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La crisi della Russia rende le Borse volatili e accende la corsa ai bond

La crisi russa provoca il boom di acquisti di bond (record per i titoli di Stato di Germania, Uk e Giappone) e il saliscendi delle Borse – A Mosca corsa agli sportelli bancari – Il petrolio sotto i 60 dollari – Oggi Yellen sul rialzo dei tassi Usa – Bundesbank: la Bce compri solo bund tedeschi – Unicredit: nessuna svalutazione per la Russia – Fca fa il pieno

La crisi della Russia rende le Borse volatili e accende la corsa ai bond

Giornate così sono destinate a restare nella storia dei mercati: il martedì nero della finanza russa; il saliscendi del petrolio; le tensioni delle valute Emergenti in attesa che stasera la conferenza stampa di Janet Yellen fornisca lumi su tempi e modi del rialzo dei tassi Usa. Tutto questo è avvenuto dalla notte di lunedì, quando la Russia ha portato il costo del denaro al 17% (dal 10,5%), in poi.

Le conseguenze? Grande volatilità sui listini azionari, massicci acquisti sui bond: Il T bond decennale Usa scivola al 2,02% (dal 2,12%). Nuovi record assoluti per i titoli di Stato di Germania (0,566% il decennale), Regno Unito e Giappone (0,36%). Il Btp è tornato sotto il 2% (1,99%). Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso a 138 punti base.

PIAZZA AFFARI SCALA LE MONTAGNE RUSSE: +3,2%

Nelle Borse è andata così: Tokyo, partita in ribasso, avanza dello 0,7%, in terreno positivo l’indice Asia Pacific. Nuovo rialzo a Shanghai (+1%), ai massimi da tre anni e mezzo. In rosso Wall Street dopo saliscendi da brivido: l’indice Dow Jones è sceso dello 0,64% con un ribasso di 111 punti, dopo esser salito fino ad un massimo di 246 punti. L’S&P 500 perde lo 0,5%, il Nasdaq l’1,24%.

Dopo sei sedute consecutive di ribasso, è finalmente arrivata la reazione positiva delle Borse europee. A Milano, al termine di una giornata caratterizzata da una volatilità senza pari, il FtseMib registra un rialzo del 3,2%. Nel corso della seduta l’indice ha oscillato paurosamente, passando per quattro o cinque volte da un progresso dell’1,5% a un calo dell’1,5%. Poi, nel finale, l’impennata rialzista. Altrettanto movimentati gli altri listini del Vecchio Continente: Londra +2,1%, Parigi +2,1%, Francoforte +2,4%. Madrid +1,80%. 

IL PETROLIO SCIVOLA SOTTO I 60 DOLLARI

Non solo Russia. Il prezzo del petrolio scivola per la prima volta dal 2009 sotto i 60 dollari. Il Brent, dopo aver toccato un minimo di 58,50 dollari, chiude a 59,61. Il prezzo si è ormai dimezzato rispetto a giungo. Ad imprimere nuova spinta alle vendite sono stati i dati sull’economia cinese, ancora in forte rallentamento. Intanto i ministri di Paesi del Golfo, incuranti del tonfo delle Borse della regione, ribadiscono che la produzione di greggio non rallenterà. A Milano i petroliferi sono rimbalzati con vigore: Eni +3,9%, Tenaris +4,4%, Saipem +4,8%. 

IL RUBLO CROLLA ANCORA. CORSA AGLI SPORTELLI A MOSCA

“Un anno fa non avrei creduto possibile, nemmeno nei miei sogni peggiori, che potesse accadere una cosa del genere”. Questo il commento del vice governatore della banca centrale russa, Sergey Shvetsov, al termine di una giornata da incubo. Il drastico aumento del tasso di riferimento (dal 10,5 al 17%) non è servito a fermare il crollo del rublo, sceso fino ad un minimo di 80 per un dollaro, prima di rimbalzare attorno a quota 70. La Borsa, in dollari, è arretrata del 12,33%. I rendimenti dei titoli di Stato hanno toccato il 15,36%.

La Russia vive così la tempesta perfetta: sanzioni occidentali, crollo dei prezzi del petrolio, tassi d’interesse elevati e economia in area di recessione. L’ultimo passo verso il disastro annunciato potrebbe essere la chiusura delle frontiere valutarie. Di qui la corsa agli sportelli: la filiale di Sberbank in Tversnoj Bulvar, nel cuore di Mosca, ha chiuso la giornata con soli 100 dollari in cassa contro i 100mila dollari della mattinata, scrive il Financial Times. 

