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Ilva, il Governo contro la chiusura: Passera, Clini e Severino il 17 agosto a Taranto

Il ministro dello Sviluppo economico: la chiusura dell’Ilva sarebbe un “danno irreparabile” – L’Esecutivo “farà di tutto per evitarla, ma bisogna andare oltre la sterile contrapposizione tra istituzioni e magistratura. Ciascuno agisce nell’ambito delle sue competenze”.

Ilva, il Governo contro la chiusura: Passera, Clini e Severino il 17 agosto a Taranto

La chiusura dell’Ilva sarebbe un “danno irreparabile”, ma la contrapposizione “non interessa al Governo e non serve”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, parlando con il quotidiano La Stampa. Dopo la decisione del Gip di Taranto, che ha congelato la stabilimento confermando il blocco della produzione e togliendo all’ex prefetto Ferrante l’incarico di commissario, è intervenuto l’Esecutivo. Il premier Mario Monti manderà a Taranto il 17 agosto i tre ministri competenti: oltre a Passera, il titolare dell’Ambiente Corrado Clini e il Guardasigilli Paola Severino, che ha chiesto gli atti ai pm.

Passera ha garantito che il Governo “farà di tutto per evitare la chiusura dell’Ilva, per questo bisogna andare oltre la sterile contrapposizione tra istituzioni e magistratura. Ciascuno agisce nell’ambito delle sue competenze e trovare una via d’uscita che coniughi sostenibilità e lavoro è doveroso e possibile”. Insomma, risanare la situazione ambientale è vitale, ma l’Ilva, qualunque cosa dicano i magistrati, deve restare aperta. Altrimenti, secondo il ministro, “il costo sociale che si creerebbe sarebbe molto maggiore di quello che si vorrebbe evitare, e che è evitabile, seguendo la strada del risanamento ambientale, sia delle aziende coinvolte sia dell’intera area urbana”.

Insomma, la diossina dell’Ilva uccide ma il risanamento ambientale non può portare a chiudere gli impianti: lo dice il governo ma lo dicono anche i partiti della maggioranza, l’Ilva e i sindacati che temono per i posti di lavoro. Il gip di Taranto Patrizia Todisco ha rimosso per “manifesta incompatibilità” il presidente Bruno Ferrante dal compito di custode e amministratore, stante il suo “palese conflitto di interessi”.”Ho rispetto nei confronti della magistratura, preferisco non commentare” dice Ferrante intervistato da Repubblica, ma, aggiunge, “non dimentichiamo che siamo in una fase cautelare. Non c’è una sentenza. Non si uccide un’azienda mandando a casa migliaia di lavoratori”.

Sempre secondo Ferrante, il suo incarico come custode giudiziario (inizialmente deciso dal Tribunale del Riesame) aveva un senso perché “era un modo per mantenere un collegamento fra il lavoro svolto dagli altri custodi e l’attività della società”, che doveva risanare l’Ilva in base alle indicazioni dei periti e con “un pacchetto di iniziative condivise con governo e Regione”.

E il rischio ambientale? “Le responsabilità ci sono state, ma riguardano il passato. Omissioni, anche da parte dell’Ilva, che ha comunicato male, si è mostrata litigiosa”. Ora serve “un clima più sereno” e il Riesame “ci aveva dato una prospettiva, utilizzare gli impianti per metterli in sicurezza”. Ma quando però gli impianti dell’Ilva non saranno più tossici? Per Ferrante “bisogna leggere la nuova autorizzazione ministeriale. Ma alcune emissioni sono state abbattute. Molto è stato già fatto e molto si può ancora fare”.

Oggi, Ferrante incontrerà i sindacati, perché l’ipotesi di chiusura degli impianti mette a rischio il lavoro di tutti gli operai dell’Ilva. “Sono agitati. Il momento è difficile ma l’ipotesi di licenziamento non rientra nel nostro orizzonte – ha concluso  -. Non ne abbiamo neanche parlato”.

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