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Giappone, l’Abenomics non piace alla Borsa di Tokyo

Il Nikkei ha risposto alla terza fase dell’Abenomics (dopo la politica monetaria ultraespansiva varata il 4 aprile e gli stimoli fiscali approvati a febbraio) con una perdita del 3,83% – Ecco i principali punti del programma del premier Abe.

Giappone, l’Abenomics non piace alla Borsa di Tokyo

Non è affatto piaciuto alla Borsa di Tokyo il discorso del primo ministro giapponese Shinzo Abe, che oggi ha annunciato il suo piano per un rilancio sostenibile a medio-lungo termine dell’economia giapponese, basato su liberalizzazioni e incentivazioni, fissando come obiettivo una crescita del Pil reale annuale del 2% anno per il prossimo decennio e del 3% di quello nominale.

Il Nikkei ha risposto alla terza fase dell’Abenomics (dopo la politica monetaria ultraespansiva varata il 4 aprile e gli stimoli fiscali approvati a febbraio) con una perdita del 3,83%. Ecco comunque i principali punti del programma di riforme annunciato oggi, che ha come obiettivo generale quello di una crescita media del prodotto interno lordo reale del 2% e di quello nominale del 3% nel corso del prossimo decennio, rispetto a una crescita reale dello 0,89% e alla contrazione dello 0,46% del Pil nominale registrati nello scorso decennio. Nel corso dei prossimi 10 anni il Pil annuale pro capite dovrà crescere di almeno il 3%, con un aumento del reddito medio pro capite di almeno 1,5 milioni di yen (oggi è di circa 3,8 milioni di yen).

Le misure principali per conseguire questo rilancio dell’economia sono:

1) Aumentare entro il 2018 al 70% dall’attuale 19%, la percentuale del commercio estero giapponese che ricade nell’ambito di Free Trade Agreements (accordi di libero scambio). Tokyo spera anche di assumere un ruolo importante nella definizione di nuove regole liberalizzatrici del trade internazionale. Da poco il governo ha iniziato le trattative di Fta con l’Unione Europea e a breve si unirà ai negoziati per una Trans-Pacific Partnership (con gli Stati Uniti e alcuni Paesi asiatici e latino-americani), mentre ricercherà analoghi patti con Cina e Corea del Sud.

2) Tagli prospettati alla corporate tax, in particolare in relazione agli investimenti di capitale e alle spese per ricerca e sviluppo

3) Istituzione di zone economiche speciali dove la deregulation sarà più intensa, anche al fine di aumentare gli investimenti diretti stranieri a 35mila miliardi di yen entro il 2020 dall’attuale stock di 17.800 miliardi di yen

4) Facilitazione dell’attività di M&A (fusioni e acquisizioni) attraverso benefìci fiscali e agevolazioni alla mobilità del lavoro nei settori in cui il numero di aziende appare eccessivo, minandone la redditività e la competitività internazionale.

5) Riforma del settore agricolo con la promozione dell’ingresso di nuove imprese, dell’export di prodotti alimentari made in Japan e del consolidamento in più ampi lotti delle piccole aziende: l’obiettivo è un aumento delle imprese (non nuclei familiari) operanti nel settore agricolo ad almeno 50mila entro il 2020, quattro volte il numero attuale.

6) Riforma del settore delle utility : separazione della distribuzione dalla generazione, piena liberalizzazione del mercato dell’elettricità al dettaglio, incremento del 50% in 10 anni delle spese di capitale delle utility a 30mila miliardi di yen.

7) Promozione di una ripresa dell’energia nucleare al fine dichiarato di ridurre i costi dell’elettricità per imprese e famiglie (dopo l’incidente di Fukushima, attualmente solo 2 reattori su 50 sono funzionanti nel Paese).

8) Promozione del lavoro femminile e della crescita professionale delle donne, principalmente attraverso misure di supporto a un bilanciamento tra vita familiare e impegni occupazionali.

9) Incentivazione allo spostamento di lavoratori da settori maturi a comparti in crescita.

10)Allentamento dei regolamenti edilizi nei centri urbani.

11)Liberalizzazioni parziali nel settore medicale e farmaceutico. Ammissione delle vendite online dei farmaci over-the-counter.

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