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Nel 2020 navigheremo su un oceano di dati: un mercato florido per il business Ict

Secondo uno studio di Idc, presentato dalla EMC Corp., nel 2020 il mondo “navigherà” su un oceano di informazioni da gestire e proteggere con nuovi strumenti e nuovi player sul mercato dell’Ict. I Paesi emergenti genereranno il 62% dei contenuti digitali.

Nel 2020 navigheremo su un oceano di dati: un mercato florido per il business Ict

Nel “lontano” 1995 usciva nei cinema un film destinato a segnare gli annali della fantascienza: “Johnny Mnemonic”, diretto da William Gibson, dove si narravano le peripezie di un giovane “ricordante”, corriere dati che memorizzava – tramite impianti cerebrali – informazioni riservate, per poi consegnarle ai clienti. E cinque anni prima il secondo album dei “Living Colour”, gruppo hard-rock statunitense, conteneva un brano titolato “Information Overload” (sovraccarico di informazioni), nel quale si denunciava la crescente e soffocante mole di flussi di notizie.

Un ventennio dopo, i dati più che un peso da sopportare sono una vera e propria miniera da sfruttare. E dare un occhio ai numeri permette di cogliere l’ampiezza del business che sul “Big Data” potrebbe svilupparsi nel prossimo futuro: negli ultimi due anni la proliferazione di dispositivi connessi in rete (pc, tablet, smartphone) ha raddoppiato la produzione di dati, che ammonta oggi a circa 2,8 “zettabyte” (triliardi di byte) e che  nel 2020 raggiungerà – secondo uno studio di IDC presentato dalla EMC Corporation – quota 40 Zb, il 14% in più rispetto alle precedenti stime.

Si tratta di un numero difficilmente intelligibile, ma per afferrare intuitivamente l’estensione dell'”oceano di dati” su cui presto navigheremo è sufficiente dire che 40 Zb equivalgono a 57 volte il numero di tutti i granelli di sabbia che oggi compongono le spiagge della terra.

Estrarre valore da questa mole sterminata è più facile a dirsi che a farsi, ma se le informazioni digitali rappresentano un bottino il pericolo è che i pirati cerchino di prenderne possesso. Dunque il “Big Data” sarà un mercato sempre più conteso dai marchi che offrono protezione e “razionalizzazione” della conoscenza diffusa sul web.

Si tratta di un business che attualmente non riesce a coprire l’incremento annuale delle informazioni prodotte, visto che oltre il 97% viene disperso a fronte di un 23% potenzialmente utilizzabile, percentuale in crescita che potrebbe arrivare al 33% entro il 2020.

Il gap tra domanda e offerta di strumenti di protezione e gestione è in costante aumento: nel 2012, il 15% delle informazioni che ne avevano bisogno non disponeva di servizi adeguati, anche per la scarsità delle competenze disponibili e la ritrosia con cui l’utenza si adegua rispetto ai mutamenti tecnologici.

Anche geograficamente, rileva lo studio IDC, si sta assistendo a una forte redistribuzione delle “sorgenti”: se i mercati emergenti hanno rappresentato il 23% dell’universo digitale fino al 2010, nel 2012 la percentuale è cresciuta fino al 36%, mentre entro il 2020 il 62% della produzione di dati sarà attribuibile ai mercati emergenti, tra i quali la Cina farà la parte del leone con il 22% del totale.

Lo scenario non può che rendere urgente, nei paesi occidentali ma anche in estremo Oriente, lo sviluppo delle infrastrutture fisiche e virtuali che dovranno supportare la crescente mole di informazioni. Banda larga, liberalizzazioni e ingresso di nuovi player sui mercati saranno quindi le chiavi di volta dell’architettura ICT del futuro.

 

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