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Mercato del lavoro: in Veneto 29.300 occupati in più ma resta la carenza di manodopera. Parla Dalla Vecchia (Confindustria Vicenza)

Il mismatching tra offerta e domanda di lavoro si sta allargando – Industriali critici sul Decreto flussi – La presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia, spiega: “Gli investimenti in automazione delle aziende crescono ma non per sostituire persone con le macchine ma al contrario: così si creano nuovi posti di lavoro”

Mercato del lavoro: in Veneto 29.300 occupati in più ma resta la carenza di manodopera. Parla Dalla Vecchia (Confindustria Vicenza)

È una dinamica domanda-offerta ancora molto effervescente quella che sta caratterizzando il mercato del lavoro in Veneto. Nonostante le incertezze macroeconomiche globali, l’industria e il terziario veneto continuano a registrare ottimi dati. Secondo le statistiche di Veneto Lavoro, il primo trimestre dell’anno ha prodotto un saldo positivo di 29.300 posti di lavoro dipendente, il dato migliore dal 2019. Dal punto di vista qualitativo, il saldo occupazionale trimestrale si compone di 16.000 nuove posizioni lavorative a tempo indeterminato, +13.300 rapporti a termine e un saldo relativo all’apprendistato pressoché invariato.

Mismatching tra offerta e domanda di lavoro in crescita

Rimane comunque un mercato del lavoro che non esprime ancora tutte le sue potenzialità, visto che il mismatching tra offerta e domanda di lavoro si sta allargando con una inarrestabile progressione. Una situazione che, secondi alcuni imprenditori, potrebbe spingere, non nell’immediato ma nel medio lungo termine, le imprese ad una nuova stagione di investimenti per automatizzare ancora di più i cicli di produzione e depotenziare, almeno dove possibile, le carenze sul mercato del lavoro. «Come sappiamo, la situazione è molto dinamica e incerta per cui bisogna sempre essere prudenti nelle valutazioni a medio lungo termine, anche sull’analisi dei dati che spesso sono superati nel momento stesso in cui vengono divulgati. Premesso questo, ora c’è una carenza di lavoratori in quasi tutte le funzioni, anche quelle meno specialistiche, dovuta anche al fatto che c’è stato un grande rimbalzo post Covid che ha portato alla moltiplicazione dei volumi di vendita e, di conseguenza, ad una richiesta importante di manodopera», commenta Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza.

Industriali vicentini critici nei confronti del “Decreto flussi”

Sempre sul versante occupazionale, la posizione degli industriali vicentini è molto critica nei confronti del “Decreto flussi”, definito un click day che non ha più ragione di esistere. Secondo Confindustria Vicenza, le domande che triplicano o quadruplicano i posti disponibili non sono tra l’altro nemmeno lontanamente indicative del reale fabbisogno, perché tantissimi datori di lavoro si sono sottratti alla logica da lotteria del click day.

«Speriamo che il trend positivo rimanga – prosegue Laura Dalla Vecchia – ma sappiamo che non potrà essere sempre sui livelli vissuti nel 2021 e 2022, basti vedere anche le previsioni del PIL 2023. Quindi, col tempo, per alcune posizioni, il gap potrebbe ridursi spontaneamente. Dall’altra parte, gli investimenti in automazione devono sicuramente crescere, magari potenziando anche la dotazione del piano 4.0 del Governo. Ma questo, le aziende, lo fanno a prescindere e a fronte delle richieste che arrivano dal mercato. Un’impresa investe in produzione e automazione per affrontare il mercato internazionale, per produrre di più, perché sta crescendo e deve aumentare i propri volumi: non perché non si trova personale, tantomeno per sostituire persone con le macchine. Questo è un falso mito che va sfatato subito perché la storia, ma anche l’attualità, ci dimostra inevitabilmente che non è così, anzi, avviene esattamente il contrario. Quando si investe in automazione, l’azienda lo fa per crescere e quindi per aumentare il numero di addetti. La realtà è, quindi, che investimento è sinonimo di creazione di posti di lavoro».

Assunzioni: cresce l’agricoltura, in calo l’industria, bene turismo e commercio

Sul fronte settoriale, i numeri di Veneto Lavoro evidenziano nel primo trimestre un ritorno in positivo per l’agricoltura, che dopo diversi trimestri di calo registra un aumento delle assunzioni (+3%, +4.500 nuovi posti di lavoro). La crescita complessiva rimane sostenuta dai servizi, dove le assunzioni crescono del +10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+16.300 posti). A fare da traino sono commercio e turismo, che rappresentano il 27% dei flussi di assunzione totali e registrano una variazione del +15% sul 2022. L’industria paga il raffronto con un periodo del 2022 in cui la ripresa si esprimeva ai massimi livelli nel settore secondario e mostra un calo del -5%, nonostante un saldo che rimane positivo in tutti i comparti, per un bilancio complessivo di +8.400 posti di lavoro.

Sul futuro dell’economia veneta pesa il calo demografico

In prospettiva, al di là dei cicli economici, sul futuro dell’economia veneta incombe la grande variabile del calo demografico. Se un tempo il mercato regionale ricercava prevalentemente profili tecnici e professionali, da tempo si stanno notando difficoltà diffuse a reperire manodopera priva anche di particolari qualifiche, proprio per effetto della falce demografica. Bassano del Grappa, centro geografico del distretto del mobile e sede di importanti e strategiche imprese metalmeccaniche, fornisce uno dei tanti esempi di come la demografia sfiderà il futuro del sistema economico veneto. Nel 2020, un quarto dei bassanesi aveva già compiuto i 65 anni, quasi il 10% con più di 80 anni. Su 100 giovani con meno di 15 anni “pesano” quasi 200 anziani over 65. Percentuali che aumenteranno ancora nei prossimi dieci anni, quando le generazioni numerose dei baby boomers supereranno la soglia dei 65 anni.

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