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Litio, cobalto, magnesio: sulle materie prime critiche il nuovo Regolamento Ue apre alle estrazioni locali

Pubblicato in Gazzetta europea il Regolamento per la gestione delle materie prime critiche. I governi hanno sei anni per rispettarlo, con l’obiettivo di ridurre le importazioni dall’estero

Litio, cobalto, magnesio: sulle materie prime critiche il nuovo Regolamento Ue apre alle estrazioni locali

Sono più di 30 e tutte necessarie per la new economy. Le materie prime critiche evocano la corso all’oro americana dell’800 e l’Europa sconfitta, dopo anni di discussioni, si è data un regolamento per gestirle. Limitiamo le importazioni e cambiamo il nostro modo di produrre; se possiamo le estraiamo dove ci sono: è il segnale della Commissione. Il Regolamento “Critical raws material act” – Crms – è stato appena pubblicato sulla Gazzetta europea, i 27 Paesi dovranno rispettarlo. Cosa dice in sintesi? Per avere più ordine nelle produzioni entro il 2030 almeno il 10% delle materie prime critiche deve venire da estrazione locale; il 40% arrivare da trasformazioni interne all’Ue; almeno il 25% da materiali riciclati; non più del 65% del consumo deve dipendere da un singolo Paese terzo.

La guerra in Ucraina ha posto davanti alla realtà migliaia di aziende dell’energia, dell’aerospazio, di settori ad alta tecnologia. La Cina è stato il mercato più frequentato dalle industrie europee e la Commissione prima di adottare il provvedimento lo aveva annesso. L’Ue non sarà mai autosufficiente, aveva scritto in una nota. Tuttavia mira a diversificare l’approvvigionamento. Per alcune materie prime critiche l’Ue dipende da dieci anni esclusivamente dalla Cina che fornisce il 100% dell’approvvigionamento di elementi delle terre rare pesanti. Il Sud Africa, fornisce il 71% del fabbisogno di platino e, via via, con percentuali altissime di importazioni di cobalto, magnesio, litio. Cambieranno queste percentuali con la capacità di cercare ed estrarre materia?

La competizione è globale

La competizione con la Cina per le batterie – esempio tra i più calzanti e forti – è compromessa, ma forse non persa. È il più grande produttore al mondo, ma se la ricerca e le esplorazioni nei paesi riprendono l’80% globale del Dragone, si ridurrà. Bisogna approfondire bene i costi delle estrazioni, la l’Ue non se n’è data gran peso. Un primo punto da eliminare nel modo di competere, sono le autorizzazioni ai progetti strategici di estrazione. Vanno accelerati e resi operativi “al massimo entro 27 mesi all’interno dell’Unione e al massimo entro 15 mesi per i permessi di trasformazione e riciclaggio”.

Un cambio di passo che solleverà polemiche da parte di comitati e ambientalisti per la ripresa di estrazioni. È prevista la loro consultazione, ma poi bisogna procedere e i “no” sono già pronti a dare battaglia. Un secondo punto riguarda le materie che sono realmente identificate come critiche dal Regolamento e sono 34. Telefonini, accumulatori, generatori di energia, strumenti elettromedicali hanno il cuore fatto da materie rare.

Cosa dice l’Onu

Dove si possono trovare nichel, cobalto, gallio? Si torna a scendere nelle viscere della terra, in Italia, come in Francia, in Olanda, in Germania che vantano lunghe tradizioni esplorative. Supponiamo che mentre le discussioni a Bruxelles andavano avanti, i singoli stati abbiano fatto una mappatura dei territori.

L’articolo 21 del Regolamento prevede che ogni governo informi la Commissione sui progetti strategici rispettando anche la classificazione quadro delle risorse stabilita dalle Nazioni Unite. L’Onu ha stimato che le estrazioni delle materie prime entro il 2060 crescerà del del 60%. Il suo monito è “dissociare la crescita dall’uso delle risorse”. L’articolo accredita due ragioni: non andare a estrarre e bucare a casaccio come nell’America dell’800 o più allegramente come Paperon de’ Paperoni per le miniere d’oro; non devastare i territori, dialogare con le comunità locali. In sei anni si può fare.

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