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Made in Italy, nella Repubblica Dominicana export per 350 milioni

Dal 2000 al 2019 quella della Repubblica Dominicana è stata tra le economie più dinamiche dell’area caraibica: gli investimenti esteri sono concentrati in turismo, immobiliare, telecomunicazioni, minerario e finanza. E ben 74 zone di libero scambio

Made in Italy, nella Repubblica Dominicana export per 350 milioni

La dinamica congiunturale lievemente positiva dell’export registrata a giugno dall’ISTAT è dovuta principalmente all’aumento delle vendite di beni intermedi (+6,1%) mentre diminuiscono quelle di beni strumentali (-4,5%). Dal lato delle importazioni, si rilevano incrementi su base mensile per beni di consumo durevoli (+13,2%), beni strumentali (+5,3%) e quelli intermedi (+1,8%), mentre sono in calo gli acquisti di energia (-2,8%) e beni di consumo non durevoli (-1,2%). Nel secondo trimestre 2021, rispetto al precedente, l’export è aumentato del 6,3%, per effetto soprattutto delle maggiori vendite di energia (+27,4%), beni strumentali (+7,9%) e intermedi (+6,8%). Nello stesso periodo, le importazioni hanno registrato un rialzo congiunturale del 10,9%, cui hanno contribuito in particolare i forti aumenti degli acquisti di energia (+25,2%) e beni intermedi (+16,2%). Su base annua, l’export è aumentato su base annua del 23,3%, con una crescita straordinariamente elevata per il comparto energia (+191,6%). Le importazioni hanno segnato un incremento tendenziale più ampio (+31,1%), esteso a tutti i raggruppamenti, a esclusione dei beni di consumo non durevoli (-15,5%).

La stima del saldo commerciale a giugno 2021 è pari a +4.790 milioni (+4.676 a giugno 2020). È aumento l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (da +6.265 milioni di giugno 2020 a +7.517 milioni di giugno 2021). Inoltre, l’export è in deciso aumento su base annua verso quasi tutti i principali paesi partner extra-UE27: gli aumenti più ampi riguardano MERCOSUR (+71,5%), USA (+35,7%), Turchia (+30,2%) e mercati ASEAN (+28,0%). In diminuzione le vendite verso il Giappone (-21,2%). Particolarmente ampi gli incrementi tendenziali registrati da paesi OPEC (+119,6%), MERCOSUR (+69,1%), Russia (+67,2%) e Turchia (+54,8%). Solo le importazioni dalla Cina risultano in calo (-10,0%).

In questo scenario, la Repubblica Dominicana dal 2000 al 2019 è stata tra le economie più dinamiche di tutta l’area caraibica (+5,2% all’anno in media, in ulteriore accelerazione al 6,1% dal 2015 in poi) e solo l’impatto della pandemia ha costretto il paese alla recessione (-6,7%). Secondo il FMI la ripresa nel 2021 e 2022 sarà rapida (+5,5% e +5%, rispettivamente) e beneficerà non solo dei provvedimenti di stimolo anticiclico del governo ma anche degli effetti positivi della crescita più rapida del previsto degli USA, primo partner commerciale e principale fonte di IDE, flussi turistici e rimesse. Ciò che differenzia la Rep. Dominicana dalle altre economie dell’area è una minore dipendenza dal turismo (16% del PIL contro il 25% dei mercati vicini), soprattutto crocieristico, e un’economia ben diversificata.

L’apertura agli scambi e agli investimenti dall’estero dei governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio rende il paese una meta attrattiva per gli investimenti. Gli IDE sono concentrati nei settori turistico, immobiliare, telecomunicazioni, minerario e finanziario, nonché nelle zone di libero scambio. Queste ultime sono ben 74 e prevedono esenzioni fino al 100% delle imposte nazionali e locali. Nel paese non ci sono limiti generali alla proprietà e al controllo estero di società. Nell’ambito della Strategia Nazionale di Sviluppo 2030 è stata inoltre approvata, a febbraio 2020, la prima legge sulle partnership pubblico private (PPP) che potrebbe dare una spinta ulteriore allo sviluppo infrastrutturale del Paese, carente in ambito elettrico. Tuttavia, non mancano le criticità all’interno di un contesto fortemente diseguale, caratterizzato da tassi di povertà elevati (25% della popolazione), corruzione, criminalità e un sistema giudiziario inefficiente. Il rafforzamento di istituzioni e stato di diritto è allora fondamentale e deve andare di pari passo con un sistema fiscale più semplice ed equo, dal momento che quello attuale, come segnalato da SACE, è pieno di scappatoie e zone grigie.

Notizia recente è l’interruzione delle relazioni diplomatiche fra la Repubblica Dominicana e Taiwan, necessaria per un avvicinamento a Pechino (la Cina non intrattiene relazioni diplomatiche con tutte le nazioni che riconoscono Taiwan). In particolare, a far gola è la possibilità di partecipare al progetto Belt and Road, oltre a poter beneficiare degli ingenti investimenti che Pechino ha in cantiere sul territorio nazionale e che riguardano sette progetti infrastrutturali per un ammontare complessivo di 3,1 miliardi di dollari.

In ogni caso ci sono buone ragioni per investire sul piccolo ma popoloso Paese caraibico (10,7 milioni di abitanti), fra le quali:

  • una posizione geografica vantaggiosa tra America del Nord e America Latina;
  • una serie di incentivi molto interessanti come zone franche, esenzione dalle imposte doganali (solo per alcuni comparti) e facilità nel costituire una società in loco;
  • una popolazione giovane e connessa (il tasso di penetrazione di internet sfiora il 60%);
  • uno dei livelli di sviluppo infrastrutturali migliori di tutta l’area.

Le relazioni commerciali fra Roma e Santo Domingo sono ottime e sono “esplose” grazie all’incremento dell’export Made in Italy che, nel 2016, ha toccato il 36% passando da 252 a 343 milioni di euro. Per l’Italia la Repubblica Dominicana è il settimo mercato di sbocco in America Latina. L’interscambio complessivo, dopo aver superato quota 400 milioni nel 2019, ha ripiegato lo scorso anno a 358 milioni. Il nostro paese è il secondo fornitore europeo dopo la Spagna (e l’ottavo nel mondo) ma ci sono margini per un salto di qualità ulteriore considerati i profondi legami storico-culturali tra i due Paesi. Se Hispaniola fu, infatti, la prima colonia europea fondata da Colombo nel Nuovo Mondo nel 1492, gli italiani, e in particolare alcune famiglie di mercanti genovesi, furono protagonisti nella guerra che portò all’indipendenza della Rep. Dominicana da Haiti nel 1844. Ancora oggi alcune tra le principali famiglie del Paese sono di origine italiana e hanno interessi che spaziano in diversi settori. Ciò rappresenta un buon viatico per un consolidamento dei flussi commerciali: nei primi 5 mesi del 2021 il cumulato è in linea con lo stesso periodo del 2019, con l’obiettivo di superare la soglia dei 350 milioni.

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