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Ligresti, c’è anche l’inchiesta milanese: nei guai l’ex presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini

E’ di ieri la divulgazione della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Giancarlo Giannini, ex presidente dell’Isvap, nel filone milanese dell’inchiesta sulle holding immobiliari dei Ligresti, Imco e Sinergia – Grave l’ipotesi di reato: corruzione e calunnia.

Non c’è solo la Procura di Torino e l’arresto per un buco da 600 milioni nelle casse di Fonsai con relativo pericolo di fuga a gettare ombre sulle attività di Salvatore Ligresti e della sua famiglia. Potrebbe infatti chiudersi già ad agosto anche il versante milanese delle inchieste sulla galassia Ligresti, quella che vede ora coinvolto anche l’ex presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini.

L’indagine del pm Luigi Orsi, delegata al nucleo di polizia tributaria di Milano, è incentrata sul fallimento delle due holding immobiliari del gruppo Ligresti: Imco e Sinergia. Ma è di ieri la divulgazione della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Giancarlo Giannini, ex presidente dell’Isvap. Grave l’ipotesi di reato: corruzione e calunnia. La calunnia si riferisce a un esposto inviato dall’Isvap alla procura di Milano in tempi non utili alla risoluzione del problema.

Un esposto tardivo – sospetta la procura – quasi che fosse finalizzato a una manleva dell’istituto e del suo presidente rispetto a possibili accuse di inerzia nell’affrontare l’ormai conclamata crisi del gruppo. Una tesi, questa, che sarebbe stata confermata dallo stesso Salvatore Ligresti in una deposizione al pm, oltre che da un secondo testimone. La corruzione, invece, non si sarebbe concretizzata a fronte di dazioni di denaro, ma di altre utilità. Altre utilità che andrebbero ricercate nell’allora (siamo nel 2011) prossima scadenza nel mandato di Giannini all’organo di vigilanza delle compagnie assicurative e nella sua ricerca di «sponde» per insediarsi in ulteriori poltrone di responsabilità: in particolare quella di membro dell’Autorità garante della concorrenza del Mercato.

Per quel fine Giannini – è l’ipotesi dell’accusa – si sarebbe rivolto a Ligresti o al suo entourage per ottenere una qualche forma di appoggio politico presso l’allora governo presieduto da Silvio Berlusconi, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, all’ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, da sempre amico di famiglia dei Ligresti. Sin dal 28 maggio scorso il Sole24 Ore aveva dato conto di un rivolo dell’inchiesta scivolata proprio sull’Authority di vigilanza sulle assicurazioni.

Ed è proprio del giorno successivo alla pubblicazione dell’articolo un’intercettazione ambientale della Gdf torinese di una conversazione in un bar della città tra Fausto Marchionni, ex amministratore delegato di Sai Fondiaria ed Emanuele Erbetta, direttore generale della compagnia (entrambi arrestati ieri). I due, forse commentando le indiscrezioni di stampa, si esprimono in libertà: «Speriamo che ci si fermi a queste ipotesi qua, che non salti fuori tutta la storia della parte immobiliare e della corruzione altrimenti viene fuori un casino». 

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