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Hong Kong: l’export rallenta, ma l’aggancio al dollaro è una garanzia

Le condizioni monetarie e creditizie continuano ad essere accomodanti, permettendo misure di diversificazione della base manifatturiera e aumento della competitività. Con particolare attenzione all’invecchiamento della popolazione.

Hong Kong: l’export rallenta, ma l’aggancio al dollaro è una garanzia

Come riportato dal focus Intesa Sanpaolo, Hong Kong ha chiuso il 2014 con una crescita del PIL pari a 2,3%, in rallentamento rispetto al 2,9% dell’anno precedente, con i consumi privati a fornire il maggior contributo alla crescita (1,8%), nonostante la decelerazione (2,7% da 4,6% nel 2013). Le scorte hanno aggiunto un lo  0,8%, mentre gli investimenti fissi sono scesi dello 0,3%. La dinamica delle esportazioni nette è peggiorata per il quarto anno consecutivo a causa della debolezza della domanda estera e dell’apprezzamento del cambio. Dal lato dell’offerta, dove il settore dei servizi costituisce il 93% del PIL, hanno pesato, in particolare, il rallentamento del commercio all’ingrosso e al dettaglio e dei servizi commerciali, nonché quello del settore finanziario e assicurativo.

I dati di commercio estero del primo trimestre riportano un timido miglioramento dell’export e un marginale rallentamento delle importazioni rispetto al quarto trimestre, seppur entrambi hanno registrato una variazione tendenziale negativa a marzo. Le vendite al dettaglio sono ancora deboli (-2,6% in febbraio) e le prospettive di crescita sono contenute dai profili divergenti di diverse rilevazioni della fiducia dei consumatori, qualche ombra sul mercato del lavoro e attese di riduzione dei flussi turistici. Il tasso di disoccupazione, pur rimanendo sui minimi storici, è salito a 3,3% nell’ultimo trimestre 2014. Nel frattempo si è registrato inoltre un rallentamento dei salari reali e del reddito disponibile.

In questo contesto, il sensibile indebolimento dell’euro e dello yen nei confronti del dollaro di Hong Kong, a causa del cambio fisso con il dollaro USA, comincia inoltre a riflettersi in minori flussi di turisti dal Giappone e dall’Eurozona, generalmente interessati ai beni di lusso, con un effetto ulteriormente frenante sulle vendite al dettaglio. L’inflazione dei prezzi al consumo è salita marginalmente al 4,4% nel 2014 dal 4,3% registrato l’anno precedente. Questo rallentamento è dovuto in particolare al comparto dell’abitazione (si veda la voce affitti) e dei servizi.

Il trend di moderazione dei prezzi all’importazione dovrebbe continuare nel corso dell’anno date le aspettative di bassi prezzi del petrolio, il generale contenimento dei prezzi di alimentari e materie prime, l’apprezzamento del dollaro locale il linea con quello americano e il rallentamento dei prezzi nella madrepatria. Tutto ciò, insieme alla decelerazione dell’economia, punta a un calo dell’inflazione in media annua, attesa a 3,2% nel 2015 da 4,4% nel 2014. Il mercato immobiliare continua ad essere supportato dai bassi tassi di interesse e da una domanda superiore all’offerta nel comparto residenziale, tanto che nel corso del 2014 il volume delle transazioni immobiliari è salito del 25,9%, a oltre 63 mila unità. Il rischio di una frenata brusca deriva essenzialmente da un repentino e consistente aumento dei tassi d’interesse con l’avvio dei rialzi Fed, che non costituisce lo scenario centrale ma su cui continua ad aumentare l’incertezza.

Secondo le stime pubblicate, il bilancio pubblico per l’anno fiscale 2014-15 è previsto in surplus di 63,8 miliardi di HKD, pari al 2,8% del PIL, grazie a entrate superiori al previsto provenienti da imposte sui profitti d’impresa, imposte di registro (stamp duty) e imposte sui salari e sulle compravendite immobiliari. Il Governo prevede altresì per l’anno fiscale 2015-2016 un surplus più contenuto pari a 36,8 mld, con un aumento delle spese operative dell’11,5% e di quelle ricorrenti del 6,5%. Queste ultime (pari a 324,6 mld) sono destinate per la maggior parte all’istruzione (22%), ai servizi medici e sanitari (16,8%) e ai servizi sociali (18,4%).

