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Netflix, arriva dagli Usa la rivoluzione della tv online. Ma in Italia non è per oggi

La tv in streaming, che ha sfondato in America e che è gia una realtà in mezza Europa, si prepara a sbarcare in Italia – Si realizza il sogno di Internet che affianca la tv e ne cambia le prospettive ma i limiti della banda larga ne frenano il decollo in Italia – Ci sarebbe la smart tv ma anche qui siamo ancora indietro

Netflix, arriva dagli Usa la rivoluzione della tv online. Ma in Italia non è per oggi

“Siamo pronti a modernizzare il significato del termine ‘distributori di programmazione video multicanale’ e a farlo diventare neutrale rispetto alla tecnologia. La definizione di un Mvpd (distributore di programmazione video multicanale) dovrebbe basarsi sui servizi offerti da un provider, ma non su come questi servizi raggiungono i consumatori. Gli utenti del ventunesimo secolo non dovrebbero essere frenati da regole che riconoscono soltanto le tecnologie del ventesimo secolo”. Le parole sono di Tom Wheeler, presidente della Fcc, la Federal Communication commission statunitense, e rendono l’idea della rivoluzione della tv “on demand”, che negli Usa è talmente realtà da andare oltre il fenomeno Netflix. Nato nel 1997 come servizio di noleggio con tanto di copie fisiche di film e serie tv recapitate a domicilio, la società di video in streaming punta oggi i 60 milioni di clienti nel mondo, di cui oltre la metà negli States, dove cresce alla media di 1 milione di nuovi clienti al mese, per un fatturato che nel terzo trimestre ha superato il miliardo di dollari.

In attesa di sbarcare in Italia, dove si parla di un approdo nei primi mesi del 2015, Netflix ha già conquistato Belgio, Svizzera, Francia, Lussemburgo, Irlanda, Gran Bretagna, Scandinavia, Germania, Sudamerica, Messico e Canada, realizzando quello che adesso la Commissione delle comunicazioni americana vorrebbe allargare ad altri soggetti e cioè consentire a tutti i provider, anche alle tv tradizionali, l’offerta di servizi “à la carte”, con gli utenti che potranno scegliere quali canali vogliono comprare online, senza dover pagare per pacchetti che comprendano servizi tv che non trovano interessanti. “I consumatori si sono a lungo lamentati del fatto che le tv via cavo li obblighino ad acquistare canali che non vedranno mai – ha ancora commentato Wheeler – e il passaggio del video su Internet può dare una risposta a queste lamentele. Ma perché questo sia possibile chi trasmette video via internet deve avere accesso ai programmi”.

Internet che affianca la tv e ne cambia le prospettive. Questo per la gioia degli utenti ma anche della stessa industria televisiva, per la quale i servizi video on demand (vod) sono una vera e propria manna: è notizia di questi giorni che Hollywood incasserà da Netflix 6,8 miliardi di dollari di diritti nel 2015, contro i 5,2 versati quest’anno. Ancora poco rispetto alle tv via cavo, ma il gap si assottiglia. E molti soggetti accorrono in scia: Amazon e Hulu Plus sono già sul mercato e altre aziende, tra le quali Dish, Sony, DirecTV e Verizon, hanno espresso un interesse a diventare distributor online, mentre è notizia di poche settimane fa l’intenzione della pay tv HBO, che negli Usa ha 31 milioni di abbonati, di lanciare il proprio canale streaming. Del resto, che Netflix inizi persino a sentire il fiato sul collo lo confermano anche le performance in Borsa, dove di recente la società capitanata da Reed Hastings ha perso il 25% del suo valore, in seguito a una trimestrale che ha evidenziato un numero di iscritti in aumento, ma meno del previsto, e un utile in rosso.

Ma la rivoluzione non è matura solo Oltreoceano. In Europa il servizio di tv online di Netflix, lanciato nel 2008, è arrivato due anni fa nel Regno Unito e in alcuni Paesi è già un caso virtuoso di adeguamento del mercato televisivo. Basti pensare al modello olandese: gli operatori premium locali hanno reagito rapidamente, e i broadcaster pubblici e privati hanno lanciato una piattaforma Vod comune. Pur avendo solo una distribuzione Over the top (che comprende le serie più in voga del momento, da True Detective a Game of Thrones, da Walking Dead a House of Cards), Netflix ha conquistato presto il pubblico di tutte le fasce  – secondo alcune stime si tratta già di 600mila abbonati – e i consumatori olandesi sembrano pronti ad accogliere qualunque altro servizio che offra più o meno lo stesso, che sia legale (come Netflix) o meno. Ottima anche l’accoglienza in Francia, dove l’operatore telefonico Orange e la rete tv generalista Tf1 stanno già pensando di mettersi insieme per lanciare un Netflix francese, e dove anche la pay tv Canal + è alla finestra.

La sfida dell’Europa, secondo molti esperti, non è tuttavia scontata per Netflix. Innanzitutto perché sono già arrivati alcuni competitor, come Amazon in Germania, e poi soprattutto a livello culturale. Se infatti può essere invitante pagare 8-10 euro al mese (questa sarebbe la tariffa ipotizzabile in Italia) e poter vedere tutte le serie tv e i film che vogliamo senza limiti, dalla tv di casa con un clic sul telecomando oppure – a nostra scelta – dallo smartphone o dal tablet, non è comunque detto che l’offerta di Netflix, così bene accolta negli Usa, sarà altrettanto apprezzata in Paesi che fanno parte di un altro continente e che sono diversi per mentalità, abitudini e tradizioni, non solo dagli Stati Uniti, ma anche tra loro. Ecco perché, ad esempio, in Francia Netflix sta cercando di ovviare al problema producendo una nuova serie tv sullo stile della popolarissima House of Cards, che si chiamerà “Marseille” e sarà diretta da registi francesi, sulla falsariga di quanto fatto in Italia con la serie Gomorra, capace oltretutto di avere successo anche all’estero.

In Italia però il problema è a monte: mentre infatti in Olanda il successo è stato facilitato dal fatto è un Paese con una delle penetrazioni di banda larga più alte al mondo, nello Stivale è proprio da quel punto di vista che i tempi non sarebbero così maturi. Per vedere la tv via rete, bisogna avere infatti una buona connessione Internet, veloce e senza limiti di traffico: Adsl o fibra ottica, insomma, alle quali però sono abbonati solo il 55% degli italiani, contro il 73% della media europea (secondo i dati della Commissione europea). Altrimenti c’è la smart tv, ovvero il televisore di ultima generazione “naturalmente” connesso a internet: in Italia nel 2013 c’erano appena 4,2 milioni di case con smart tv e solo la metà delle quali (contro l’80% del Regno Unito) era effettivamente usata per internet. Sono però dati in forte crescita: la previsione 2014 è di 5,9 milioni di smart tv e 7,8 milioni nel 2015. E infatti risulta che Netflix stia cercando language specialist in italiano.

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