Condividi

Materie prime ad alto rischio di fornitura: c’è l’ombra del voto europeo, così la Germania in crisi crea un fondo e balla da sola

La Germania crea un fondo di investimento pubblico per superare le importazioni. La strategia stabilita dall’Ue va a rilento. Non si escludono accordi diretti con la Cina

Materie prime ad alto rischio di fornitura: c’è l’ombra del voto europeo, così la Germania in crisi crea un fondo e balla da sola

Un orizzonte raggiungibile per la transizione energetica. ​È stato questo​ a dare la spinta a KfW Development Bank e​ al governo tedesco ​per creare un nuovo fondo di investimenti. La dotazione, secondo quanto ha riportato Bloomberg, è di 1,1 miliardi di dollari finalizzati ad assicurare all’industria nazionale i materiali critici. ​Un orizzonte raggiungibile per la sostenibilità industriale, in realtà, è stato fissato anche dall’Unione europea con l‘European Critical Raw Materials Act , ma la Germania ha deciso di imboccare un’autostrada​.

La Commissione Ue ha stabilito di arrivare al 2030 con materie prime prodotte nei Paesi membri, ma i piani ancora non si vedono. L’industria tedesca ​vuole tagliare prima il traguardo? Pare di sì, altrimenti la corsa in solitaria​ non avrebbe grande senso. Magari dovrà competere con la Francia che ha in cantiere un’iniziativa analoga.

Economia in affanno

A dicembre 2023 la produzione industriale tedesca è calata dell’1,6% ​e il governo di Olaf Scholz​ ha deciso di intervenire sui pilatri dell’ economia naionale.​ Due giorni fa il Ministero dell’Economia ha annunciato ​uno stanziamento di 16 miliardi di euro​ per nuove centrali elettriche a gas ​da convertire successivamente a idrogeno. Una notizia rassicurante per la ripresa 2024 che si collega alla riconversione verde.

La KfW Development Bank è controllata dallo Stato e sosterrà tutta la filiera degli approvvigionamenti nazionali. ​In prima linea c’è l’automotive con Volkswagen e Bmw ​decise a rallentare le importazioni di litio, silicio, manganese, cobalto per le auto elettriche. ​D’altra parte sta diventando difficile mantenere i principali obiettivi del Green Deal, in questo caso quelli del Critical Raw Materials Act. E’ un provvedimento ancora privo di ​una serie di indicazioni valide per tutti​ i paesi. L’Italia, per esempio, è lo specchio di esitazioni su una vera politica industriale che andrebbero superate a favore dei settori decisivi. Al contrario della Germania soldi sul tavolo non ne mette, forse perché il governo crede anche poco alla new economy.

Il fondo tedesco ​vuole acquisire anche partecipazioni in società che estraggono le materie prime. Operazione che se dovesse essere ​fatta con ​il provvedimento madre dell’Ue, richiederebbe tempi lunghi​, oltre a un chiaro indirizzo politico.​ Su questo fronte la marcia indietro della Commissione sulle norme sui pesticidi in agricoltura (mai entrata in vigore) fotografa bene la situazione all’interno dell’organismo di governo dell’Unione.

L’ombra delle elezioni europee

Ma il governo tedesco mettendo in campo risorse finanziarie dimostra di voler mettere​ al riparo la propria industria ​in trasformazione anche da contraccolpi anti transizione che dovessero arrivare dalle elezioni europee di giugno prossiòo.​ ​L’operazione a estenderà i propri effetti ai Paesi ​produttori di materiali critici, dove la Cina è sbarcata anni fa, e prima di tutti, per accaparrars​eli.

Non sono nemmeno da escludere accordi bilaterali con le società cinesi per un bilanciamento nella disponibilità e distribuzione delle materie estratte. Trovare spazi liberi non sarà facile, la partita è mondiale, tuttavia ​​la scelta tedesca è sostenuta dalla forte ambizione a riportare in alto l’economia nazionale.

Commenta