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Jobs Act: subito gli interventi a costo zero, poi il nodo disoccupati

Dopo il vertice tra il sottosegretario Graziano Delrio e i ministri dell’Economia e del Lavoro Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti, arrivano i primi dettagli sul piano del Governo per il lavoro – Nei prossimi giorni il quadro di norme che non hanno bisogno di risorse, poi gli interventi con copertura finanziaria, come sussidi di disoccupazione e cuneo

Jobs Act: subito gli interventi a costo zero, poi il nodo disoccupati

Potrebbe essere una rappresentazione in due atti il Jobs Act di Matteo Renzi. Il primo sarebbe a costo zero, il secondo prevederebbe invece uno spettacolo a pagamento. Il premier, di fronte a Camera e Senato, aveva promesso riforme, ma senza scendere nei dettagli. Dettagli che adesso sembrano arrivare, seppur alla spicciolata, dopo il vertice tra il sottosegretario Graziano Delrio e i ministri dell’Economia e del Lavoro Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti. Nei prossimi giorni potrebbe infatti arrivare un quadro di nuove norme per il mercato del lavoro che non hanno bisogno di risorse, come il contratto di inserimento e l’allungamento della durata per i contratti a termine senza bisogno di causale (da 1 a 3 anni), mentre gli interventi che necessitano di copertura finanziaria partiranno in un secondo tempo. In quest’ultima categoria rientrano il taglio al cuneo fiscale e l’estensione del sussidio di disoccupazione ai collaboratori.

A breve saranno date le deleghe ai sottosegretari, con una prima riunione prevista per mercoledì. Poi, nel giro di 15 giorni, Renzi assicura che ci sarà un intervento. Dati i tempi stretti, l’unica mossa possibile sembra essere la definizione di un piano di massima sulla regolazione del mercato.

Uno dei provvedimenti più attesi è quello dell’assegno di disoccupazione. Il Jobs Act del Pd punta a introdurre un sussidio universale della durata massima di due anni, esteso anche ai collaboratori. L’operazione, secondo le prime stime dei tecnici, potrebbe costare 9,5 miliardi di euro l’anno. A essere utilizzati sarebbero i 7,1 miliardi erogati per le prestazioni Aspi (l’ex indennità di disoccupazione) e mini-Aspi e i 2,4 miliardi spesi annualmente per gli ammortizzatori in deroga, di cui si accelererebbe la cancellazione rispetto alla deadline del 2016 fissata dalla legge Fornero. L’assegno sarebbe strutturato in base ai contributi, con requisiti di accesso più elastici rispetto a quelli attuali.

Al momento l’Aspi introdotto dalla legge Fornero sul lavoro può essere chiesto solo da lavoratori dipendenti (e non dai collaboratori) che perdano il lavoro per cause che non dipendano dalla loro volontà. Per il 2014 la durata massima è di 8 mesi per gli under 50 (salirà a 10 mesi nel 2015), 12 mesi per le persone tra i 50 e i 55 anni e 14 per quelli over 55.

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