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Il Falerno del Massico: un vino fra storia e mito giunto fino a noi

Per il poeta romano Silio Italiaco fu un dono del dio Bacco a un contadino. Annibale nella lotta con Roma risparmiò il prezioso vigneto. Fu uno dei vini più amati dai Romani. A Pompei lo si vendeva a caro prezzo. Le proprietà organolettiche delle tre versioni

Il Falerno del Massico: un vino fra storia e mito giunto fino a noi

Il dio Bacco durante un viaggio decise di prendersi una sosta nei pressi del Monte Massico per rinfrescarsi. Bussò, sotto mentite spoglie di un mendico, alla porta di un vecchio contadino, Falernus, che lo accolse generosamente offrendogli cibo in abbondanza. Tanta generosità fu premiata: Bacco, infatti, all’indomani, prima di rimettersi in viaggio, trasformò la terra del contadino in un rigoglioso vigneto. Da cui nacque un vino straordinario che prese il nome di Falerno. Almeno così la racconta Tiberio Cazio Asconio Silio Italico poeta, avvocato, e politico romano vissuto dal 25 al 101 d.C., autore dei Punica il più lungo poema epico latino pervenutoci (12.202 versi).

Più credibilmente la scoperta di questo vino viene fatta risalire al 212-211 a.C. quando le truppe di Annibale misero a ferro e fuoco l’Ager Falernus per la supremazia su questa area della Campania. Il condottiero cartaginese decise però di risparmiare dalla distruzione proprio un piccolo podere che Fabio Massimo il temporeggiatore possedeva nel Massico.

Dopo la sconfitta dei cartaginesi quel vino prodotto nell’Ager Falernus divenne il più amato dai Romani.

Venendo a tempi più moderni il vino Falerno entra nel novero dei vini a marchio europeo nel lontano 1989; il suo disciplinare viene successivamente modificato fino al più recente DM del 7 marzo 2014. La sua denominazione completa è “Falerno del Massico” poiché la sua zona di produzione circonda su tre lati l’intero massiccio montuoso del Monte Massico posto in provincia di Caserta ai limiti con il fiume Garigliano, che segna il limite amministrativo della Regione Campania con la regione Lazio.

Il Monte Massico si sviluppa secondo una direzione Nord-Est/Sud-Ovest giungendo a pochi passi dal mare e divide l’intera area produttiva in due sottozone con caratteristiche pedoclimatiche completamente diverse. Il versante sud-orientale beneficia dell’insolazione nelle prime ore del mattino contrariamente al versante occidentale; le brezze marine battono la costa in tutto il periodo estivo; non vi sono rilievi che riparano dai venti settentrionali; infatti a settentrione il massiccio vulcanico di Roccamonfina si presenta isolato e non connesso ad altri rilievi.

La carta geologica evidenzia una variabilità di substrati pedologici estremamente interessanti poiché si passa dalle sabbie della duna quaternaria posta sul litorale ai terreni vulcanici delle propaggini del vulcano.

A sua volta il massiccio del Monte Massico è di natura calcarea e degrada molto dolcemente verso la pianura del fiume Savone determinando un paesaggio collinare molto eterogeneo fatto di vallecole e versanti assolati. L’escursione termica di questo territorio determina una interessante produzione di polifenoli nelle uve che conferiscono ai vini delle sensazioni organolettiche del tutto originali.

In questo territorio gli antichi romani coltivarono il vino più famoso dell’antichità, citato da numerosi poeti (Marziale, Orazio, Giovenale); è l’unico vino dell’antichità di cui Plinio ci descrive addirittura una zonazione in tre sub territori (Caucinum, Faustianum e Falernus).

Il Falerno nella sua versione bianca prevede un uvaggio all’85% di Falanghina; il Falerno rosso prevede un utilizzo minimo dell’Aglianico al 60% e del Piedirosso fino ad un massimo del 40%. Una terza versione del Falerno rosso prevede l’utilizzo del vitigno Primitivo per un minimo dell’85%. L’estrema variabilità dei terreni e dei fattori climatici, oltre che degli uvaggi, consente l’espressione più ampia delle sensazioni organolettiche che vanno dalla mineralità più spiccata fino alle note balsamiche.

La tannicità del Falerno rosso, dovuta alla presenza dell’Aglianico, è strettamente correlata dalle operazioni di affinamento in cantina. In funzione della provenienza delle uve le aziende produttrici sono in grado oggi di differenziare notevolmente l’offerta di etichette. I parametri chimici previsti dal disciplinare regolano l’acidità, non invasiva e gradevole, e l’estratto secco che conferisce a questi vini una estrema sapidità.

Parametri chimici:

Falerno del Massico bianco: Acidità totale minima 5 g/l, Estratto secco netto 15 g/l. Titolo alcolometrico 12% vol

Falerno del Massico Rosso e Rosso Riserva: Acidità totale minima 4.5 g/l, Estratto secco netto 20 g/l.  Titolo alcolometrico 12.50 % vol.

Falerno del Massico Primitivo e Primitivo riserva: Acidità totale minima 4.5 g/l, Estratto secco netto 23 g/l. Titolo alcolometrico 13% vol.

Fonte: Reg. CEE pubblicato in GUCE al n. 203 del 31 agosto 1989 e successive modifiche.

Chiudiamo con ultima annotazione storico archeologica. Su un muro di Pompei è stata trovata un’iscrizione che fa capire quanto questo vino fosse apprezzato dai romani. C’è scritto: «Edoné fa sapere: qui si beve per 1 asse; se ne paghi 2, berrai un vino migliore; con 4, avrai vino Falerno».

Non solo buono ma anche caro e quindi riservato a chi poteva permetterselo.

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