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Manovra, pensioni e quoziente familiare tornano al centro della finanziaria 2011

La maggioranza smentisce l’idea di uno scudo bis e riapre il dibattito sulla previdenza – I fronti caldi restano gli assegni d’anzianità e l’età pensionabile per le donne – Rimane in piedi l’ipotesi Tfr in busta paga – Intanto Berlusconi vuole correggere il contributo di solidarietà con il quoziente familiare, una mossa che potrebbe riavvicinare Pdl e Udc.

Manovra, pensioni e quoziente familiare tornano al centro della finanziaria 2011

Nel valzer agostano della manovra bis, i giri sulla pista da ballo ci hanno riportato al punto di partenza. Le pensioni. Nella maggioranza si torna a parlare dei tanto odiati assegni d’anzianità e dell’età pensionabile per le donne. Potrebbe essere questo il terreno comune su cui trovare finalmente un’intesa per ricalibrare pesi e contrappesi dell’ultima stangata da 45 miliardi. “Una grande occasione da non perdere”, l’ha definita ieri Renato Brunetta.

Secondo il ministro della Pubblica amministrazione, si potrebbe perfino trovare “una maggioranza più ampia di quella che sostiene il Governo”. In ogni caso, dalla revisione dei requisiti per accedere alle pensioni d’anzianità non si potrebbe ricavare più di 8-900 milioni l’anno, mentre un ulteriore anticipo sull’adeguamento dell’età pensionabile delle donne porterebbe in cassa circa un miliardo l’anno.

Su questa strada, l’ostacolo più grande stavolta non è giuridico (com’era per la tassazione dei capitali già scudati), ma politico. Sorvolando sulla prevedibile alzata di scudi dei sindacati confederali, lo stallo del Governo fin qui è stato causato dall’opposizione della Lega. Da settimane il Carroccio si oppone a nuovi interventi sul fronte previdenziale. Eppure ieri è stato proprio Roberto Calderoli a seppellire l’ultima alternativa possibile, quella di un nuovo scudo fiscale per il rientro dei capitali illegali all’estero. Oggi lo stesso ministro delle Semplificazioni ha però smentito ogni possibile trattativa sul tema delle pensioni: “Stanno bene come stanno. Non c’è nessuna apertura da parte della Lega”. Ma ormai il tempo stringe.

La settimana prossima inizierà il lavoro delle commissioni parlamentari sul decreto e il Governo non ha ancora trovato una strada condivisa per rimettere mano al testo. L’unico nuovo provvedimento su cui pare ci sia un’intesa, almeno fra Lega e Pdl, è la distribuzione del Tfr in busta paga per stimolare i consumi. Non esattamente una mossa decisiva.

Intanto continua la rivolta degli Enti locali (capitanata da Formigoni e Alemanno, non certo uomini d’opposizione) e la fronda dei pidiellini anti-tasse al seguito di Crosetto e Martino. Il 29 agosto i Comuni manifesteranno a Milano contro i tagli.

Rimane nell’agenda del Governo anche il problema elettorale. Con un occhio ai sondaggi, sembra che negli ultimi giorni Berlusconi sia tormentato da un’ossessione superomistica. Deve trovare il modo di smussare gli angoli al famigerato contributo di solidarietà: una mossa che potrebbe avere riscontro anche sul fronte delle alleanze. L’abolizione della supertassa resta una chimera: la medicina è amara ma va ingoiata.

Il sacrificio si potrebbe però trasformare in una buona occasione per dimostrare la propria buona volontà agli ex amici che il Cavaliere vuole riconquistare. Rimodulare l’impatto del prelievo con l’introduzione del quoziente familiare (che terrebbe conto, in particolare, della presenza o meno di figli) vorrebbe dire fare un nuovo passo verso l’Udc. Da mesi il Pdl corteggia il partito di Casini e la manovra di riavvicinamento ha subìto un’accelerazione dopo l’investitura a segretario di Angelino Alfano, impegnato a gettare le basi per la futura leadership.

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