Condividi

Italia-Cina: tutti i numeri degli scambi con il Dragone

L’Italia è in prima fila fra i Paesi che aderiscono all’iniziativa “Via della Seta” e ormai da anni vede intensificarsi i rapporti commerciali (ma non solo) con il gigante asiatico: ecco tutti i dati

Italia-Cina: tutti i numeri degli scambi con il Dragone

I rapporti economici fra Italia e Cina si fanno sempre più stretti. Il nostro Paese non è solo uno dei 12 membri Ue ad aver aderito all’iniziativa “Via della Seta”, il grandioso progetto infrastrutturale lanciato da Pechino per mobilitare investimenti a livello globale nei prossimi decenni. Siamo anche l’unica potenza del G7 ad aver già approfondito i contenuti dell’intesa con il gigante asiatico firmando un accordo di collaborazione lo scorso marzo.

Questi passi politici s’inseriscono in un quadro di relazioni commerciali ogni anno più intense. Come sottolinea l’economista Simona Costagli in un report per il servizio studi di Bnl, nel 2018 la Cina era il quinto partner commerciale dell’Italia (dopo Germania, Francia, Stati Uniti e Spagna) con un interscambio complessivo pari a 43,9 miliardi di euro.

Non solo: tra il 2001 (anno di ingresso della Cina nel WTO) e il 2018, sia l’export italiano verso la Cina sia l’import dalla Cina sono aumentati di circa quattro volte, a fronte di un aumento del 70 e 60% circa dei flussi verso e dal resto del mondo.

ESPORTAZIONI

Oggi l’Italia indirizza verso la Cina il 2,8% delle sue esportazioni, il che fa del colosso asiatico la decima destinazione mondiale per l’export dei prodotti made in Italy. Di contro, nella classifica delle destinazioni più importanti per l’export cinese l’Italia è solo al 19esimo posto, assorbendo l’1,3% delle vendite all’estero del paese asiatico.

IMPORTAZIONI

Questo dato dà la misura dello squilibrio fra le due economie, considerando che – allo stesso tempo – il 7,3% delle merci che il nostro Paese importa dal resto del mondo arriva dalla Cina, nostro terzo fornitore dopo Germania e Francia.

SALDO COMMERCIALE

Il saldo commerciale dell’Italia con la Cina è negativo dal 1991 nei primi otto mesi del 2019 è risultato pari a -12,7 miliardi di euro. Si tratta del deficit commerciale più ampio in assoluto per l’Italia, addirittura il doppio di quello registrato con la Germania.

I PRODOTTI PIÙ SCAMBIATI

Per quanto riguarda i prodotti, il commercio Italia-Cina risulta oggi piuttosto concentrato. Fra gennaio e agosto del 2019 il 50% delle importazioni italiane dal Dragone ha riguardato prodotti tessili, elettronici e meccanici. Allo stesso modo, circa la metà dell’export verso la Cina si concentra nei settori dei macchinari e dell’abbigliamento.

INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

Fra i Paesi dell’Ue, l’Italia non è una delle destinazioni più significative per gli investimenti diretti cinesi, ma dal 2014 il flusso si è intensificato. A inizio 2019 la China State Administration of Foreign Exchange aveva in portafoglio azioni superiori al 2% in dieci delle maggiori imprese quotate italiane, attive nei comparti bancario, assicurativo, dell’energia e della produzione di autoveicoli, cavi e sistemi.

Tuttavia, il flusso di IDE dalla Cina si è contratto negli ultimi due anni: secondo l’ICE, tra il 2012 e il 2018 la Cina ha avviato 106 nuovi investimenti in Italia, ma solo 15 nel 2018. Nel complesso, lo stock di IDE cinesi in Italia nel 2017 (ultimo anno per cui sono disponibili dati annuali) ammonterebbe a circa 4,4 miliardi di euro, più o meno la metà dello stock investito dall’Italia in Cina.

AZIENDE CONTROLLATE

In Cina risultano attive 1.061 imprese affiliate di multinazionali italiane (il 10% del totale delle affiliate italiane all’estero), che nel complesso impiegano 130.700 addetti e realizzano il 4,5% del fatturato all’estero, un valore doppio rispetto al 2010.

Inoltre, con 507 imprese, la Cina è la terza meta preferita per le aziende manifatturiere italiane che delocalizzano (al primo posto c’è la Romania, al secondo gli Stati Uniti).

TURISMO

L’interesse reciproco fra Italia e Cina si va intensificando anche sul piano culturale. È vero, i viaggiatori cinesi in Italia rappresentano una quota ancora limitata sia sul totale degli arrivi sia sulla spesa dei turisti stranieri, ma dal 2010 al 2018 la spesa dei turisti cinesi in Italia è cresciuta più di qualunque altro gruppo, registrando un +15,4%, contro il +5,3 dei tedeschi, +6,8% degli statunitensi e +5,7% dei francesi.

“L’iniziativa della BRI, auspicando una maggiore collaborazione sul piano culturale, oltre che economico, potrebbe avere delle ripercussioni notevoli, tra le altre cose, anche sul fronte del turismo”, conclude Costagli.

Commenta