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Ocse vede l’Italia in recessione e boccia Quota 100 e RdC

Ocse vede l’Italia in recessione e boccia Quota 100 e RdC

Per l’Ocse l’economia italiana va verso la recessione. Le previsioni per il 2019 sul nostro Paese contenute nel Rapporto Italia non lasciano molte speranze e secondo l’Ocse il Pil italiano scenderà quest’anno sotto lo zero, attestandosi a -0,2%.

Ma la bocciatura dell’economia non è l’unica tegola che il Rapporto dell’Ocse riserva all’Italia e al Governo gialloverde. Secondo l’organismo internazionale che ha sede a Parigi né il reddito di cittadinanza né l’anticipo pensionistico previsto da Quota 100 autorizzano a credere che i provvdimenti del Governo sosterranno la crescita ma, al contrario, rischiano di aumentare il deficit pubblico che passerà dal 2,1% del Pil nel 2018 al 2,5% del 2019.

Sul pensionamento anticipato di Quota 100, l’Ocse è particolarmente severa al punto da invitare il Governo italiano ad abrogare la misura previdenziale per almeno tre ragioni: perché rallenterà la crescita, perché ridurrà l’occupazione tra le persone anziane e perché, se non applicata in maniera equa, “aumenterà la diseguaglianza intergenerazionale e farà aumentare il debito pubblico”.

Quanto al reddito di cittadinanza, l’Ocse vi vede il pericolo che possa aumentare il lavoro nero senza sostenere la crescita.

Insieme all’abolizione – politicamente improbabile – di queste due misure, l’Ocse raccomanda al Governo italiano di evitare ripetuti condoni fiscali e di abbassare la soglia massima per i pagamenti in contanti.

Infine sullo stato di salute delle banche italiane, l’Ocse osserva che esso “è strettamente connesso alla finanza pubblica e ai suoi effetti sui rendimenti dei titoli di Stato” e che “rendimenti dei titoli di Stato più bassi contribuirebbero a preservare la stabilità del settore bancario” su cui – ma questo ovviamente l’Ocse non lo dice – pendono altre mine vaganti come la bizzarria della prossima Commissione interparlamentare d’inchiesta che si muoverà a tutto campo e senza limiti temporali di durata e che rischia di essere solo una tribuna elettorale, soprattutto se la sua presidenza dovesse venire affidata a un personaggio improbabile e del tutto privo di competenze finanziarie come l’ex leghista e ora parlamentare pasdaran dei Cinque Stelle, Gianluigi Paragone

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