WEIDMANN: Sì AL QE, PURCHE’ LA BCE COMPRI SOLO BUND 

Giornata calda oggi sul fronte dell’eurozona. Oggi è infatti previsto il primo voto del Parlamento greco per l’elezione del nuovo presidente. Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso a 138 punti base e il costo del decennale domestico all’1,99%, ma nel corso della seduta il tasso titolo tedesco è sceso al nuovo minimo storico dello 0,566%, allargando lo spread con il Btp fino a 150 centesimi.

A scaldare l’atmosfera ci ha pensato Jens Weidmann: “L’inflazione – ha detto – potrebbe scendere nei prossimi mesi, ma anche in questo caso provvedimenti di carattere monetario sarebbero sostanzialmente inefficaci e controproducenti”. Al limite, ha aggiunto, si potrebbe accettare un QE basato sull’acquisto di titoli a tripla A (vedi tedeschi) proteggendo così i conti della Bce. Ma non si possono acquistare Btp o Bonos mettendo a rischio i risparmi dei contribuenti.

UNICREDIT: NESSUNA SVALUTAZIONE PER LA RUSSIA

In una giornata così particolare le banche italiane hanno guadagnato terreno. Unicredit è salita del 2,1%. L’ad Federico Ghizzoni ha detto che l’istituto non prevede accantonamenti a fronte della situazione russa: “Non sono attese svalutazioni per la fine di quest’anno né per il prossimo”, ha sottolineato il manager.

Grande rimbalzo di Intesa (+4,5%). Fanno ancor meglio Bper (+6,6), Mediobanca (+4,3%) e Ubi (+5,7%). Banco Popolare +2,23%, nonostante Norges Bank abbia rifotto la sua quota all’1,960% (dal 2,087%). Il Cda di Monte Paschi (+3,81% dopo il tonfo dell’8,1% di lunedì) è convocato per domani. Il Cda ed il consiglio di indirizzo della Fondazione Carige è fissato per lunedì 22. Sarà l’occasione per esaminare lo stato dei colloqui in corso con i potenziali investitori in vista del prossimo aumento di capitale fino a 650 milioni di Banca Carige (ieri +2,54%).

FCA INCASSA 3,887 MILIARDI DI DOLLARI DA AZIONI E CONVERTENDO

Fiat Chrysler è salita dell’1,4% dopo i buoni dati sulle vendite di auto a novembre in Europa: le immatricolazioni del gruppo sono cresciute del 3,6%, a fronte di un mercato cresciuto solo dell’1,2%.

La società ha annunciato ieri sera didi avere completato la vendita di 100 milioni di azioni ordinarie, dal valore nominale di 0,01 euro, e del prestito convertendo da 2,875 miliardi di dollari. Nella nota diffusa da Londra si legge che al netto delle spese sono stati raccolti con ambedue le offerte circa 3,887 miliardi di dollari. Nell’ambito dell’offerta, l’azionista di riferimento Exor ha comprato obbligazioni a conversione per 886 milioni di dollari, “al fine di preservare la propria partecipazione pari a circa il 30% che, dopo il completamento delle offerte, sarà del 29,5% del capitale di Fca”. 

 Cnh Industrial ha segnato un potente rialzo del 5,2%. 

I CINESI SPINGONO FINMECCANICA

Brillanti gli industriali. Finmeccanica è salita del 5,9%: la cordata cinese guidata da Insigma ha consegnato lunedì un’offerta vincolante per il 100% di Ansaldo Breda a Ubs e Mediobanca, consulenti di Finmeccanica. Ansaldo Sts sale del 2,6%. I cinesi hanno confermato la garanzia per un impegno finanziario superiore a 1,5 miliardi di euro, attraverso la China merchants bank (Cmb). Questa somma, secondo fonti finanziarie, tiene conto sia del prezzo per l’intero capitale di Breda, a cui verrebbe dato un valore positivo, sia del prezzo molto più elevato per Ansaldo Sts. L’acquirente dovrebbe lanciare anche un’Offerta pubblica d’acquisto obbligatoria sull’intero capitale flottante, allo stesso prezzo pagato a Finmeccanica. 

StM +4,8%, Prysmian +3,9%.

CURA DI VITAMINE PER DIASORIN 

Sale Enel Green Power (+2,99%): la cessione della quota nella jv vneture Geo alla società statale di El Salvador Ine produrrà una plusvalenza di circa 110 milioni di euro. 

Avanza Mediaset (+2,95%): secondo Equita la raccolta pubblicitaria della controllata spagnola è in crescita del 10%.

Infine, Diasorin + 1,7% dopo che la Fda ha approvato la commercializzazione negli Stati Uniti della Vitamina D 1,25 prodotta dalla società.

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