono ancora fragili ma dagli Usa arrivano segnali migliori del previsto con un rallentamento del tasso di caduta” ha aggiunto Grilli.

Parte al piccolo trotto la settimana finanziaria: l’indice Nikkei 225 a Tokyo ripiega a -0,02% nonostante il calo dello yen, scivolato ai minimi da nove mesi nei confronti del dollaro. Si fa sentire in Giappone ed in Corea la minaccia di un’impennata dei prezzi del greggio legata alla crisi iraniana. Il Brent è trattato a quota 126,13, mentre il Wti segna 109, 36 dollari Il G20 ha preso atto degli “importanti progressi” dell’Europa, riconoscendo gli sforzi di Italia e Spagna. Ma sulle nuovi dotazioni finanziarie al Fmi, calcolate in duemila miliardi, la decisione è ancora in alto mare. Gli Stati Uniti e il Regno Unito ritengono che sia necessario che prima l’Ue aumenti le sue difese e, solo dopo, sarà possibile rafforzare quelle del Fmi a difesa dell’Eurozona deve anche dimostrare di essere in grado di frenare eventuali contagi alla crisi del debito.

La delegazione di Berlino si è però opposta ad un ulteriore rafforzamento delle risorse in mano al Fondo salva Stati e all’Esm oltre i 500 miliardi già previsti (di cui 250 già destinati a Grecia, Portogallo ed Irlanda). A spiegare l’ostinazione di Berlino contribuisce il fatto che stamane il Bundestag dovrà scegliere se approvare o meno il piano di 130 miliardi di prestiti alla Grecia. Entro mercoledì, intanto, la Grecia dovrà trasformare in legge 38 provvedimenti concordati a Bruxelles. A marzo, infine, andranno comunque versati i nuovi fondi per il salva Stati. Ma il versamento non avverrà, come sperato, giovedì 1° marzo. “Il mese – ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaueble – ha 31 giorni”. A scaldare il fuoco della polemica contribuisce la decisione di Berlino di inviare 160 ispettori delle imposte in missione volontaria ad Atene per aiutare i colleghi greci a raccogliere le tasse: i problemi greci, è la spiegazione, sono molto simili a quelli della Germania dell’Est dopo l’unificazione. Il governo ha accolto l’aiuto, ma la tensione già sale.

Non ci saranno rinvii, invece, per l’appuntamento più atteso dal mondo bancario europeo: tutto è pronto per la grande asta di mercoledì 29 febbraio, quando le banche presenteranno le loro richieste di prestito alla Bce garantiti da collaterali “soft”, come già si è lamentata la Bundesbank. Si prevede l’assegnazione di liquidità per 490 miliardi. Alle banche italiane dovrebbe finire un decimo circa della cifra stanziata. Assai meno prevedibile è quanta parte di quei quattrini servirà ad alleviare il credit crunch che sta soffocando l’economia reale.

Primo test in Borsa per l’Impregilo dopo l’accordo tra i Benetton e il gruppo Gavio, ormai unico azionista di Igli. I Benetton, infatti, sono usciti dalla prima società italiana di costruzioni, Impregilo, nella notte tra venerdì e sabato. L’accordo prevede che Gavio acquisti da Atlantia il 33% detenuto in Igli per 87,6 milioni, al netto di un debito proquota di 60 milioni, a un prezzo di 3,65 euro per azione (lo stesso pagato già alla Fonsai dei Ligresti per rilevarne la stessa quota). In più è stata concordata un’opzione a favore di Gavio per rilevare il 99,9 % dell’autostrada Torino-Savona, che fa capo ai Benetton, entro fine anno per 225 milioni. In cambio i Benetton acquistano da Gavio il 45,76 % di Asa Autostrade per il Sudamerica, che ha le concessioni in Cile e dove già possiedono una quota analoga, per 565 milioni. Ora i riflettori del mercato si accendono sul gruppo Salini, forte del 20% circa della società. Pietro Salini ha dichiarato al Financial Times che ”non è da escludere alcuna opzione “, nemmeno il ricorso all’Opa.

Da oggi sarà possibile vendere allo scoperto in Piazza Affari i titoli finanziari. Se si guarda a quanto successo in condizioni analoghe in Francia e Spagna, si possono prevedere nuovi scrolloni che alla fine si sono tradotti in buone occasioni di acquisto. Venerdì scorso le banche hanno recuperato dopo i ribassi della seduta precedente. Intesa Sanpaolo è salita del 2,9%, Unicredit +2,2%, Banco Popolare +0,8%, PopMilano +2%, Mediobanca +2,3%. L’amministratore delegato dell’ Ubi (+2,1% venerdì) Victor Massiah, intervistato dal Sole 24 Ore, non ha sciolto la riserva sulla distribuzione del dividendo. Il manager ha precisato che l’assegnazione della cedola dipende anche da fattori esterni alla banca. MontePaschi ha guadagnato l’1,5%. Proprio Banca Mps guida la classifica dei guadagni della scorsa settimana +11,9% in attesa che si chiuda la gara tra Clessidra, Equinox ed altri competitor per la quota che sarà ceduta dalla Fondazione. Intanto, il piano di austerità varato dal nuovo dg Fabrizio Viola è stato accolto dalla dichiarazione di sciopero: il 6 marzo si fermeranno le attività della banca.

Settimana cruciale anche per la sfida assicurativa. La holding della famiglia Ligresti ha proposto alle banche creditrici l’emissione di un prestito convertendo per un ammontare di 150 milioni di euro. L’operazione servirà per ristrutturare il debito di Premafin salita venerdì del 23% dopo essere stata sospesa a lungo. Secondo quanto riportato dalla stampa nel week-end non è escluso che la Consob possa obbligare Edf ad alzare il prezzo dell’opa lanciata dal colosso francese su Edison. Attualmente il prezzo dell’offerta è fissato a 0,84 euro.

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