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Mobilità: all’auto non si rinuncia. Gli italiani i più affezionati al mezzo privato per spostarsi in città

L’auto resta il mezzo privilegiato per i viaggi a corto raggio. Le elettriche non sfondano sul mercato e l’uso delle quattro ruote rispecchia la popolazione che invecchia.

Mobilità: all’auto non si rinuncia. Gli italiani i più affezionati al mezzo privato per spostarsi in città

Italiani a quattro ruote: senza non riescono a muoversi. Si fa presto a dire mobilità sostenibile, la cara auto a benzina, diesel, Gpl è sempre la più amata. Addio salubrità urbana. Conferme ? L’ultima è il Rapporto sulla mobilità degli italiani dell’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort).

In venti anni le vetture in circolazione sono aumentate del 19% superando i 40 milioni. Due spostamenti su tre avvengono con automobili e meno di 2 su 10 si fanno a piedi. “Il motore del 2000” cantava Lucio Dalla.

Gli scarichi, il rumore, la congestione, la bassa velocità, turbano pochi concittadini. Salire in auto per andare da un punto all’altro della città è ormai automatico, quasi quanto arrabbiarsi con l’arbitro durante la partita della squadra del cuore.

Va bene usare l’auto per lunghe distanze, ma i brutti dati dell’Isfort dicono che la mobilità è un fenomeno prevalentemente locale, di corto raggio. Vale sempre la battuta: vado a prendere le sigarette ? In auto ovviamente.

“La prima conferma del corto raggio della mobilità, ovvero della distribuzione degli spostamenti in classi di ampiezza delle percorrenze: il 75-80% delle percorrenze si esaurisce nel bordo dei 10 chilometri ”.

Parco auto vecchio e poche speranze per il futuro?

L’Italia ha un parco auto tra i più vecchi d’Europa. Ma non sono vecchie solo le auto. L’uso eccessivo delle quattro ruote si spiega anche con l’invecchiamento della popolazione. In città uno smagrito 4% dei nostri concittadini si muove in bici o usa altre forme di micromobilità. “Usate i mezzi pubblici !” dicono i sindaci, ma somiglia a una maledizione. E si sa che gli anziani hanno dimestichezza con gli scongiuri.

“Mobilità di prossimità”. Che vuole dire ? Maggiore responsabilità sociale ed anche economica, visti i prezzi dei carburanti. C’entra l’ambiente, la salute, lo stress. E’ una battuta ? Più o meno, perché bisogna andare a tre anni fa per leggere numeri sugli spostamenti urbani a piedi o in due ruote non motorizzate. Ah, le trottinette !

E vada pure che per essere sostenibili e futuribili viaggeremo tutti su auto elettriche nel prossimo decennio. Ma i ricercatori dell’Isfort remano contro. Cioè ? Perché la popolazione continua ad invecchiare, le proiezioni demografiche sono da incubo, in particolare nelle regioni del Sud e perché l’acquisto di un’auto nuova a volte somiglia ad un investimento a lungo termine. ” Perdete ogni speranza o voi che….”. Ascoltiamoli i ricercatori.

“Se si pensa a quanta retorica sui temi della mobilità sostenibile ha invaso il discorso pubblico negli ultimi anni, lo scarto tra narrazione e risultati non potrebbe essere più evidente”. Hanno i numeri dalla loro parte i ricercatori Isfort e noi …non ce n’eravamo accorti.

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