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Manovra, Berlusconi apre alla tassa sui capitali “scudati”

L’idea arriva dal Pd e piace anche a diversi membri della maggioranza, ma il contrasto rimane per l’aliquota: l’opposizione parla del 20%, il Pdl del 2% – Il contributo di solidarietà resta – Il decreto arriva oggi al Senato, ma sono ancora molte le ipotesi allo studio: dall’aumento dell’Iva a nuovi interventi sulle pensioni, fino ai misteri sul Tfr

Manovra, Berlusconi apre alla tassa sui capitali “scudati”

Forse in questo caso Robin Hood sarebbe d’accordo. La nuova ipotesi che circola in queste ore fra i corridoi del Tesoro è di alleggerire la manovra bis spostando il mirino su un nuovo obiettivo. Si tratterebbe di tassare chi il fisco lo ha evaso portando illegalmente capitali in Svizzera, San Marino, Lussemburgo o in qualche altro paradiso fiscale più esotico. Un prelievo su quegli stessi soldi rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale del 2009 (che impose un pagamento soft e una tantum del 5%).

La proposta era partita dal Pd, che l’aveva addirittura messa al primo posto della sua bozza di contro-manovra. Per Tremonti significherebbe rimangiarsi l’amnistia concessa, eppure non mancano i membri della maggioranza d’accordo con la nuova idea, come il vice di Fini alla Camera, Maurizio Lupi. Ma invece di rappresentare un’occasione di convergenza, la tassazione dei capitali “scudati” si sta trasformando nell’ennesima ragione di polemica. Il terreno dello scontro si è spostato sull’aliquota da imporre.

La distanza è abissale. L’opposizione parla di una forbice fra il 19 e il 27%, che consentirebbe di portare in cassa una cifra fra i 15 e i 20 miliardi. Nel Pdl invece non sanno ancora se fermarsi all’1 o spingersi fino al 2%. In ogni caso, per il momento si rimane sul terreno delle ipotesi. “Non so, fatemela vedere prima”, ha detto un possibilista Silvio Berlusconi. Al momento l’unica certezza è che i saldi della manovra devono rimanere invariati: i 45 miliardi non si toccano. Per il resto si accettano suggerimenti, purché arrivino in fretta.

Oggi stesso (alle 16 e 30) la manovra bis sbarcherà al Senato, ma solo per essere fulmineamente girata alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, che dal 22 si rimetteranno al lavoro sul testo per riportarlo in aula il 5 settembre. Nel frattempo continuano a sovrapporsi proposte diverse per cercare di contenere la stangata, soprattutto nei confronti degli enti locali. Il rapporto con Province, Comuni e soprattutto Regioni è in questo momento in cima alle priorità del ministro degli Interni, Roberto Maroni.

Vediamo quali sono i punti di cui si discute in queste ore:

IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ RESTA

Nessuno tocchi il contributo di solidarietà. Parola del Cavaliere: la misura resta. Ma nel Pdl sono ancora al lavoro per cercare di scassinarne gli ingranaggi e alleggerirne l’impatto sul ceto medio, soprattutto sulle famiglie, strenuamente difese dalla tanto blandita Udc. Interventi significativi potrebbero modificare il tetto del reddito da cui far scattare il prelievo e cambiare così ancora una volta le carte in tavola.

PENSIONI DI ANZIANITA’ E REVERSIBILITA’

Il veto della Lega potrebbe non bastare. Nel Pdl, su pressing della Confindustria, è forte la tentazione di rimettere mano alle pensioni di anzianità e di reversibilità. Sembra si stia pensando anche a un innalzamento dell’età pensionabie, in modo da allinearsi al resto d’Europa. Su questa lunghezza d’onda anche l’Udc di Casini.

AUMENTO DI UN PUNTO DELL’IVA

All’inizio era il chiodo fisso di Berlusconi. Poi sembrava che il Cavaliere avesse archiviato l’idea perché “determinerebbe una contrazione dei consumi”. Eppure nella maggioranza ancora se ne parla: porterebbe in cassa sei milioni di euro, una bella cifra da risparmiare su altri fronti. Certo per un intervento del genere ci sarebbe spazio anche fra qualche mese, con l’applicazione della delega fiscale, in modo da alleggerire anche i tagli sull’assistenza. Ma c’è anche un rischio elettorale da tenere presente: inimicarsi il popolo delle partite Iva non conviene a nessuno.

TFR IN BUSTA PAGA

Si parla di un aumento in busta paga pari al 7% dello stipendio lordo: un accantonamento mensile per la liquidazione che alla fine porterebbe nei portafogli degli italiani una mensilità in più all’anno. Lo scopo è di stimolare i consumi per riprendere la strada della crescita.

LE CHIMERE: DISMISSIONI, PRIVATIZZAZIONI E PATRIMONIALE

Anche se ormai sembra acqua passata, c’è ancora chi rifiuta di mettere una pietra sopra al concetto di patrimoniale. Sopravvivono anche i sostenitori delle dismissioni degli immobili pubblici, così come i profeti della privatizzazione di tutte le municipalizzate.

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