Il bilancio contiene, inoltre, misure per diversificare la base manifatturiera e aumentare la competitività, nonché un aumento moderato delle spese in conto capitale, che sono essenzialmente progetti infrastrutturali di trasporto per migliorare i collegamenti con il continente, senza dimenticare l’edilizia pubblica. In uno scenario di lungo periodo determinata dall’invecchiamento della popolazione che potrebbe portare a un deficit di bilancio strutturale nei prossimi 10 anni, il Governo si vede impegnato nel contenimento dei conti pubblici in vista dell’aumento della spesa sanitaria e sociale. Le condizioni monetarie e creditizie continuano ad essere accomodanti, sostenute dall’ampia liquidità nel sistema bancario e dai tassi d’interesse ai minimi, con una politica monetaria legata a quella della Fed in parità fissa con il dollaro americano.

Il surplus delle partite correnti negli anni post-crisi ha continuato a restringersi fino a un minimo di 1,5% del PIL nel 2013, per risalire a 1,9% nel 2014. Il saldo commerciale è negativo dal 2011 ed ha raggiunto il 10,4% del PIL nel 2014, a causa di una dinamica più debole delle esportazioni. Allo stesso tempo, la bilancia dei servizi è passata in territorio positivo (+10,5% del PIL) grazie all’aumento del turismo e al notevole sviluppo dei servizi finanziari legati al mercato off-shore del renminbi. I flussi di capitale tra Hong Kong e la Cina sono aumentati notevolmente negli ultimi anni grazie alla crescente integrazione delle due economie e ai programmi della Cina di graduale liberalizzazione del conto dei capitali, in particolare il Programma RQFII (Renminbi Qualified Foreign Institutional Investors) e il più recente Shanghai Hong Kong Stock Connect avviato a novembre 2014.

Il tasso di cambio effettivo si è apprezzato del 6,3% in termini nominali e del 10,3% in termini reali nel corso del 2014. I flussi netti di capitale in entrata dagli investimenti diretti esteri e da quelli di portafoglio sono generalmente negativi, in quanto a forti flussi in entrata corrispondono anche ampi flussi in uscita degli investimenti all’estero dei residenti. Il saldo della bilancia dei pagamenti è positivo e finora ha permesso un costante accumulo di riserve in valuta estera che, pari a circa 328 miliardi di dollari coprono 6,3 mesi di importazioni e 4,6 volte il debito a breve termine. L’incertezza sul momento di avvio dei rialzi da parte della Fed e sulla loro entità può portare a una maggiore volatilità dei flussi di capitale e aumenta il rischio di flussi in uscita. Questo è in parte mitigato dalla contemporanea politica monetaria di allentamento quantitativo sia in Europa sia in Giappone. Nel complesso gli analisti si attendono una maggiore volatilità del cambio all’interno della banda di oscillazione nel corso dell’anno.

Le previsioni di crescita per il 2015 sono state riviste al ribasso a +2,6%, motivate dal rallentamento della Cina e da dati mensili che puntano ad un primo trimestre peggiore delle attese. I rischi rimangono al ribasso e provengono oltre che dalle peggiori aspettative sui flussi turistici e dunque sui consumi, anche da una performance più debole delle attese della domanda estera. A ciò si aggiunge il rischio di una possibile frenata del mercato immobiliare nell’ipotesi di un brusco aumento dei tassi d’interesse con l’avvio dei rialzi Fed. Il rating è stabile a AA+ per Fitch e Moody’s (Aa1, equivalente a quello di Fitch) mentre è di due notch superiore quello di Standard and Poor’s (AAA).

Il CDS spread sul debito sovrano a 5 anni in dollari è rimasto nell’intervallo 45-50pb negli ultimi tre mesi. Gli scenari di crescita e di politica monetaria divergenti delle maggiori economie avanzate, in particolare la crescente incertezza sull’avvio e sull’entità dei rialzi della Fed, costituiscono l’unico fattore di rischio sull’andamento dei flussi di capitale in entrata. Tuttavia, l’aggancio al dollaro (Linked Exchange Rate system, LERs) si è dimostrato finora estremamente resiliente rispetto agli shock esterni, da ultimo quello della crisi del 2008, e continuerà ad agire da àncora per la stabilità finanziaria e monetaria del Paese.

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