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L’Argentina spaventa i mercati: svalutazione record per il peso

Il Paese di Cristina Kirchner ha deciso ieri una brusca svalutazione della valuta nazionale, che ha riportato sui mercati i timori di una crisi finanziaria nella seconda economia per importanza in America Latina.

L’Argentina spaventa i mercati: svalutazione record per il peso

L’Argentina rivive l’incubo del “corralito”. Il Paese di Cristina Kirchner ha deciso ieri una brusca svalutazione del peso, la valuta nazionale, che ha riportato sui mercati i timori di una crisi finanziaria nella seconda economia per importanza in America Latina. Il calo di oltre il 15% accusato dalla valuta argentina nei primi scambi ieri ha costretto la Banca centrale a ritornare sul mercato per vendere dollari, limitando così il ribasso a fine seduta all’8% che rappresenta, comunque, la perdita più ampia per il peso su base giornaliera dal default da 95 miliardi di dollari e dalla pesante svalutazione del 2002.

La valuta argentina ha superato ieri la soglia simbolica di 8 peso per un dollaro dopo aver sfondato il giorno prima quella dei 7 peso, uno choc per gli argentini che negli anni ’90 vivevano nella parità tra peso e dollaro. La valuta ha toccato un minimo giornaliero di 8,34 peso per un dollaro ieri per poi chiudere a quota 8,01. La svalutazione, nemica di risparmiatori e investitori, accumulata in due giorni, è del 13,9% e quella delle prime tre settimane del 2014 è pari al 18,6% contro il 24% di tutto il 2013.

Il Governo argentino, per tramite del premier, Jorge Capitanich, ha annunciato l’allentamento delle restrizioni in vigore da oltre due anni sugli acquisti di valuta estera, e cioè di dollari, da parte di cittadini privati, sottolineando come “il prezzo del dollaro abbia raggiunto un livello di convergenza accettabile con gli obiettivi di politica economica” del Paese. Un brusco cambiamento di rotta dopo che dall’ottobre 2011 l’amministrazione della presidente Cristina Kirchner aveva razionato con parsimonia la quantità di dollari a disposizione di privati e imprese nel tentativo di proteggere le riserve internazionali del Paese.

Dopo aver speso oltre 4,5 miliardi di dollari nel 2013 per difendere la valuta nazionale, la Banca centrale è intervenuta per almeno 100 milioni di dollari ieri per limitare il crollo del peso e le valute internazionali del Paese hanno terminato la giornata a un nuovo minimo da oltre sette anni di 29,3 miliardi contro un picco di 52,6 miliardi a inizio 2011. Da quando Kirchner ha deciso un ampio rimpasto, nominando uomini nuovi a capo del ministero dell’Economia e della Banca centrale il 18 novembre scorso, il peso si è svalutato del 25%, un record a livello mondiale. Intanto, l’inflazione ha raggiunto il 25-30% in Argentina nel 2013, secondo stime private (10,9% secondo il Governo) e viene prevista in ulteriore aumento quest’anno. Nel solo mese di dicembre, sempre secondo stime private, potrebbe toccare il 5%.

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