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Mignon alle mura, nuovo ristorante alla Stazione Termini che ambisce ad una clientela non di soli viaggiatori

Il nuovo ristorante gode di una suggestiva vista a tutto campo sulle mura serviane che risalgono al VI° secolo a.C. Proposta di qualità dalla colazione al pranzo o anche per una semplice pausa di lavoro. Il team è tutto al femminile.

Mignon alle mura, nuovo ristorante alla Stazione Termini che ambisce ad una clientela non di soli viaggiatori

Cibo di qualità, archeologia, sostenibilità, ambiente e tecnologia: miscelando questi quattro elementi ne è scaturito un elegante ritrovo alla stazione Termini di Roma che ambisce ad essere qualcosa di più di un ristorante per viaggiatori. Nell’atrio di ingresso, l’avveniristico progetto degli architetti Eugenio Montuori, Leo Calini e Annibale Vitellozzi, che per la sua forma venne soprannominato il Dinosauro, e che dopo i recenti lavori ha riacquistato una suggestiva vista delle mura serviane, le prime fatte erigere a difesa di Roma da Tarquinio Prisco nel VI secolo a.C., trova da oggi ospitalità “Mignon alle Mura”, uno spazio destinato al gusto per la colazione, l’aperitivo il pranzo o una semplice pausa.

Gli spazi di Mignon alle Mura sono stati progettati dallo studio AMW Architetti Associati, in coordinamento con Estrogeni&Partners per la comunicazione interna ed esterna, con l’obiettivo di valorizzare con discrezione le Mura Serviane, che rendono Termini una stazione unica al mondo

Ricette di tradizione con l’occhio al gusto contemporaneo

Materiali, forme e colori sono stati scelti all’insegna della sostenibilità, per minimizzare l’impatto ambientale e visivo. Tutti gli arredi, ad esempio, sono realizzati con legnami e materiali certificati e riciclabili, completamente disassemblabili e riutilizzabili. L’illuminazione è ad alta efficienza energetica e tutti i materiali sono coerenti con lo stile e i materiali di Termini, travertino in primis. Per il pavimento è stata scelta una ceramica bioattiva certificata ed ecocompatibile, con caratteristiche antibatteriche e autopulenti.

Dalla colazione alla cena, passando per gli aperitivi e il pranzo, Mignon alle Mura propone un menù di specialità di alta qualità della cucina italiana. Le ricette proposte sono fedeli alla tradizione ma, all’interno dei laboratori, maestri e tecnici lavorano quotidianamente per adeguarli al gusto contemporaneo e alle tendenze di mercato. Grande rispetto verso la natura e l’ambiente anche nella scelta delle miscele di caffè, i caffè Mogi, coltivati da cooperative locali e prevalentemente a gestione femminile in piantagioni organiche e sostenibili, per una ricca varietà di aromi, profumi e preparazioni.

Un’offerta che parte al mattino con la colazione per arrivare al momento del pranzo caratterizzato dalle proposte salate con tramezzini, panini, pinse e insalate con le immancabili versioni vegetariane applicando un format elegante e di qualità che punta su materie prime tracciabili, con un team tutto al femminile guidato da Maria Acquaviva (CEO), Roberta Virgilio (Brand Manager) e Alessandra Iasiello (Pastry Chef).

La Stazione Termini è la stazione più grande d’Italia e la prima stazione europea a livello commerciale, è nel ranking delle migliori stazioni europee (votate dai viaggiatori).

Conta 210 milioni di visitatori l’anno, 170 Unità commerciali di cui 40 dedicate al food, 900 treni in arrivo e partenza ogni giorno, 48.000Sqm GLA e oltre 400 impianti media.

La storia della Stazione Termini e i terreni di Monsignor De Merode

La originaria stazione fu edificata nel 1862 nell’area delle antiche terme di Diocleziano scelta su pressione di monsignor de Merode, che aveva interessi immobiliari nella zona di via Nazionale e venne inaugurata alla presenza di papa Pio IX.

Dopo la breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia, il neonato Comune di Roma decise di ampliare il cantiere.

La facciata della vecchia stazione era di circa 200 m più avanzata rispetto ad oggi e copriva quindi quasi tutta l’attuale piazza dei Cinquecento. Nel 1883 venne installata l’illuminazione elettrica sotto le tettoie e nei locali interni della stazione. Nel 1935 la rete elettrica di alimentazione arrivò dal nord fino a Termini consentendo l’arrivo dei treni a trazione elettrica provenienti da Firenze.

Negli anni Trenta del XX secolo si decise infine di ammodernare il nodo ferroviario di Roma, in particolare costruendo una nuova stazione Termini, ampliata e adatta alle esigenze di un traffico ferroviario cresciuto a dismisura rispetto al secolo precedente.

Un primo progetto di Angiolo Mazzoni per la realizzazione del nuovo impianto ferroviario fu interrotto a seguito del peggioramento della situazione bellica e della caduta del regime fascista.

Nei primi mesi del 1946 il progetto di Mazzoni fu accantonato e il ministero decise così di optare per una revisione generale del piano dell’opera e d’indire un concorso per un nuovo edificio frontale, posizionato cinquanta metri più avanti rispetto a quello del progetto mazzoniano al fine di permettere un allungamento dei binari. In occasione del concorso del 1947, il primo premio fu attribuito ex aequo agli architetti Leo Calini e Eugenio Montuori e al gruppo capeggiato da Annibale Vitellozzi comprendente Massimo Castellazzi, Vasco Fadigati e Achille Pintonello. La stazione fu così completata secondo la nuova versione, con la realizzazione dell’edificio frontale caratterizzato dalla ardita pensilina, considerata uno degli esempi più significativi dell’architettura italiana del Dopoguerra, e fu inaugurata il 20 dicembre 1950.

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